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Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu

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 Ibex Edizioni, casa editrice focalizzata sui processi di costruzione del consenso, pubblica dopo trent’anni di assenza totale dalle librerie italiane il Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu di Maurice Joly. Degno della trama del miglior Hitchcock, scritto da un libero pensatore perseguitato e dimenticato nel ribollente Ottocento parigino, il libro mette in scena, all’inferno, l’incontro fra due giganti del pensiero politico occidentale: Machiavelli e Montesquieu. Il dialogo offre al lettore, di ieri e di oggi, un elogio senza tempo della libertà, attraverso la l’inquietante rappresentazione di un governo autoritario e dispotico. Una prefigurazione, originale ed eccentrica, del “totalitarismo morbido” che nel Novecento avrebbe preso le forme a cui diamo il nome di democrazia di massa.

Pensata come satira per contestare il potere autoritario e il sistema di censura di Napoleone III, l’opera, a suo tempo diffusasi illegalmente, si snoda in venticinque dialoghi che, in un crescendo rossiniano, vedranno il padre della scienza politica moderna, Niccolò Machiavelli, delineare le modalità con cui un governo è in grado di controllare ogni momento della vita pubblica. La sua è una lezione magistrale di cinismo che letta alla rovescia diventa una lente per smascherare i meccanismi, i trucchi e gli artifici delle manipolazioni imposte dall’alto: esattamente come un manuale, fornisce le dritte per decifrare il comportamento, in apparenza rispettoso della volontà popolare, grazie al quale un’aspirante dittatura assoggetta progressivamente l’opinione pubblica massificata: ingannandola, blandendola, neutralizzandone ogni senso critico e spinta alla ribellione.

L’attualità del testo è assoluta: ciò che Joly chiama “governo giornalista”, con le sue “cento braccia” che arrivano ovunque, non solo si colloca nel filone di pensiero anti-totalitario che da Alexis de Tocqueville va a George Orwell passando per Aldous Huxley, ma inoltre anticipa l’odierno governo-influencer, 103 anni prima della teorizzazione della società dello spettacolo ad opera di Guy Debord. Joly immagina e descrive un disturbante “incubo ad occhi aperti”, e non è un caso che abbia ispirato una delle mistificazioni più celebri e, per lungo tempo, riuscite della storia: i famigerati Protocolli dei Savi di Sion. L’Ochrana, la polizia segreta zarista, sul finire del diciannovesimo secolo confezionò questo falso per attribuire all’ebraismo un vero e proprio piano di dominio del mondo, ed è opinione diffusa fra gli storici che l’agente russo che ne fu l’autore materiale abbia attinto, al limite del plagio, proprio dal Dialogo agli Inferi. La portata filosofica delle riflessioni, l’acutezza feroce delle spiegazioni, la crudezza realistica condotta all’estremo di questo libro lo rendono, difatti, una fonte utilizzabile per tutti coloro che intendono penetrare il lato oscuro, immorale, del Potere. Usandola per fini distopici, come nel caso dei falsi Protocolli, o facendone tesoro per capire quale sia il suo volto autentico, sotto la maschera troppo spesso rassicurante, affabile e seducente: una servitù regolata, con schiavi addomesticati, felici e tranquilli che, ossessionati più dallo smartphone che dalle decisioni prese sulle loro teste, non recano disturbo ai manovratori. Oggi, questo libro “infernale” sull’inesauribile scontro fra tirannide e libertà è disponibile grazie a Ibex Edizioni, nella traduzione curata da Marco Tarsetti, con introduzione dell’avvocato penalista internazionale Filippo Ferri. 

L’autore – Maurice Joly è stato un avvocato, giornalista e scrittore francese. Nato a Lons-le-Saunier il 22 settembre 1829, la sua è stata una vita difficile, tra difficoltà economiche e vicissitudini legate al suo impegno, politico e pubblicistico, di dissidente contro l’allora regime bonapartista di Napoleone III. Noto soprattutto per il Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu (uscito dapprima anonimo in Belgio, nel 1864, e poi diffusosi illegalmente), partecipò alla Comune insurrezionale di Parigi nel 1871, continuando le sue battaglie polemiche fino alla morte, avvenuta il 15 luglio 1878, quasi sicuramente per suicidio. 

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