Domenica 22 Marzo 43 milioni di cittadini francesi sono stati chiamati a votare al primo turno delle elezioni per il rinnovo integrale dei consiglieri dipartimentali. Da notare che a Lione, Marsiglia e Parigi queste elezioni non hanno avuto luogo in quanto il Consiglio di dipartimento é eletto secondo uno scrutinio municipale. I risultati sembrerebbero delineare un vero e proprio tripartitismo UMP-PS-FN, tuttavia non é semplice avere una comprensione chiara dei risultati di questa prima chiamata elettorale in quanto i dati sono suscettibili a tali e tante interpretazioni a cause delle alleanze variabili con cui ciascuna formazione si é presentata nei diversi cantoni e il tasso di astensione registrato é relativamente alto. Al di la del Fronte Repubblicano – composto principalmente da UMP e UDI – che possiamo unanimemente riconoscere in testa, resta difficile trarre una lezione politica chiara sulla situazione nel suo insieme.
Secondo le stime di differenti istituti, il PS si ritrova ora in seconda ora in terza posizione, davanti o dietro il FN. Dato certo, il Front National non si afferma come primo partito di Francia, riconoscendone pur tuttavia la progressione, così come sottolinea lo stesso Jean-Marie Le Pen subito dopo la chiusura delle urne. Benché non sia diventato il primo partito della Repubblica – come tuonava Le Pen figlia alla vigilia del primo turno – questi primi risultati incoraggiano la sua corsa verso l’Eliseo. Il radicamento locale é un ingrediente molto importante della strategia del FN, non necessariamente nell’ottica di un progetto politico per le singole istanze, si tratta piuttosto di un passaggio funzionale a raccogliere basi di consenso perché Le Pen possa consacrarsi al suo obiettivo principale, la presidenza della Repubblica nel 2017.
Quanto all’UMP del redivivo Nicolas Sarkozy, si tratta certamente della prima buona notizia per il partito da quando l’ex presidente della Repubblica ne ha ripreso il timone, e soprattutto gli permette di addossarsi la semi-vittoria e di avviare – sullo sfondo – una sorta di pre-campagna elettorale in vista delle presidenziali che si terranno tra due anni. Il PS di Hollande registra invece un nuovo momento di difficoltà, la perdita di radicamento locale del partito di governo – che vede eliminati più di un quinto degli iscritti al primo turno – sembrerebbe da addurre alla disunione delle Sinistre, perdita questa che potrebbe tragicamente riconfermarsi al secondo turno ed essere – in quel caso – un nuovo ostacolo sulla strada per la ricandidatura dell’attuale Presidente.
Manuel Valls, Primo Ministro francese, lancia un appello alla Sinistra perché socialisti, radicali ed ecologisti restino uniti, e lo fa all’indomani del primo turno – lunedì 23 Marzo – a Noisy-le-Grand nel nord-est di Parigi dove la Sinistra unita si é posizionata in testa davanti all’UMP e al Front National. Una discesa in campagna elettorale quella del primo ministro francese, che vuole opporsi con forza alla strategia politica proposta dall’ex presidente Nicolas Sarkozy e dal « Fronte Repubblicano ». Manuel Valls e il ministro dell’interno Bernard Cazeneuve hanno infatti giudicato immorale la tattica elettorale dell’UMP che invita i propri elettori a non votare né i socialisti, né la sinistra radicale né il Front National, dunque di astenersi o votare scheda bianca al secondo turno che si terrà domenica 29 Marzo, « Ni-Ni mortifère », così lo definisce il Primo Ministro Valls che sottolinea l’importanza di mobilitare gli elettori di sinistra contro il blocco della destra e la minaccia populista del partito di Marine Le Pen.
Tuttavia, nell’invocazione del Primo Ministro non si intravede una strategia di lungo periodo per la sinistra francese che possa tradursi nella possibilità di tracciare un percorso favorevole alla ricandidatura di François Hollande alle presidenziali del 2017. Affermare che la mobilitazione non é una questione di partiti ma di cittadini vale a dire – per molti – promuovere una strategia che non modifica in nessun senso i rapporti di forza all’interno dell’ala di Sinistra. L’esecutivo non fa prova di un cambio di rotta in cui annettere ecologisti e comunisti, a riprova del fatto che l’ideologia promossa dalla coppia Hollande-Valls, giudicata « confortable », sembra avere la meglio sulla necessità di ingrandire la base di partito e dunque di consensi. I socialisti di Hollande si trovano pertanto di fronte un’altra défaite in potenza, che tuttavia non sembra preoccuparli al punto da decidersi ad un rimpasto politico.
Il tripartitismo al quale sembrerebbe di assistere dopo questo primo turno non é esattamente il risultato di fronte al quale i due grandi partiti speravano di ritrovarsi. La soglia di qualificazione era stata fissata al 12,5%, con legge del 17 Maggio 2013, nell’ottica di contenere politicamente la progressione del Front National, tuttavia sembra che la mutazione politica sia andata più veloce di quella istituzionale. Il bipolarismo destra-sinistra é considerevolmente indebolito dall’irruzione del partito di Marine Le Pen il quale, nonostante abbia totalizzato uno score inferiore alla sua media nazionale, é riuscito ad insediarsi in zone altrimenti impermeabili al suo discorso, imponendo in tal modo una realtà che modifica gli equilibri elettorali e li conduce – almeno fino ad ora – in un vicolo cieco poiché nessuna di queste tre forze maggiori aspira ad un’alleanza tradì di esse. In questa cornice é difficile capire come si comporteranno gli elettori domenica 29 Marzo, nel caso in cui si fosse instaurato il solito bipolarismo é facile azzardare che i simpatizzanti del Front National si sarebbero astenuti, o si sarebbero risolti a votare per uno dei partiti maggiori ma in questa fase il discriminante proverrà dalla capacità del fronte repubblicano e delle Sinistre di gettare le condizioni per passare il secondo turno.
Un’altra particolarità di queste elezioni é il modo di scrutinio: binominale, paritario e misto. Gli elettori hanno votato per un binomio composto da una donna e un uomo, disposizione questa che risponde alla logica della discriminazione positiva, per la quale si vuole promuovere un certo grado di parità in politica, con legge introdotta il 31 Gennaio 2007. Il principio della discriminazione positiva in Francia é di norma esperito secondo procedure temporanee non iscritte nella legge costituzionale come negli Stati Uniti, ad eccezione degli obiettivi di parità in politica.