Inventaria 2024 – Nakbah: parole come strumento di ribellione

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Inventaria 2024 – Nakbah: parole come strumento di ribellione

Al-Nakbah (dall’arabo: la catastrofe) e l’esodo del 1948  rivive nella drammaturgia di Roberto Simonte

Roma 9 giugno 2024

Articolo e Foto di Grazia Menna

“13 serate del teatro più bello che c’è: quello che puoi vedere da vicino godendo di ogni più piccolo gesto, di ogni più delicata variazione nelle espressioni senza dover usare il binocolo; quello in cui lo spettacolo è dato non solo da ciò che passivamente si vede, ma dalla vicinanza, dalla comunione, dall’esperienza condivisa in un ambiente intimo, che fa battere i cuori all’unisono. E, spesso e volentieri, da una semplicità distillata, che permette il germogliare dello spettacolo interiore. Inevitabilmente il più suggestivo e potente di tutti. Il più bello che c’è.”

Pietro Dattola – direttore artistico

Teatrosophia si accomiata dalla  rassegna ‘Inventaria 2024 Festival del Teatro Off di Roma’, proponendo il bellissimo spettacolo: “NAKBAH”,  con la drammaturgia e regia di Roberto Simonte ed in scena Eugenio Di Fraia, Pietro Paolo Ferreri, Davide Salidu, Chiara Valli

“Nakbah” è un’opera che riesce a catturare temi universali di guerra e invasione, conflitto tra identità, protezione e amore, utilizzando come pretesto l’evento storico della Nakba e il conflitto perpetuo. La scelta di disseminare sul palco pochi elementi, mantenendo volutamente astratta la geografia e il tempo dell’azione, si rivela particolarmente efficace per creare una finestra su un evento privato: una coppia costretta ad abbandonare la propria terra e la propria casa sotto la minaccia della violenza.

Uno degli aspetti più notevoli della pièce che Roberto Simonte scrisse nel 2022 (in tempi non sospetti)  è l’uso della parola come strumento di ribellione. Nelle mani dei protagonisti, le parole diventano un’arma di difesa e quasi di plagio degli invasori. Questa dinamica linguistica non solo arricchisce il tessuto narrativo, ma aggiunge un livello di profondità alla rappresentazione del conflitto, suggerendo che la resistenza può manifestarsi anche attraverso la comunicazione e l’espressione.

L’opera si distingue anche per la sua scelta di non prendere una posizione né emettere un giudizio. Questo approccio neutrale permette al pubblico di immergersi nella storia senza preconcetti, partendo dal vuoto e ritornando al vuoto in una messa in scena essenziale e costellata di segni, così come la parola stessa. Questo minimalismo non solo accentua l’universalità dei temi trattati, ma rende la storia della coppia una rappresentazione simbolica di tutte le persone costrette a fuggire dalla violenza e dall’oppressione.

La Nakba, come evento storico specifico, diventa un punto di riferimento per un’esperienza umana più ampia e condivisa. In questo modo, l’opera invita il pubblico a riflettere sulla resilienza e sulla lotta per la sopravvivenza e la dignità, rendendo “Nakbah” una potente meditazione sulla condizione umana in tempi di conflitto.

In conclusione, “Nakbah” è un’opera che riesce a toccare profondamente il cuore del pubblico attraverso la sua rappresentazione minimalista e simbolica della sofferenza e della speranza. La bravura e la professionalità di Eugenio Di Fraia, Pietro Paolo Ferreri, Davide Salidu, Chiara Valli, ha consentito ai presenti di con-dividere gli stati emozionali, la frustrazione, le paure , le angosce e le speranze della coppia nell’abbandonare. al fine, la propria casa; così come ha portato ad immedesimarsi nell’oppressore buono e comprensivo soldato di mestiere, quanto  nell’oppressore cattivo e senza scrupoli, colono comandato ad occupare il territorio.

È un invito a considerare la resistenza e la resilienza come componenti fondamentali dell’esperienza umana, offrendo una prospettiva unica e toccante su temi di grande rilevanza e attualità.

“NAKBAH”

Regia e drammaturgia: Roberto Simonte

con Eugenio Di Fraia, Pietro Paolo Ferreri, Davide Salidu, Chiara Valli

Testo  vincitore del premio ‘Drammi di Forzo Maggiore 2023’ e  ‘Fabbricanti di parole’

[NAKBA : dall’enciclopedia Treccani:
(ar. «la catastrofe») Nome con cui si indica, nella storiografia araba contemporanea, l’esodo forzato di ca. 700.000 arabi palestinesi dai territori occupati da Israele nel corso della prima guerra arabo-israeliana (➔ ) del 1948 e della guerra civile che la precedette. Israele impedì l’esercizio del diritto di rientrare, sancito dalla risoluzione 194 delle Nazioni unite, mentre i profughi venivano sistemati in campi gestiti dai Paesi arabi ospitanti e dalle organizzazioni internazionali. Nella Conferenza di Losanna (1949), Israele propose il rientro di 100.000 profughi, in cambio del riconoscimento arabo dei confini stabiliti dalla guerra. Gli Stati arabi avrebbero dovuto inoltre assorbire il resto dei palestinesi, ma la proposta fu respinta per ragioni morali e politiche, con l’eccezione parziale della Giordania, e ai profughi non fu riconosciuta la cittadinanza degli Stati nei quali si trovavano i campi. La difesa del diritto al ritorno è da allora un punto fermo delle rivendicazioni politiche palestinesi nei colloqui di pace con Israele.]

 

Prossimo appuntamento al Teatrobasilica  l’11 giugno  con lo spettacolo :  63Azioni

Si ringrazia l’Ufficio stampa di Inventaria Festival 2024 e Teatrosophia per aver reso possibile questo racconto per immagini

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