Il magazine della tua Città

Tag archive

teatro

“Amleto take away”, la compagnia Berardi Casolari al Teatro Palladium

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Amleto take away, un Amleto antieroe, vittima di una società che ci vuole sempre prestanti, è lo spettacolo in scena al Teatro Palladium della Compagnia Berardi Casolari valso a Gianfranco Berardi il Premio Ubu 2018 come miglior attore e performer.

Mescola le vicende dell’Amleto shakespeariano alle vicende biografiche e alla storia dell’attore Gianfranco Berardi, diventato cieco all’età di 18 anni.

Presenta un affondo sulla superficialità a cui la società sta andando incontro, aiutata in questo da strumenti “social” ma poco sociali, che mettono al primo posto l’apparenza. Il protagonista shakespeariano, simbolo da sempre del dubbio, è qui emblema dell’insicurezza: un antieroe vittima di una società che ci vuole sempre prestanti. 


Lo spettacolo è stato audiodescritto dal vivo per persone con disabilità visiva.


Grazie a un innovativo sistema realizzato dalla Compagnia Berardi Casolari in collaborazione con la Civica Scuola Interpreti e traduttori Altiero Spinelli e l’App Converso® di Donato Velardi, per usufruire del servizio ogni persona interessata, con sé il proprio smartphone e le proprie cuffiette personali collegandosi durante lo spettacolo al sito www.ekphrasys.live ha avuto la possibilità di ascoltare l’audiodescrizione.

(tratto dal comunicato dell’ufficio stampa di Fiorenza Gherardi De Candei).

“Una pura formalità” al Teatro Marconi

in COMUNICATI STAMPA by

UNA PURA FORMALITÀ

Di Giuseppe Tornatore
Regia Roberto Belli

Con Claudio Boccaccini (Onoff) Paolo Perinelli (Commissario)
Paolo Matteucci (Capitano) Andrea Meloni (Andrè) Riccardo Frezza (Guardia)

DAL 23 AL 26 FEBBRAIO 2023
TEATRO MARCONI

È una notte buia e fuori tuona un incessante e fortissimo temporale. Un uomo,
sporco di fango e infreddolito, viene trovato senza documenti dalla polizia e quindi
condotto in un umido e desolato commissariato.
L’uomo afferma di essere il celebre scrittore Onoff ma il commissario, grande
amante dei libri di Onoff, sembra non riconoscerlo. L’uomo, infatti, non ha la lunga
barba per cui lo scrittore è noto, a parte questo, però, non vi sono dubbi che egli
sia chi dice di essere. Il commissario, convintosi della veridicità delle parole dello
scrittore, gli dice che dovrà fermarsi lì solo temporaneamente, per una pura
formalità. Quella notte infatti, è stato commesso un omicidio e chiunque abbia un
fare sospetto deve essere interrogato a riguardo. Onoff tenta di opporsi più volte.
Nel corso dell’interrogatorio, però, lo scrittore risponde ad alcune domande in
modo impreciso dimostrando di avere delle profonde lacune di memoria.
L’interrogatorio diventa quindi più incalzante e la vita di Onoff viene analizzata in
ogni suo aspetto.
Quando la soluzione dell’enigma sembra essere vicina, una sconcertante
rivelazione cambierà le carte in tavola facendo perdere ad Onoff ogni convinzione.
Un intrigante adattamento teatrale dell’omonimo film di Giuseppe Tornatore.
Al confine tra fantasia e realtà, tra falso e vero, un allucinato dramma notturno
alla ricerca del sé.
Scene Eleonora Scarponi – disegno luci Claudio Boccaccini – tecnico luci e
fonica Andrea Goracci – grafica Giorgia Guarnieri

Giovedì-Sabato ore 21,00 – Domenica ore 17.30
Biglietti: Intero 24,00 – Ridotto 20,00 – Under 21 15,00

Info e Prenotazioni Biglietteria Teatro Marconi 06 594 3554 – info@teatromarconi.it

Elisa Fantinel – Ufficio Stampa Teatro Marconi – stampa@teatromarconi.it – 3358160566

“Supermagic – Incantesimi”al Teatro Brancaccio

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Ancora in scena fino al 12 Febbraio al Teatro Brancaccio di Roma, “Supermagic” il gran gala della magia, giunto quest’anno alla sua diciannovesima edizione. 

Lo spettacolo di questo 2013: “Supermagic – Incantesimi” vede avvicendarsi sul palco abili manipolatori, illusionisti, mentalisti e prestigiatori provenienti da ogni parte del globo, per offrire al pubblico due ore di puro e gioioso intrattenimento.

