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European Affairs Roma - page 2

Fattore Alieno – Matteo Alieno live al Largo Venue

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Matteo Alieno è un giovane cantautore, classe ’98, che ha un look e uno stile originali e pieni di rimandi, sia musicali che visivi, che ci fanno riassaporare un passato tra brit pop anni ’60, cantautorato anni ’70, nouvelle vague, e il più attuale indie italiano. E non c’è niente, in questo momento, che sappia di futuro quanto gli artisti che attingono dal passato.

Attivo sulla scena romana già da diversi anni, è introdotto questa sera sul palco da un video e uno scambio di battute con Riccardo Zianna (che ha decisamente contribuito a lanciarlo), intrisi di quel surrealismo e quell’innocenza a cui l’artista ci ha abituati da sempre nei suoi testi e nelle sue esibizioni.

Freme in trepidante attesa il pubblico del Largo Venue, già sold-out da settimane. Difficile distinguere la percentuale di pubblico fedele dagli esordi da quello più recentemente acquisito grazie al passaggio nel talent show X Factor, da cui è uscito prima delle semifinali.

Oltre ai brani tratti dai suoi due album “Atronave” del 2020 e “Alieni” del 2022 (entrambi Honiro Label), ha presentato anche le cover con cui si è esibito in trasmissione, tra cui spicca sicuramente il brano che gli ha fatto superare le selezioni “Io non piango” di Califano, col coro di un pubblico visibilmente commosso. Quattro i brani proposti in duetto questa sera, in “Specchio” con Davide Amati che si è esibito da solo anche in prima parte dello spettacolo, “Dimmi” con la talentuosa compagna di X-Factor Angelica, “Lucio Dalla” insieme a Mox, e infine il nuovo singolo “Normale” con Motta. Ospite d’eccezione che ne ha curato anche la produzione e di cui Alieno è fan dai tempi de “La fine dei vent’anni”.

Una scaletta che alterna rock e pop con un gusto originale e rétro e che trova la sua espressione più riuscita nei momenti più acustici e intimisti. Matteo Alieno ha iniziato a cantare e scrivere canzoni da bambino accompagnato dalla mamma al pianoforte, e conserva lo sguardo innocente e il linguaggio di chi ancora non ha nessuna voglia di crescere in un mondo a cui sente di non appartenere.

Se sono chiare le intenzioni dei testi e l’originalità del progetto Alieno, è difficile trovare la stessa unicità e identità a livello musicale. È un rimando alle varie influenze, un continuo salto tra presente e passato, che ancora fatica a mettersi a fuoco. Un caleidoscopio di sonorità, un patchwork di varie epoche e stili, per un repertorio che attinge da varie fonti, senza trovare una strada precisa.

Complice forse il consenso di recente acquisizione, risulta al momento un artista ancora in fase di evoluzione. La sua è una penna decisamente poetica e incisiva, seppur ancora a tratti acerba, alla ricerca costante di nuovi linguaggi espressivi.

In un mondo troppo omologato, l’universo Alieno rappresenta però un’oasi di originalità, e la sua esibizione di questa sera lascia presagire una crescita e una maturazione che lo porteranno a definire sempre meglio la sua identità. Matteo ha tutte le carte in regola per ritagliarsi uno spazio tutto suo nel vortice delle numerose uscite e fenomeni passeggeri. La sua fluidità stilistica, se ben inquadrata, potrà far di lui un astro nascente in grado di illuminare il nuovo panorama musicale italiano.

Passeggeri siamo anche noi questa sera, sull’ Astronave Alieno, per assaporare un po’ di quel mondo tutto suo, che ha così ben saputo raccontarci. Un inno all’introspezione, all’accettazione, alla creatività, un invito a non aver paura di sentirsi diversi. Un viaggio senza una destinazione precisa, ma ricco di bellezza e poesia, che non vediamo l’ora di rifare.

Testo e immagini di Ginevra Baldassari

La Galleria

Lucio Corsi: la realtà di chi sa ancora sognare

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LUCIO CORS ORION 26 GEN 24

Lucio Corsi si è affermato sulla scena del nuovo cantautorato per il suo stile originale che mescola rock d’autore a sonorità folk, ricamando canzoni surreali che lo rendono altamente riconoscibile nel panorama musicale attuale. E’ infatti un autore e un musicista dalla poetica unica, che porta omaggio in modo riconoscibile alla musica che lo ha influenzato e che gli si è cucita addosso come gli abiti di scena.

