Dopo mesi di crescenti tensioni tra Somalia e Kenya, il governo di Mogadiscio ha deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con il vicino del Corno d’Africa, richiamando i diplomatici in loco e ordinando ai diplomatici kenioti in Somalia di lasciare il Paese entro sette giorni.
La decisione del governo federale somalo nasce in risposta alle “intromissioni keniote negli affari politici interni del Paese, e alle ricorrenti e palesi violazioni perpetrate contro la sovranità somala”, ha dichiarato il Ministro dell’Informazione Osman Abukar Dubbe, nel corso di una trasmissione televisiva dell’emittente statale SNTV.
A far scatenare la scintilla sarebbe stato l’incontro tenutosi a Nairobi il 13 dicembre, tra il presidente keniota, Uhuru Kenyatta, e il leader dell’autoproclamata Repubblica del Somaliland, Muse Bihi Abdi. Il Somaliland è la regione nord-occidentale della Somalia che, nel 1991, ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza da Mogadiscio, senza, tuttavia, ottenere il riconoscimento da parte della comunità internazionale. L’incontro tra Kenyatta e Muse Bihi Abdi è stato dunque letto da Mogadiscio come un’intromissione negli affari interni somali, tanto più in vista delle tanto attese, quanto delicate, elezioni in programma per il 2021.
Gli accordi siglati dai due leader in quell’occasione sono quindi considerati dalle autorità somale come “un’intollerabile provocazione”.
In base alle intese, il Kenya ha stabilito l’apertura di un consolato ad Hargheisa, capitale del Somaliland, entro la fine di marzo 2021, mentre le autorità dell’autoproclamata Repubblica hanno deciso di elevare al rango di consolato lo status dell’ufficio di collegamento stabilito in Kenya. Secondo quanto convenuto, inoltre, la compagnia aerea Kenya Airways dovrebbe volare direttamente, sempre entro fine marzo, da Nairobi ad Hargeisa.
“I due leader riconoscono l’impegno del Kenya per una Somalia pacifica, stabile, forte e prospera, in cui tutte le voci del popolo somalo hanno l’opportunità di esprimere la loro volontà sovrana”, si legge nel comunicato firmato al termine dell’incontro. L’annuncio ha innervosito il governo somalo e il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, altresì noto come Farmajo, che considerano il Somaliland parte integrante del territorio della Somalia.
Lo scorso 15 dicembre il portavoce del Ministero degli Esteri keniota, Cyrus Oguna, ha dichiarato che il governo di Nairobi ha istituito un comitato “per cercare una soluzione alla controversia diplomatica”, specificando che la nazione è stata “molto gentile e accomodante con i circa 200.000 somali che vivono nei vasti campi profughi situati nell’Est del Kenya”.
La rottura delle relazioni diplomatiche tra Nairobi e Mogadiscio ha segnato il culmine di un progressivo deterioramento dei legami tra i due Paesi, le cui radici risiedono in una disputa sui confini terrestri e marittimi tra i due vicini del Corno d’Africa. L’istanza era stata anche presentata dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja nel 2014, dopo che le negoziazioni sui 100.000 km² di tratto di fondo marino conteso dalle due parti erano state interrotte. I toni della polemica, però, si sono riaccesi a febbraio, quando la Somalia ha accusato il Kenya di aver messo all’asta alcune aree marittime contese per l’esplorazione di gas e petrolio. Da quel momento, le relazioni tra i due Paesi africani si sono notevolmente raffreddate, fino ad arrivare alla recente rottura diplomatica. Già il 30 novembre scorso, infatti, la Somalia aveva espulso l’ambasciatore del Kenya e richiamato il proprio inviato da Nairobi, accusando il Paese di interferire nel processo elettorale nello Jubbaland, uno dei suoi cinque Stati semiautonomi confinante con il Kenya.