Vertenza TIM, la solidarietà difensiva per competere sul libero mercato

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Dopo settimane di serrato confronto con le sigle sindacali finalmente si è conclusa la vertenza TIM sul tema dei 4.000 esuberi dichiarati. Una richiesta lanciata dall’azienda di telecomunicazioni come una bomba nel momento in cui il governo tardava a formarsi, come a voler agire di forza sui tavoli  delle parti in causa.

Ma forse non era neanche questo il motivo di tanta fretta, piuttosto strana la coincidenza che ha visto concludersi la vertenza qualche giorno prima del lancio del nuovo operatore mobile Iliad, entrata fortemente voluta dall’autorità garante delle comunicazioni in accordo con l’Antitrust Europeo.

Di fatto la richiesta di esuberi è stata motivata come una esigenza di riorganizzazione aziendale per poter competere nell’ambito della trasformazione digitale dell’azienda, che necessità di nuovi investimenti e una gestione dei flussi procedurali più efficienti per poter competere, è qui nasce il dubbio, sul mercato nonostante la “riduzione significativa dei ricavi determinata da modifiche regolatorie e dinamiche concorrenziali”.

Le trattative, come abbiamo detto, serrate , nelle settimane scorse hanno raggiunto un risultato sul tavolo del Ministro del Lavoro Di Maio che ha firmato insieme a tutte le sigle sindacali compresa UGL quello che sembra essere un accordo difensivo teso a prendere tempo sia per i lavoratori che per l’azienda, dodici mesi di Solidarietà difensiva per 29.000 dipendenti e il prepensionamento per chi ha maturato i termini della Fornero.

Ma sentiamo chi a quel tavolo si è seduto come Daniele Barranca responsabile TLC del sindacato UGL.

EA: Daniele Barranca, siete soddisfatti di questo accordo?

DB:Sostanzialmente è il migliore degli accordi possibili, che allontana alti strumenti più invasi e salvaguardia i livelli occupazionali

EA:Qual è stata la vostra sensazione rispetto al comportamento di TIM durante le trattative?

DB:Tim con il suo management ha condotto abilmente la trattativa, bene sapendo fin dal principio la posta in gioco e la nostra propensione al rischio.

EA:Basterà questa soluzione transitoria per mettere in sicurezza eventuali nuovi esuberi?

DB:Beh, in questa nuova share-economy le sicurezza sono sempre meno, questa soluzione transitorio dovrà essere supportata da un piano industriali solido, che traghetti l’Azienda verso il 5G e l’Internet delle Cose (IOT)

EA:Se il tema è la concorrenza sul mercato questo tipo di soluzioni non potrebbero essere intrepretate dall’Europa come aiuti di Stato?

DB: Nel contesto attuale ritengo che si tratti di una realtà che rimane tuttavia soggetta ad una disciplina giuridica incerta e frammentaria, soprattutto laddove si tratti di definire i limiti dell’assistenza pubblica alle imprese.

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