Azerbaigian-Armenia: scontri nel Tovuz per le rotte energetiche

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I due Paesi hanno fatto passi indietro rispetto al processo di pace avviato negli ultimi anni. Mentre entrambi i Governi si accusano reciprocamente di aver dato inizio alle ostilità e di colpire zone con residenti civili, i morti sono arrivati a sedici (quindici militari e un civile).

Gli scontri, iniziati lo scorso 12 luglio, si stanno svolgendo nel Tovuz, territorio riconosciuto internazionalmente come azero, al confine tra i due Paesi. Il fatto che gli scontri si accendano non nel Nagorno-Karabakh – regione da sempre protagonista del conflitto – ma  sul confine meridionale, confermerebbe la tesi espressa da Elshad Nasirov, vicepresidente della società energetica statale azera Socar.

Durante una teleconferenza, Nasirov ha spiegato che alcune infrastrutture energetiche di grande importanza si trovano nelle vicinanze delle zone coinvolte dalle attuali operazioni militari che vedono coinvolti militari azeri e membri dell’esercito armeno. L’azero ha specificato che gli oleodotti Baku-Tbilisi-Ceyhan, Baku-Supsa, Baku-Tbilisi-Erzrum e altre infrastrutture di grande importanza strategica sono localizzate non lontano dai territori caldi. L’intera infrastruttura per la distribuzione delle risorse energetiche dell’Azerbaigian nei Paesi occidentali e nel mercato mondiale si trova nel distretto di Tovuz. Nasirov ha fatto anche riferimento al Gasdotto Transadriatico (TAP). In fase di costruzione, il gasdotto dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, sul versante adriatico. Quest’ultima infrastruttura è ritenuta fondamentale anche dall’Europa, perché il suo completamento e la sua operatività – prevista tra ottobre e novembre di quest’anno – ridurrebbe la dipendenza dalle forniture di gas russe.

Il Ministero degli Esteri azero ha rilasciato una dichiarazione qualche giorno fa in cui denunciava i tentativi di attacco da parte delle forze militari armene su basi dell’Azerbaigian, bombardando strutture civili nei villaggi di Aghdam, Dondar Gushchu e Vahidli, sempre nel Tovuz, con armi di grosso calibro e artiglieria. Sempre nel comunicato rilasciato dal Ministero azero si legge: “La leadership armena, nel tentativo di nascondere la sua fallita politica interna, tenta di rafforzare la sua  politica estera aggressiva e di distogliere l’attenzione della comunità internazionale dalla responsabilità dell’occupazione dei territori azerbaigiani, ma deve rendersi conto che l’Azerbaigian non accetterà mai l’occupazione dei suoi territori riconosciuti a livello internazionale e non un centimetro della nostra terra sarà lasciata sotto occupazione. L’Azerbaigian ha sempre dichiarato il suo sostegno a una soluzione politica al conflitto, ma ciò non deve essere inteso come una continuazione senza fine dei negoziati. L’Azerbaigian sostiene colloqui orientati ai risultati e si aspetta che gli sforzi di mediazione dei co-presidenti del Gruppo Minsk dell’OSCE siano in questa direzione. La leadership armena è pienamente responsabile della tensione sul fronte e di tutte le conseguenze che può causare”.

Qualche giorno fa il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo azero, Elmar Mammadyarov (rimosso il giorno dopo e sostituito dal Ministro della Pubblica istruzione). Al centro della conversazione la lotta alla pandemia di coronavirus e le tensioni che si stanno registrando con l’Armenia. In linea con gli appelli lanciati dal Segretario Generale dell’Onu, dell’Unione Europea e dell’Ocse, Di Maio ha incoraggiato ogni possibile iniziativa per favorire un ritorno al dialogo politico e la fine delle ostilità.

Intanto i Paesi vicini mostrano preoccupazione per l’evolversi della situazione. L’Iran ha espresso interesse ad assumere un ruolo attivo nel processo negoziale: il Ministro degli Esteri iraniano Zarif avrebbe sentito entrambi le parti per incoraggiare un riavvio dei colloqui e del negoziato di pace. La Turchia di Erdogan avrebbe espresso il pieno sostegno all’Azerbaigian, definendo quello armeno un “attacco deliberato contro gli azeri e una violazione illegittima dei confini”. Anche la Russia, attraverso il capo della diplomazia Lavrov, ha fatto appello al buonsenso dei due governi, sollecitando un immediato cessate il fuoco.

Bookreporter Settembre

Mario Savina, analista geopolitico, si occupa di Nord Africa e Medio Oriente. Ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere all’Università di Bologna, la laurea magistrale in Sviluppo e Cooperazione internazionale a La Sapienza, dove ha ottenuto anche un Master II in Geopolitica e Sicurezza globale. Su European Affairs scrive nella sezione Medio Oriente.

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