Prosegue a Lisbona, Porto e Faro la protesta dei tassisti contro la legge sulle piattaforme elettroniche di trasporto (Uber, Cabify) che dovrebbe entrare in vigore il 1 novembre. I loro rappresentati hanno dichiarato che resteranno in strada, con i loro presidi, fino a lunedì quando saranno ricevuti alla Presidenza della Repubblica. Il loro obiettivo è di far portare la legge alla Corte Costituzionale. Il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa ha messo in chiaro che la questione è “nelle mani del Parlamento, che può rivedere, ripensare o regolare nuovamente la legge”.
La loro lotta – con una dura astensione dal lavoro che sta provocando disagi al turismo e al commercio – è cominciata alle 5 di mattina di mercoledì 19 settembre e ha coinvolto – secondo il presidente della Federazione portoghese di taxi, Carlos Ramos – circa 270 taxi a Faro, 400 a Porto e circa 1.400 a Lisbona.
In particolare all’aeroporto di Lisbona è caos. “Ieri era impossibile prendere un taxi” – ha riferito una signora italiana – che, sconfortata dalla lunghissima coda all’uscita del terminal, ha poi optato per un’auto a noleggio.
Intanto nel centro della città alcuni tassisti si sono procurati generi alimentari e sacchi a pelo per continuare anche di notte la loro protesta, che a Lisbona è concentrata sulla nevralgica Avenida da Liberdade, dove i manifestanti hanno parcheggiato i loro taxi ed allestito gazebo con bandiere e striscioni. “Se Uber e Cabify sono uguali al taxi, devono avere gli stessi benefici, gli stessi diritti e gli stessi doveri”, sostengono i manifestanti. Secondo i tassisti la categoria rischia una perdita dal 25% al 30% dei redditi a causa della concorrenza di queste piattaforme elettroniche di trasporto.