Apprezzato dal grande pubblico dopo l’esordio nel 2015 con il disco “Altalena Boy / Vetulonia Dakar” e l’uscita nel 2017 di “Bestiario Musicale”, è nel 2020 con “Cosa faremo da grandi?” – prodotto da Francesco Bianconi e Antonio Cupertino per la Sugar Music – che il cantautore viene consacrato tra le più interessanti personalità musicali della sua generazione, nonché pioniere del genere ‘cantautorato glam’.

Ogni suo concerto è un incanto e ne abbiamo avuto la conferma anche questa sera all’Orion. Una scaletta consacrata prevalentemente all’ultimo album “La gente che Sogna”, che ha incluso anche i brani più significativi delle opere precedenti. Un attacco potente e rock, con le magnifiche chitarre di Freccia Bianca, per poi perdersi nella poesia di Amico Vola Via e La gente che sogna. Il brano che dà il titolo all’album e che ottimamente riassume l’arte di Lucio Corsi, eterno bambino, Pierrot stralunato, folletto Glam, che dal suo canale radio spaziale illumina il mondo della sua visione pura e incantata. In un’epoca in cui la moda e il consenso volgono lo sguardo altrove, le canzoni di Corsi sono un tuffo nella bellezza più vera.

Se la sua unicità è evidente, altrettanto lo sono le sue influenze, che questa sera ha omaggiato con “20th Centur Boy” e un accenno di “Cosmic Dancer” dei T-Rex e un vero e proprio tributo a Ivan Graziani con “Dottor Jekyll e Mr Hyde”, la splendida “Scappo di Casa” e “Monna Lisa”. Un menestrello arrivato dritto dal futuro sulla sua navicella popolata di poesia e animali incantati, ci riporta al passato di cui abbiamo bisogno. E ci si scalda il cuore a vedere il giovane pubblico intonare canzoni di generazioni a cui non appartengono, regalate al loro sguardo curioso da artisti che ne trasmettono l’eredità.

Eravamo già rimasti stregati da Lucio Corsi e la sua ottima squadra di musicisti allo Spring Attitude (vedi articolo QUI), questo ennesimo viaggio sul suo pianeta ci ricorda perché amiamo tanto la musica e ci invita a guardare il mondo e la vita coi suoi occhi, rendendo tutto, di colpo, migliore.

 

Tosca, omaggia Napoli con “D’altro canto” all’Auditorium Parco della musica

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Più che come un  semplice concerto, questo di Tosca, si presenta in realtà come una serata tra amici, con tanta musica, certo, ma anche tantissime risate, aneddoti, e chiacchiere scherzose.
D’altronde nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il palcoscenico è arredato come un grande ed accogliente salotto. I colori caldi del divano e del tavolino rosso, le luci soffuse della lampada da soggiorno, tutto invita idealmente il pubblico in sala ad accomodarsi in quell’ambiente dai toni familiari per ascoltare quello che l’artista ed i suoi ospiti hanno preparato per l’occasione.

“D’altro canto – Napoli” è solo il primo di una serie di concerti che la cantante romana, ora in residenza artistica all’Auditorium, ha in programma a Roma per questo 2024.
Il primo è dedicato alla città di Napoli, alle sue tradizioni, alla musica, alle tante contaminazioni culturali che le appartengono e la rendono unica, ma non soltanto.
Assieme ad un gruppo scelto di ospiti, invitati dalla cantante romana a partecipare a questa serata conviviale, si discute di immagini stereotipate ed etichette, a volte poco lusinghiere, spesso ingiustamente assimilate al ritratto della capitale partenopea. Accompagnata da Raiz, Serena Rossi, Peppe Servillo e Peppe Barra, Tosca smantella ogni pregiudizio, per svelare il cuore della Napoli vera, mettendone a nudo l’anima verace, pulsante ed appassionata.

Tanta tanta musica quindi, ed un calore familiare ed avvolgente che si sprigiona in tutta la sala. Il pubblico ascolta il un silenzio raccolto e rispettoso, quasi temesse di spezzare l’incanto del momento, per poi farsi trascinare senza poter resistere dalle travolgenti sonorità della musica napoletana.

