“Ad una voce”, tra Purgatorio e Paradiso.

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Ilaria Gallinaro mette su carta la “voce”; la “voce” di cui si occupano questi saggi è quella di Dante, intesa come spia autobiografica o metaletteraria nascosta dietro le voci dei suoi personaggi, soprattutto quella di Pia e Piccarda: la prima per il suo rapido cenno alla fatica del viaggio, che è anche viaggio di scrittore e di scrittura; la seconda per l’allusione al concetto del voto, che non è solo voto religioso, ma anche promessa, sfida, sacrificio, per raggiungere il compimento della propria opera.

Percorrere i sentieri del mondo poetico di Dante è sempre un’avventura seducente, affascinante, specialmente se questo mondo è quello della sua Commedia. Il lettore si trova infatti davanti personaggi, paesaggi, situazioni, dialoghi, che nel loro variare, catturano la sua attenzione, parlano alla sua ragione, alla sua fantasia e soprattutto al suo cuore; e il poeta deve soprattutto parlare al cuore del lettore con cui deve dialogare per suscitare in lui sentimenti e, possibilmente, creare sintonia di affetti oltre che di idee. In questo grandioso affresco della Commedia, realizzato da Ilaria Gallinaro, emergono due personaggi femminili: Pia de Tolomei e Piccarda Donati.

Come emerge dagli studi condotti da Giuseppe Ledda, si tratta di due figure femminili che Dante ha posto sul suo cammino, quasi come un preludio, un’ouverture di una grande sinfonia poetica dove le note non sono segni musicali, ma parole cariche di armonia atte a suscitare idee, immagini e sentimenti nel cuore del lettore. Pia fu una nobile donna della famiglia senese dei Tolomei andata in sposa a un signore guelfo del castello maremmano della Pietra, podestà di Volterra, Nello dei Pannocchieschi definito come “bello e savio cavaliere”, ma altrettanto “vile uomo e poco leale.” 

La figura di Pia appare alla fine del Canto V del Purgatorio, dove si trovano le anime di coloro che morirono di morte violenta ed è la prima donna che Dante incontra nel Purgatorio. 

“Deh, quando tu sarai tornato al mondo, 
e riposato della lunga via 
seguitò il terzo spirito al secondo, 
ricorditi di me, che son la Pia”

Come ricorda Sermonti, la sua è un’apparizione molto breve, ma di forte intensità, in quanto prega Dante di ricordarsi di pregare per la sua anima una volta arrivato in Terra e riassume in questo piccolo discorso la sua tragica sorte, ossia indica il luogo di nascita e di morte, conosciuti da chi nell’atto di sposarla le fece infilare l’anello nuziale al dito. Pia ricorda solamente l’amore verso colui che ha sposato e il momento delle nozze ci indica l’amore verso il marito, anche se l’ha uccisa. L’emozione che trasmettono le sue parole brevi è il riflesso della violenza patita, a causa della quale essa riposa nell’eternità della morte. La presenza di Pia nell’antipurgatorio, tra le anime pentitesi in fin di vita, giustifica forse l’ipotesi della sua infedeltà coniugale. Se anche fosse accaduta, Pia si sarebbe pentita all’ultimo momento. Pia con le sue dolci parole esprime la preoccupazione per la fatica di Dante nello scalare la montagna del Purgatorio ed è il primo personaggio di tutto il poema che mostra affetto per la condizione di Dante, in quanto uomo vivo in un mondo ultraterreno “Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato della lunga via.” 

Come ha notato la Gallinaro, attraverso gli studi della Chiavacci Leonardi, la vicenda di Pia rappresenta il momento fondamentale della fine della vita di ogni cristiano: il distacco, sempre terribile, dalla vita; il pentimento e il perdono, dato a chi ha fatto del male e ricevuto per il pentimento stesso.

Piccarda, figura dominante del Canto III del Paradiso. A causa della trasfigurazione celeste della fisionomia delle anime, Dante non riconosce subito Piccarda, che gli si mostra nella dimensione mistica e corale della vita terrena come una figura trasparente. Con la sua disponibilità al colloquio con Dante, la Donati diventa la concreta realtà di quella carità che è l’essenza del Paradiso. Essa diventa l’emblema dell’amore verso il prossimo e verso Dio nel quale solamente si può godere la pace e la felicità piena, quasi come immersi in un naufragio di beatitudine immensa. Per Dante, Piccarda è bellissima, così tanto da non averla riconosciuta all’istante e si scusa in quanto non fu a “rimembrar festino”, perché le anime assumono un aspetto diverso da quello che avevano in vita. 

“E io all’ombra che parea più vaga
di ragionar, drizza‟ mi, e cominciai, 
quasi com‟uom cui troppa voglia smaga”

Piccarda risponde al primo dubbio di Dante con occhi sorridenti, che è la condizione dei beati e gli spiega la gerarchia di beatitudine del Paradiso. Non esiste rammarico nelle anime beate siccome la parte essenziale della loro beatitudine è la concordanza perfetta della volontà loro e divina. Nel linguaggio usato da Piccarda si fonde la dottrina teologica e l’espressione dei sentimenti e dell’ardore che le anime beate esprimono, evidente nelle parole come: affetti, infiammati, letizian, carità, piace,’nvoglia. In seguito, Dante vuole conoscere la vita privata di Piccarda. La sua risposta è l’esempio della differenza tra la narrazione della vita dei beati, dei dannati e delle anime purganti. L’esperienza terrena viene collocata nella prospettiva dell’eternità e i momenti più ardenti vengono osservati con distanza. Piccarda racconta a Dante di essere stata in vita una suora ed è posta sul grado più basso di beatitudine assieme alle altre anime, perché i loro voti non furono adempiuti. 

Dunque, non solo memoria e rielaborazione di ciò che la precede, Piccarda è anche prefigurazione di ciò a cui il viaggio della Commedia tende. La domanda che Dante pone a Forese Donati, nel canto XXIV del Purgatorio “Ma dimmi, se tu sai, dov’è Piccarda”, potrebbe apparire pleonastica, perché la donna viene, comunque, rievocata nel cielo della Luna, ma la sua eco giunge fino alla rosa dei beati, fino all’ultimo sorriso di Beatrice. 

Proprio in questa Beata visio, costellata prettamente di figure femminili, Dante incontra le due donne che arricchiscono ancor di più il suo viaggio. Attraverso queste l pensiero politico-ecclesiale dantesco si consolida di ulteriori convinzioni, relativamente alla necessità di una totale rigenerazione del genere umano e al compito, che in tal senso è affidato alla parola stessa del poeta, di preannunciare i tempi e i modi d’una nuovissima età cristiana. 

“Ad una voce” cantano le anime appena giunte sulla spiaggia del Purgatorio. “Ad una voce” con Dante parlano, se le si ascolta attraverso i molteplici echi che contengono la lunga storia di Piccarda e il brevissimo intervento di Pia. Un unisono significativo nel grande coro del poema, dove le voci si inseguono e si rispondono, disegnando consonanze e dissonanze.

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