Donne senza Censura – La genesi del “#Me Too”

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Donne senza Censura – La genesi del “#Me Too”

Patrizia Schiavo che ha precorso i tempi del “#Me Too”

Roma 01 marzo 2024

Articolo ed immagini di Grazia Menna

Al Teatro “Lo Spazio” di Roma, in una sala gremitissima, è andato in scena lo spettacolo “Donne senza censura”, che la bravissima Patrizia Schiavo propone al pubblico oramai dal lontano 2013, anno in cui venne rappresentato la prima volta. Ora come allora, il testo è di una sferzante e dolorosa attualità; una decade è passata ma come troppe situazioni legate alle donne ed alla loro voglia di essere trattate, sia nel mondo della professionalità lavorativa sia tra le mura domestiche, esattamente paritariamente agli uomini, ancora siamo qui a discuterne e dover portare in scena questo disagio.

Patrizia Schiavo, alias Letizia Servo, è accompagnata sulla scena da due sue alter ego, interpretate dalle bravissime attrici Silvia Grassi e Sarah Nicolucci; la pièce teatrale di sviluppa seguendo il filo di un dialogo-racconto dove Letizia Servo, declina nei tanti momenti del racconto, toni malinconici, provocatori ed espone , attraverso i suoi alter ego la propria identità multipla;  i suoi soliloqui narrativi vengono interrotti da una voce fuori campo di una intervistatrice, una voce che è la sua stessa voce. Attraverso le domande e le risposte fornite, Patrizia Schiavo fornisce una chiave di lettura della sua visione e della sua vita nel teatro tra verità, menzogne, eclettismo ed il rapporto con l’altro sesso; fa immaginare al pubblico presente fantasmi reali e immaginari, tra questi fantasmi l’ingombrante ombra/presenza di Carmelo Bene.

Il pubblico partecipa attivamente alla rappresentazione, viene sollecitato ad offrire risposte ai quesiti postigli da Letizia Servo, sorseggia con lei anche un bicchierino di “whiskey”.

Attraverso due alter ego, Patrizia Schiavo amplifica gli aspetti a volte scabrosi e piccanti, a volte così a noi familiari come la mamma che telefona alla figlia preoccupandosi del suo futuro mentre ella si sta preparando ad un incontro galante.  I due alter ego di Letizia sono due donne pronte a rivalersi dei torti subiti che si preparano imbellettandosi, nella vestizione, allo sperato “incontro della loro vita” e nel declinare ogni passaggio preparatorio riavvolgono il filo della loro vita, analizzando con ironia i precedenti fallimenti amorosi.  Ognuna è lo specchio ed il contrappeso dell’altra, si raccontano e si espongono senza censura, senza alcun moralismo o vittimismo.

I due alter ego rappresentano  lo “yin” e lo “yan”, la tesi e l’antitesi, il negativo ed il positivo dell’universo interiore di una donna. La forza, l’energia, la totale compenetrazione che Patrizia Schiavo mette in scena è mostrata al pubblico senza veli, senza maschera: chi ha assistito allo spettacolo nella prima fila di posti, ha sicuramente notato la commozione negli occhi e alcune lacrime scese sul volto della Schiavo a rovinarle il trucco.

È uno spettacolo che va visto almeno due volte: la prima per farsi trasportare nella narrazione da una eccezionale Patrizia Schiavo; la seconda perché sul palco ci sono tanti oggetti piccoli o grandi che siano che,  nel seguire il flusso della recitazione, sfuggono alla vista attenta, ma narrano anch’essi “la storia” di abitudini, modi di fare, di sentirsi, di relazionarsi, che appartengono all’universo-donna.

Si ringrazio l’Ufficio Stampa nella persona di Andrea Cavazzini

 

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