L’idea per “D’altro canto” è nata da un progetto radiofonico in collaborazione con Radio 3. Un progetto a cui Tosca ha sempre tenuto molto, e di cui racconta:

 «Ho dedicato estrema cura a quella che doveva essere solo una trasmissione radiofonica su RaiRadio3, in seguito è nato un disco e da cosa nasce cosa si è arrivati a una serie di eventi a Officina Pasolini. Ora è il momento di queste serate speciali»

Quella a cui abbiamo avuto il piacere di poter assistere, è stata senza dubbio una serata speciale ed unica. Non vediamo l’ora adesso di scoprire cosa ci riserveranno le successive, in programma per la primavera.

L’energia magnetica dei Kirlian Camera strega l’Orion Arena di Ciampino

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Nati nel 1980, da un’idea di Angelo Bergamini, pioniere della scena synthpop italiana,  i Kirlian Camera ritornano ancora una volta ad ammaliare il loro pubblico, e fanno tappa all’Orion Arena di Ciampino.

La serata è freddissima ed i presenti, parecchi abbigliati in abiti dal sapore dark gotico, arrivano nel locale come affamati di calore ed energia.

Pochi minuti di ritardo ed ecco che le loro aspettative vengono esaudite. I Kirlian Camera appaiono sul palco ed iniziano a suonare con tutta la loro grinta. Il loro sound nel corso degli anni si è evoluto, partendo da sonorità new wave, per passare attraverso il synth pop, il dark wave, il post-industrial e l’ambient.

Elena Alice Fossi, vocalist carismatica, col suo arrivo negli anni novanta ha introdotto anche una vena neofolk internazionale, ed il concerto che adesso i Kirlian Camera presentano ai loro fan raccolti all’Orion, rappresenta una commistione di brani vecchi e nuovi, fra cui spiccano anche alcuni inediti mai suonati dal vivo.

L’energia che scorre nella sala è palpabile, e se è vero che della Kirlian Camera da cui il gruppo prende il nome si diceva che avesse il potere di fotografare l’aura delle persone, e permettere di distinguerne i diversi colori, viene da pensare che la fotografia Kirlian di questa serata produrrebbe un quadro davvero vibrante, variegato e coloratissimo.

La band non si risparmia, la Fossi si protende verso il suo pubblico, Mia M. Wallace al basso affascina con le sue movenze e i suoi riff magnetici. La chimica fra le due, Angelo Bergamini e Alessandro Comerio è perfetta, il sound è travolgente, a tratti ipnotico e mai scontato.

Un concerto davvero singolare per un gruppo che sembra non stancarsi mai di sperimentare in nuove direzioni. Una serata per chi ha voglia di lasciarsi ancora sorprendere e trascinare guidare lungo binari musicali inaspettati.

 

“QUEEN UNSEEN | Peter Hince” al WeGil di Trastevere. I Queen tra gli anni ’70 e ’80 ritratti da Peter Hince

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La splendida location del WeGil di Trastevere, hub culturale di pregio della Regione Lazio, ospita ancora per pochi giorni una singolare mostra dedicata ai Queen. “QUEEN UNSEEN | Peter Hince” rappresenta un viaggio fotografico all’interno dei backstage e dietro le quinte dei video più famosi della band inglese, raccontato attraverso le immagini catturate dal road manager e assistente personale di Freddie Mercury e John Deacon.

Peter Hince, grazie al rapporto di fiducia privilegiato che lo legava al gruppo, pur non essendo il fotografo ufficiale, tra gli anni ’70 ed ’80, ha potuto collezionare una serie di immagini di cui alcune sono diventate poi iconiche. Scatti di backstage, momenti privati e foto catturate sui set dei video più noti, ma anche ritratti, fra cui quello famosissimo che ritrae Freddie Mercury vestito da regina.

“QUEEN UNSEEN | Peter Hince” si compone di oltre 90 immagini del fotografo londinese, mai esposte in precedenza in nessun paese europeo, e di cui alcune in assoluta anteprima internazionale. Una narrazione diversa dal solito, che attraverso l’obiettivo della sua Hasselblad 500 racconta il soundcheck dei concerti ma di rado l’esibizione live, i momenti di relax dietro il palco, quelli in sala di registrazione, le interviste in radio e tanto, tanto altro.