L’onere di aprire le danze, dopo la presentazione di rito dell’ideatore della manifestazione, Remo Pannain, è affidato a Junwoo Park. Il giovane campione mondiale di manipolazione, cattura immediatamente il pubblico con i suoi gesti fulminei, facendo prendere il volo alle carte e accompagnando la sua esibizione con il suo sorriso contagioso.

Segue un momento di pura poesia, quando, sullo sfondo suggestivo di un angolo di bosco magico, subentra in scena l’artista successiva: Ding Yang. Con una grazia e delicatezza quasi eteree, l’illusionista e acrobata cinese fa apparire dal nulla colombe, maschere e palloncini, accostando la magia alla danza in un’esibizione davvero unica. Nella grande sala del Brancaccio grandi e piccini appaiono ormai stregati ed accolgono con entusiasmo gli artisti successivi: i due mentalisti francesi, Thommy e Amèlie, con i loro strabilianti giochi di lettura del pensiero, Gaetano Triggiano, miglior illusionista italiano, divertente e carismatico, e Remo Pannain stesso, che riporta un sapore di magia d’altri tempi sulla scena con i suoi sempre sorprendenti trucchi con la corda.

Ma lo spettacolo ancora ha molto da offrire ai suoi spettatori, e allora ecco nella seconda parte dello show avvicendarsi sul palco il creativo illusionista tedesco Timo Marc con i suoi trucchi imprevedibili, e, a seguire, il divertentissimo ventriloquo Samuel, accompagnato da una tigre di peluche dal carattere a dir poco irriverente e dalle sue maschere parlanti. Il pubblico ride gioiosamente, al contempo divertito ed affascinato, dimentico ormai del tempo che passa.

L’esibizione conclusiva è affidata a Tim Silver, eclettico e vivacissimo illusionista francese, premiato come illusionista dell’anno. Il suo è uno show esplosivo e coloratissimo, fatto di macchine moderne utilizzate per una nuova visione di trucchi di stampo classico. Ne scaturisce un qualcosa di travolgente che lascia tutti a bocca aperta e porta al termine con successo questa serata sospesa fra magia ed illusione. Una serata unica: per chi ancora vuole sognare, per chi ha voglia di tornare bambino per qualche ora, per chi desidera ritrovare la capacità di credere ancora nella magia.

‘Il pasticciaccio’ al Teatro di Mostacciano

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by


Con la regia di Luca Pizzurro è andato in scena lunedì 6 febbraio al Teatro di Mostacciano lo spettacolo teatrale ‘Il pasticciaccio’, tratto dal famoso romanzo di Carlo Emidio Gadda ‘Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana’.

Sul palco: Milena Bartoloni, Francesca Cristofari, Paola Federici, Patrizia Giancotti, Ilaria Gigliobianco, Alessandra Giorgetti, Antonella Giuzio, Mario La Femina, Laura Liberti, Luigi Managò, Silvia Orbitello, Andrea Pierini, Simonetta Regoli, Daniela Santini, Edith Helene Schmidt, Barbara Sirtoli

La galleria delle immagini


Gianmarco Tognazzi in “L’onesto fantasma”

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Roma, 5 febbraio 2023
Al Teatro Tor Bella Monaca Gianmarco Tognazzi ha portato in scena, con la regia di Edoardo Erba, ‘L’onesto fantasma’.

La commedia ripercorre lo smarrimento dell’uomo contemporaneo volto alla ricerca delle ragioni dell’esistenza della vita tipico dell’Amleto di Shakespeare dal punto di vista del fantasma.

La storia racconta di quattro attori che si sono incontrati anni prima durante una tourneè e da allora diventati amici inseparabili. Si ritrovano ma solo in tre, perché uno di loro nel frattempo è morto tragicamente.

Decidono allora di metter in scena l’Amleto e, per tenere in compagnia anche l’amico scomparso, gli riservano la parte del fantasma.

Insieme a Tognazzi, sul palco anche Renato Marchetti e Fausto Sciarappa e in video Bruno Armando.

La galleria delle immagini

“Risotto – The Show” al Teatro Villa Lazzaroni

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Le tappe di un’amicizia, nata sui banchi del liceo, e che dura da più di mezzo secolo, vengono ripercorse durante il tempo reale di preparazione di un risotto. Rievocando un passato remoto e prossimo si discorre di barbieri e di dentisti, di matrimoni e di separazioni, di politica e di sedute dallo psicoanalista: cronache minime di fatti e di ideologie. E intanto il risotto cuoce e un pò alla volta diventa simbolo di un rapporto di identificazione. Miscelata ai ricordi la descrizione, in diretta, dell’arte di cucinare il risotto, che ogni sera si aggiorna… con ingredienti diversi. Alla fine un colpo di scena, un rifiuto, una separazione… e il risotto resta, nella sua realtà di piatto squisito, a disposizione del pubblico, per un piacevole assaggio. (estratto dal comunicato del teatro).

