Per assistere a un concerto come fossimo nel passato, diciamo fine anni ’60 e pieni anni ’70 basta scegliere un gruppo che al di là di essere bravissimi musicisti è certamente un gruppo di amici, quasi fratelli.
The Winstons infatti hanno addirittura scelto tre nomi decisamente come fossero una famiglia; Enro Winston, Rob Winston e Linnon Winston, praticamente Enrico Gabrielli, Roberto Dell’Era e Lino Gitto e rappresentano un modo di concepire la musica che è difficile trovare nel mondo di oggi e soprattuto in Italia; virtuosismi e capacità destinate però al suonare per piacere, e suonare come se davvero volessero proiettarsi indietro nel tempo, un misto di psichedelica e progressive, quasi fossimo a cena tra i Pink Floyd e i Beatles, sicuramente in Gran Bretagna, ma tutto realizzato nel nostro paese, addirittura dischi registrati tra studi che hanno visto suonare il pianoforte di Gino Paoli oppure i ricordi di Toto Cutugno, per non parlare poi di Morricone.
Ieri sera in concerto per il loro tour a Largo, per una volta un posto che solitamente vede terminare le sue serate con dj set danzanti ma che invece stavolta si è concesso il lusso di affidare il palco a tre maestri di musica con tre album alle spalle (come gruppo, perchè altrimenti presi singolarmente non finiremmo di raccontare delle svariate collaborazioni).
In apertura Black Snake Moan.