Una mostra che, a cinquant’anni dalla pubblicazione del primo album omonimo “Queen”, svela il lato più intimo della band che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica, e che viene arricchita inoltre da tantissimi memorabilia raccolti da Niccolò Chimenti, uno dei maggiori collezionisti europei del gruppo. Dal giubbotto della band donato da Freddie Mercury a Groucho Marx, alla lettera di risposta di Brian May ad un fan che chiedeva consigli su come diventare un grande chitarrista, passando per i gadgets dei vari tour, le edizioni speciali di alcuni dischi, un piatto della batteria autografato e tanto tanto altro.

A completamento della mostra, una sala dedicata alla proiezione di video rari e di spezzoni dei più famosi concerti della band.

“QUEEN UNSEEN | Peter Hince” rimarrà al WeGil ancora fino al 4 Febbraio 2024, per poi fare tappa a Milano dall’8 febbraio al 22 aprile 2024 e successivamente a Budapest e in altre principali città europee. Una mostra imperdibile per tutti gli appassionati dei Queen che vogliono scoprire un lato inedito della band, ma anche per tutti coloro che vogliono conoscere qualcosa di più riguardo ad uno dei gruppi britannici più famosi di tutti i tempi.

INFO MOSTRA:

Titolo mostra: Queen Unseen- Peter Hince

Dove: WEGIL– Trastevere, Largo Ascianghi,5, Roma

Apertura al pubblico: 8 dicembre 2023

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00

Info: www.wegil.it; info@wegil.it
tel. 334 6841506 (tutti i giorni ore 10 -19)
WEGILTrastevere
WEGIL
wegiltrastevere

Ufficio Stampa: Maurizio Quattrini: 338.8485333 – maurizioquattrini@yahoo.i

 

Collaborano all’organizzazione e alla promozione GLOBO VINTAGE, emittente ufficiale della mostra, FAI – Fondo Ambiente Italiano, MEDEVI, PRIMAFILA MAGAZINE, MULTIVISION. LEDVISION, FRANCIOSA COMUNICAZIONE e P&B COMMUNICATION.

“Elvis The Musical” fa ballare il Brancaccio a tempo di Rock

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A pochi giorni da quello che sarebbe stato l’ottantanovesimo compleanno del re del rock, Elvis Presley, approda al Teatro Brancaccio di Roma “Elvis The Musical”, uno spettacolo nato per raccontare la vita di questo incredibile mito musicale attraverso le sue canzoni.

Maurizio Colombi, già affermato regista di classici del family musical come “Peter Pan”, “Rapunzel”e “We Will Rock You”, dirige con mano sicura un cast di ben venti performers tra musicisti, attori e ballerini. La narrazione delle vicende è affidata a vari personaggi, i quali, a turno, raccontano le tappe fondamentali della vita di Elvis, esplorandone al contempo il lato musicale ma soprattutto quello umano.

Dai tempi del primo impiego come camionista, passando per il momento della sua prima incisione discografica, fino ai giorni della sua ascesa verso un successo planetario, per poi discendere verso l’abisso della depressione e della solitudine.

Una narrazione onesta e struggente, che porta per un momento nuovamente in vita sul palcoscenico uno dei mostri sacri del rock, mostrandone al contempo pregi e debolezze.

Il pubblico in sala partecipa entusiasta, anche grazie al coinvolgimento suscitato dalle ottime performance del cast, così come dalla musica suonata in modalità live dalla band presente. I brani di Elvis appartengono alla memoria collettiva, rappresentano pezzi di storia della musica, ed i presenti li seguono fin dalle prime battute, canticchiando e battendo il tempo con le mani, fino a non resistere più e ad abbandonare le poltrone sul finale dello spettacolo per lasciarsi trasportare in un ballo travolgente sulle note dei più grandi successi di The King of Rock.

Quasi due ore di intrattenimento musicale ma non solo, coadiuvate ad arte da inserti di video dell’epoca e da originalissime scenografie. Un tribute-musical coinvolgente che non manca di affascinare un pubblico trans generazionale.

