Lorenzo Sassoli De Bianchi: la necessità di tornare a sperare.

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Lorenzo Sassoli De Bianchi torna in libreria con un nuovo libro: La luna argento, edito da Sperling&Kupfer, un nuovo inno ai poeti dimenticati, all’arte, spesso dimenticata. Se il suo romanzo di esordio può essere considerato un musical che ha provato ad unire musica e letteratura, “La luna argento” tenta di mescolare anziani artisti e giovani emarginati. Un romanzo di grande attualità che permette di riflettere e cambiare modus pensandi, un romanzo dalla trama interessante che parte da Santa Tea. 

Santa Tea non è una semplice casa di riposo, è un ricovero in cui naufragano anziani artisti, esseri disperatamente soli, orgogliosi, che spesso dibattono, discutono, esseri animati da un’acida solidarietà e da un’aggressività di fondo, il cui unico obiettivo è l’ultima liberazione: la morte. Non si tratta della dialettica leopardiana di sottrazione alla vita, di sofferenza alla vita, alimentata dal volersi sottrarre ad essa, quanto più cercare una giustizia livellatrice. Il protagonista, Leone, nel suo cammino si ritroverà accanto un nuovo Caronte, un Virgilio anomalo che tenterà di accompagnare lui e i suoi compagni in quell’aldilà agognato e desiderato. Una vera e propria presa di coscienza nei confronti di un “sofferir la vita”.

Ma…

Sassoli De Bianchi introduce un ma. 

Un’avversativa.

Un cambio di prospettiva.

Una ragazza: Ricky.

Ricky alimenta quelle speranze che si erano abbandonate al disincanto e alla disillusione.

Ricky come Plotino, che, nelle Operette Morali leopardiane, tenta di convincere Porfirio a vivere, a non sottrarsi a quella catena naturale.

Ricky porta il lettore ad una presa di coscienza, una maturazione intellettuale, esorta a riscoprire l’assoluta dignità dell’uomo.

Un finale inaspettato, che lascia con il fiato sospeso, terribilmente moderno e attuale. Coniugare un mondo dominato da giovani affranti che si confrontano con anziani privilegiati potrebbe scivolare in cliché, ma Sassoli De Bianchi non è assolutamente scontato. È proprio grazie alla sua esperienza imprenditoriale, al suo essere un amante dell’arte, oltre che per anni alla Presidenza di Bologna Musei, che riesce ad inserire nel suo romanzo quella sensibilità di cui la società moderna ha bisogno.

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