“L’ombra del vulcano” il nuovo romanzo di Marco Rossari

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“L’ombra del vulcano” di Marco Rossari, pubblicato da Einaudi, ci porta in una calda estate milanese e introduce tre elementi chiave: un clima afoso, un traduttore dal cuore infranto e un classico della letteratura britannica che brucia di passione. Il titolo stesso del libro richiama “Sotto il vulcano” di Malcolm Lowry, un’opera fondamentale per aspiranti scrittori e lettori incalliti. Questo capolavoro, stratificato e totale, ambizioso e in parte autobiografico, è spesso paragonato all'”Ulisse” di James Joyce per la sua complessità ed è definito la Divina Commedia ubriaca.

Nella storia di Rossari, il libro di Lowry è onnipresente e segue le vicende di un intellettuale quarantenne, un traduttore di professione che sogna di scrivere qualcosa di memorabile. Fin da giovane, è stato colpito dal racconto di Edgar Allan Poe, “Il cuore rivelatore,” e ha cercato di emularlo, ma con scarso successo. Torna a casa e scrive racconti che considera mediocri, uno dopo l’altro.

Nella sua vita adulta, si sente insoddisfatto del suo lavoro e talvolta si identifica come “il traduttore è il gregario, il riflesso, il doppiatore, il ventriloquo, la nota a piè di pagina, l’eco.” Tuttavia, in altri momenti, il suo disincanto cede il passo alla consolazione, e si riconosce come un professionista, un traduttore di alto livello, un artigiano asettico che rifinisce, pulisce e rivede il lavoro altrui. Si considera gelido e intoccabile.

Ma questo uomo soffre per amore e lotta con il vuoto lasciato dalla sua ex. Il dolore lo consuma e si identifica con il console Geoffrey di “Sotto il vulcano,” un uomo alcolizzato e disperato. Geoffrey diventa uno specchio per il traduttore milanese, entrambi tormentati dai fantasmi di una passione profonda e indimenticabile.

Nell’arco di un’estate torrida, l’eroe di Rossari deve trovare la forza di tradurre “Sotto il vulcano” in tempo. Parola dopo parola, tra bicchieri traboccanti di alcol consumati in bar periferici pieni di sbandati, il traduttore lombardo troverà nella letteratura un modo per esprimere il suo dolore e cercare conforto. Oltre a esplorare le angosce del cuore, Rossari disegna un ritratto ironico del mondo dell’editoria, un luogo in cui sembra che nessuno compri o finisca mai un libro e in cui tutti lamentano il declino della lettura.

Tra le scene più divertenti c’è l’incontro tra il traduttore e un autore di secondo piano, un genio disilluso e goffo che balbetta parole confuse. Marco Rossari, scrittore e traduttore, ha lavorato su autori come Charles Dickens, Mark Twain, Hunter S. Thompson, John Niven e Malcolm Lowry.