Per chi lo avesse perduto a Roma, il tour di “Elvis the Musical” continua, con altre tappe in giro per la penisola. Qui sotto le prossime date:

05 aprile BOLZANO

13 aprile NAPOLI Teatro Diana

18 aprile BIELLA

19 aprile IVREA

20 aprile BORGOSESIA

09 maggio CORMONS

24 maggio CREMA

25 maggio MONZA Teatro Villoresi

26 maggio MONZA Teatro Villoresi

05 giugno COMO

 

 

ELVIS THE MUSICAL – CAST

Elvis Adulto: Ivan De Carlo

Elvis Giovane: Manuel Di Santo

Elvis Bambino: Teresa  Morici

Priscilla: Eleonora Facchini

Gladys: Elisa Filace

Colonello Parker: Paolo Barillari

Joe Esposito/Sam Philips: Matteo Sala

Vernon – Ensemble: Edoardo Tagliaferri

Maryon – Ensemble: Raffaella Spina

Ensemble: Valentina Messina

Ensemble: Silvia Olianas

Ensemble: Emma Baldin

Ensemble: Jessica Baccino

Ensemble: Jesus Bucarano

Ensemble: Fabio Moscarella

Ensemble: Valeria  Corvino

Ensemble: Benedetta Piloto

 

BAND MUSICALE

Alessandro Bazzoli – BATTERIA

Matteo Tucci – BASSO

Luca Gambino – TASTIERA

Stefano Melchiorre – CHITARRA

 

REGIA: MAURIZIO COLOMBI

REGIA ASSOCIATA: GIANCARLO CAPITO

ASSISTENTE ALLA REGIA E ASS. DI PRODUZIONE: ERIKA ZANONCELLI

DIRETTORE MUSICALE: DAVIDE MAGNABOSCO

DIREZIONE VOCALE/CORI: ALBERTO SCHIRO’

COREOGRAFIE: RITA PIVANO

ASSISTENTE COREOGRAFO: FRANCESCO SPIZZIRRI

PRODUZIONE: SOLD OUT SRL

 

DATORE LUCI Amilcare Canalis

RESPONSABILE GENERALE DELLA TECNICA AUDIO E LUCI Fabio Leardini

DATORE AUDIO MIXER Antonio Bosco

TRUCCO E PARRUCCO Paolo Pinna

COSTUMI Nunzia Aceto

DIREZIONE DI SCENA Pierfrancesco Martinotti

 

ASSOCIAZIONI 

ELVIS FRIENDS FAN CLUB ITALIA

 

 

Hamletophelia: Shakespeare in chiave rock

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È andata in scena fino al 24 dicembre nella deliziosa cornice del Teatro Lo Spazio di Roma la pièce Hamletophelia, dramma in chiave rock scritto e diretto da Luca Gaeta, con la splendida interpretazione di Massimiliano Vado, Camilla Petrocelli e Salvatore Rancatore.

Una rilettura originale e contemporanea del classico shakespeariano con riferimenti all’Hamletmaschine del drammaturgo Heiner Muller. Con una scenografia essenziale e suggestiva, la colonna sonora e i costumi ispirati all’universo glam rock/dark, il risultato è un’opera che combina la potenza della tragedia classica con la provocazione del teatro sperimentale.

Lo spettacolo si apre con Yorick, interpretato con maestria da Salvatore Rancatore, che accende le luci di un aldilà onirico e suggestivo, mentre attende l’arrivo dei suoi due ospiti. E’ il personaggio più ambiguo dell’opera, incarnando sia il lato comico che quello più tragico della storia. Buffone di corte e memento mori, nell’emblematico teschio di Amleto, in questo caso coperto di strass.

La scena è dominata da un’atmosfera al contempo oscura e infantile, un non luogo con mobili da bambini, addobbato con foto, lettere manoscritte, e immagini proiettate. Una sorta di huis clos che rappresenta la fine dell’infanzia e l’inizio della maturità per i protagonisti, un passaggio tra la vita e la morte. Amleto e Ofelia devono affrontare i loro fantasmi del passato per crescere come persone espiando le proprie colpe.

