Quanti colori vediamo? Ne vediamo tantissimi, ne discriminiamo solo una parte.

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Quanti sono i rossi? Vediamo 10 milioni di colori? Il giallo è felicità? Di che colore sono i sogni?
Tante volte ci capita di soffermarci sugli aspetti più inconsueti del colore, ad esempio quando in cucina ci domandiamo se la ricchezza dei colori del nostro piatto riuscirà a trasmetterne il sapore. Oppure quando nella vita di relazione ci chiediamo se ci sono tonalità più seducenti di altre. E a chi non è capitato di sognare e di chiedersi se il sogno era a colori o in bianco e nero. 

Quanti colori vediamo? Ne vediamo tantissimi, ne discriminiamo solo una parte.


Lia Luzzatto e Renata Pompas sembrano aver ripreso tanto gli studi sui colori intrapresi da Wittgenstein negli anni ’30, quanto le percezioni cromatiche di Pavese. Il filosofo tedesco affermava che “sembra che esistano colori semplici. Semplici come fenomeni psicologici. Quello che mi occorre è una teoria dei colori puramente fenomenologica, dove si parla solo di ciò che realmente si percepisce e dove non ricorrono entità ipotetiche”.

Come emerge dagli studi di Fanelli, quello di Wittgenstein sembrerebbe, allora, un approccio ai problemi dei colori sicuramente filosofico indirizzato fenomenologicamente. Con Pavese e i “Dialoghi con Leucò” i colori assumono la forma delle emozioni, dei sentimenti, basti a pensare al dialogo tra Circe e Leucotea (lui mi prese per i polsi, alzò la voce, io divenni di tutti i colori), oppure al dialogo tra Dioniso e Demetra (i strappano alla greve eternità del destino per colorirci nei giorni e nei paesi dove siamo). In Omero il mare è descritto con molti aggettivi, meno che con un termine che suggerisca la tonalità dell’azzurro, non si sofferma mai sul verde della vegetazione, mentre fioriscono in abbondanza termini per il bianco e nero. Colori familiari, colori descrittivi, quelli che le due autrici hanno messo su carta, donandogli vita e sfumature diverse, quelle sfumature che ogni lettore cerca di cogliere. Colori che hanno attraversato la storia e fatto la storia: Dante parla in maniera allegorica delle luci dei setti candelabri simili ai sette colori dell’arcobaleno. Narciso Silvestrini afferma che il colore entra nel mondo al mattino ed esce alla sera. Goethe affermò che la nascita di un colore richiede luce e oscurità. Giordano Bruno scriveva che l’ombra prepara lo sguardo alla luce. 


Mi restava da trovargli un nome e da scegliere il colore della confezione. Il nome doveva iniziare con la S, era la mia personalissima superstizione, (…). Il colore d’un tratto mi si parò davanti agli occhi: brillante, impossibile, sfrontato, piacevole, pieno di energia, come tutta la luce, tutti gli uccelli e tutti i pesci del mondo messi assieme, un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, non Occidentale, un colore shocking, non diluito. Così chiamai anche il profumo Shocking. L’idea causò un certo panico tra i miei amici e i dirigenti della mia azienda, i quali sostenevano che non lo avrebbe voluto nessuno perché era un rosa da negro

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