In Israele si aggrava il bilancio, missili anche da Hezbollah. Prove di mediazione dall’Egitto

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Si aggrava il bilancio di quella che ormai è una vera e propria guerra dopo l’attacco sferrato il 7 ottobre mattina da Hamas su Israele, con lancio di razzi e missili e i raid di gruppi armati in vari kibbutz e città, e la replica dell’esercito di Tel Aviv. E’ salito infatti a oltre 700 il numero dei morti e oltre 3.000 quello dei feriti in Israele. Nel frattempo sono circa 300 i palestinesi rimasti uccisi e 1.990 i feriti negli attacchi aerei israeliani su Gaza. Le forze di difesa israeliana hanno spiegato di aver colpito obiettivi del gruppo terroristico, tra cui sembra anche le case di alti funzionari di Hamas nella Striscia di Gaza. Il gruppo terroristico libanese Hezbollah ha affermato di aver lanciato decine di razzi e proiettili su tre postazioni israeliane nella regione contesa del Monte Dov in solidarietà con l’attacco di Hamas contro Israele. Secondo l’esercito israeliano ci sarebbe ancora un numero significativo di civili e soldati israeliani tenuti in ostaggio da Hamas, tra cui bambini, donne, anziani e disabili. Intanto le truppe israeliane hanno ripreso il controllo di 29 località che erano state occupate ieri da Hamas, ma la lotta contro i miliziani continua con scontri soprattutto a Sderot e Beeri. L’esercito ha liberato numerosi ostaggi, tra cui i kibbutz Beeri e Ofakim, ed è stata sgombrata anche una stazione di polizia a Sderot. I caccia israeliani hanno anche attaccato il compound militare nella casa del capo dell’intelligence di Hamas nella Striscia di Gaza, mentre ci sarebbe stato un tentativo di attacco di terroristi a Zikim Beach, nella regione di Eshkol nel sud di Israele.

Sono in corso intensi sforzi diplomatici da parte delle autorità egiziane nel tentativo di mediare tra Israele e Hamas. Secondo quanto riportano i media del Cairo, già alcune ore dopo lo scoppio degli scontri in Israele, l’Egitto è intervenuto attraverso intense comunicazioni con i leader regionali e internazionali. In particolare il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, ha ordinato di “intensificare le comunicazioni per contenere la situazione e prevenire un’ulteriore escalation”. Anche il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, teneva contatti con i suoi omologhi regionali “per contenere l’attuale crisi”.
Una nota della presidenza egiziana diffusa ieri sera parlava di un Al-Sisi impegnato a seguire gli eventi di persona dal Centro strategico di gestione delle crisi al Cairo. In quell’occasione il presidente egiziano “ha diretto i contatti per contenere la situazione e prevenire un’ulteriore escalation tra le due parti”.

Intanto se Israele ha fatto sapere ai mediatori egiziani che non è ancora giunto il tempo di trattare, Hamas si prepara a mettere sul piatto i numerosi soldati e ufficiali dell’esercito israeliano catturati per chiedere un cambio la scarcerazione dei suoi capi presenti nelle prigioni israeliane.
Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha spiegato durante un’intervista telefonica al programma “Al-Hekaya” condotto dal giornalista Amr Adeeb sull’emittente egiziana “MBC Misr” che “ci aspettiamo sostegno dall’Egitto con tutte le sue componenti. Il Cairo agisce sempre in ogni occasione per preservare il sangue palestinese, e questo è qualcosa che conta”. Per quanto riguarda l’obiettivo dell’operazione in corso ha aggiunto che “questa battaglia arriva in risposta al tentativo di dividere la moschea di Al-Aqsa, cambiando la sua identità da araba a ebraica. Arriva anche in risposta all’aggressione contro il nostro popolo in Cisgiordania e per porre fine alla questione dei prigionieri palestinesi che hanno trascorso decenni nelle carceri israeliane”.
(ITALPRESS).

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– Foto: Agenzia Fotogramma –

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