Arriva così Ofelia, impaurita e perduta, anima pura e fragile, soggiogata dal fascino di Amleto, star in giacca di pelle e smalto nero, di cui lei, come una groupie, porta l’effigie sulla maglietta oversize. Il pallido corpo sembra scomparire in questo bianco abbraccio di amore malsano. Mentre ripercorre il proprio dramma di giovane sognatrice, inizia un viaggio di accettazione, trasformazione e riscatto, fino a spogliarsi dei propri abiti di bambola in balia delle fantasie e delle manipolazioni altrui, per trovare la propria voce di donna forte e indipendente, non più succube della follia di Amleto. Una presenza luminosa quella dell’interprete Camilla Petrocelli, che riesce a dare vita alle tante sfumature di questa Ofelia, tanto minuta, eterea e infantile, quanto colma di rabbia, dolore e di una straordinaria forza che riempie lo spazio del palco per l’intera durata della pièce.

Percorso antitetico a quello della sua defunta amata, è quello di Amleto. In balìa dei traumi passati e dei sensi di colpa, si rifugia in un’infanzia senza decisioni e rivive all’infinito il proprio dramma, senza mai superarlo. Si rivolge alla doppia incarnazione di Yorick, giullare di corte dell’Amleto bambino e ora teschio glitterato, nelle sue riflessioni post mortem. Intrappolato in questa nostalgia soffocante, l’Amleto interpretato con carismatica intensità da Massimiliano Vado, è un uomo inconcludente, che non riesce a liberarsi dal senso di nausea esistenziale.

La regia e la drammaturgia  di Luca Gaeta ci propongono una meditazione su Amleto e miriadi di altri argomenti anche attuali, come i possibili risvolti del femminile su un tipo di mascolinità incerta e tossica.

La produzione non racconta una storia nel senso classico del termine, né sviluppa personaggi in modo tradizionale. Invece, si concentra sull’esplorazione di temi e idee, attraverso un linguaggio poetico e immagini evocative.

Uno spettacolo sorprendente, con un’estetica intrigante, un’eccellente interpretazione e presenza scenica degli attori, che incarnano in modo singolare e personale i tre personaggi con identica intensità e una sintonia perfetta. La drammatica ironia della pièce e la destrutturazione del piano narrativo lasciano al pubblico una serie di quesiti a cui trovare, volendo, le proprie risposte e interpretazioni.

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Un concerto davvero “Unico” all’Auditorium con Tosca per inaugurare un luminosissimo 2024

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Primo Gennaio 2024 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per aprire il nuovo anno con un concerto speciale.

Tosca, al secolo Tiziana Tosca Donati, torna come artista residente in Auditorium per una serie di concerti, scaglionati lungo il corso del nuovo anno. Il primo, uno spettacolo che ripercorre le tappe della sua carriera trentennale, prende il nome di “Unico – concerto in tre atti”, e rappresenta un lungo viaggio musicale che attraversa città e paesi lontani. Parte da Roma città natale di Tosca, per poi scendere fino a Napoli, ed arriva fino ad abbracciare le sonorità del Nord Africa e del Sud America con le melodie del suo ultimo lavoro: “Morabeza”.

La sala Santa Cecilia, la più grande del l’Auditorium registra il sold out assoluto. Tanti gli amici accorsi per ascoltare l’artista romana, fra tutti Renzo Arbore e Marisa Laurito seduti nelle prime file. Il pubblico di Tosca è silenzioso ed attento, si lascia ammaliare dalla sua voce calda e dal suo indiscutibile carisma e segue i tre atti dello spettacolo con la consapevolezza di chi sa di trovarsi davanti ad un’artista d’eccezione.

A fare da sfondo alla cantante ed ai musicisti che la accompagnano, una scenografia fatta di luci calde, tamburi e tamburelli colorati, e persino un grande albero dalle forme klimtiane che si accende a fondo palco. Un’atmosfera intima e suggestiva, per un concerto davvero unico nel suo genere. La scaletta è divisa in tre parti, una per ogni atto: Romana, Sto core mio, e Morabeza, ed include omaggi ad alcuni dei maestri di Tosca, Gabriella Ferri e Roberto Murolo. Tre ore di show che scivolano via leggere ed eleganti, e standing ovation finale per questa artista che davvero sa dare tanto.

Attendiamo ora di vedere il suo ritorno in Auditorium ancora a Febbraio, Marzo ed Ottobre, per quelli che indubbiamente saranno altri tre spettacoli da non perdere.

Chiara Lucarelli
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