La norma sul regime produttivo riservata ai produttori caseari era stata introdotta nel 1984, quando la domanda era inferiore all’offerta. Adesso, con l’allargamento del mercato e, quindi, della richiesta, l’Ue cambia la sua politica agricola comunitaria
[subscriptionform]
[level-european-affairs]
“L’abolizione delle quote latte è al tempo stesso una sfida e un’opportunità per l’Unione”. Queste le parole con cui il commissario UE per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale Phil Hogan ha salutato la fine di questo regime produttivo previsto il 31 marzo 2015 ed introdotto nel 1984, quando la produzione casearia era superiore alla domanda.
Come recita il comunicato pubblicato dalla Commissione Europea, nel 2003 era stata sancito il termine ultimo per le quote latte. Poi, dal 2008, è stato attuato il cosiddetto “atterraggio morbido”, vale a dire un ammorbidimento delle quote pensate nel corso degli anni ’80 e ’90.
Ma nel presente le cose sono cambiate. Il mercato è divenuto globale: “Nonostante le quote, negli ultimi 5 anni le esportazioni UE di prodotti lattiero-caseari sono aumentate del 45% in volume e del 95% in valore – si legge nella nota -. Le proiezioni di mercato indicano che le prospettive di crescita per il futuro rimangono forti, in particolare per quanto riguarda i prodotti a valore aggiunto quali i formaggi, ma anche per gli ingredienti utilizzati nei prodotti alimentari, nutrizionali e sportivi”.
La sfida verso il mercato aperto è lanciata. E, la concomitante discesa del valore dell’Euro, iniziata già da fine 2014, potrebbe consentire al settore agricolo e caseario di fare da traino alla tanto agognata ripresa economica del Vecchio Continente.
Giacomo Pratali
[/level-european-affairs]