A Villa Lazzaroni in scena “Risotto – The Show” di e con Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato.

Trent’anni di “Oylem Goylem” di e con Moni Ovadia al Teatro Vascello

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Moni Ovadia festeggia quest’anno il trentennale del suo famosissimo spettacolo Oylem Goylem, riportandolo ancora una volta a Roma al Teatro Vascello.
Ideatore e vivace interprete principale di quello che può definirsi un viaggio metaforico all’interno della lingua, della musica e della cultura Yiddish, Ovadia affascina e trascina il suo pubblico, accompagnando il tutto con le magiche sonorità Kezmer della Moni Ovadia Stage Orchestra.

Abile intrattenitore ed intelligentissimo affabulatore, il musicista diventato attore, presenta al suo pubblico uno spettacolo che spazia dalla narrazione di storielle umoristiche, a racconti di natura aneddotica, inframmezzati a canti e musiche della cultura ebraica. Quel che ne scaturisce è una kermesse variegata, vibrante, che rappresenta, nelle parole del suo stesso creatore: “il suono dell’esilio, la musica della dispersione”, metafora sempre attuale della diaspora ebraica.

A trent’anni dal suo debutto, prende vita sul palcoscenico del Vascello uno spettacolo che a tratti ricorda il cabaret, suscitando nel pubblico presente risate e sorrisi, ma portandolo al contempo a commuoversi e riflettere, cullato tra atmosfere da sinagoga e melodie zingare.

Centoventi minuti di show che non annoia mai, che si vorrebbe vedere e rivedere ancora, e che scalda il cuore con la sua continua alternanza di suggestioni e toni. “Oylem Goylem” attraverso il suo delicato ed arguto umorismo si fa simbolo di un messaggio universale di pace, contrario a tutti i tipi di razzismo ed intolleranza, e presenta agli ascoltatori una lezione sempre attuale per le generazioni presenti e future.
Al termine dello spettacolo la Moni Ovadia Stage Orchestra si sposta poi nel foyer, per un regalo inatteso, ed accompagna ancora per un poco gli spettatori verso il finale di serata con le musiche scaturite dai suoi strumenti come per augurare loro una dolce notte.

“Oylem Goylem” di e con Moni Ovadia
e con Moni Ovadia Stage Orchestra: Maurizio Dehò Violino, Luca Garlaschelli Contrabasso, Paolo Rocca Clarinetto, Alberto Mihai Fisarmonica, Marian Serban Cymbalon
Scene e costumi: Elisa Savi Progetto sonoro: Mauro Pagiaro
produzione CTB Centro Teatrale Bresciano e Corvino Produzioni 
durata 2 h

“Storia di un uomo magro”, la memoria rimane se viene raccontata.

in CRONACA/CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

In un periodo nel quale la guerra ci viene riproposta quotidianamente quasi al pari di un reality, quasi esclusivamente come oggetto di share televisivo, se volessimo veramente cercare di capire uno dei lati più bassi del genere umano dovremmo scegliere un buon libro oppure un altrettanto valido spettacolo teatrale.

Se preferite il secondo, che in questo caso vi rimanderà certamente al primo, segnate questo titolo, “Storia di un uomo magro” e segnatevi anche l’autore, Paolo Floris, autore, attore e regista che sceglie di commuoversi e far commuovere chi a teatro, in questo caso il Teatro di Villa Lazzaroni, ha deciso di vivere la storia di Vittorio Palmas, contadino, soldato e reduce sardo che per solamente due chilogrammi di peso tornerà vivo da un campo di concentramento.

Una storia vera che Floris ha ascoltato dalla voce del sopravvissuto al forno crematorio, e riadattata ai palcoscenici grazie all’aiuto di Ascanio Celestini e Giacomo Mameli, autore del libro “La ghianda è una ciliegia” fonte espiratoria dello spettacolo il cui titolo è ripreso da una frase raccolta dal giornalista: “Mangiavamo le ghiande e, quando le trovavamo, ci sembrava avessero il sapore delle ciliegie, tanta era la fame”, a raccontare la drammaticità della seconda guerra mondiale.

Una esperienza che dovrebbe essere resa obbligatoria, affinché la memoria rimanga perenne.

Ringraziamo Paolo Floris, il Teatro di Villa Lazzaroni e la scuola Fondamenta Teatro e Teatri per l’opportunità.

Articolo e fotografie di Giulio Paravani.

‘La chiave’ al Teatro Tor Bella Monaca

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by


Con l’adattamento e la regia di Tiziana Biscontini è andato in scena in questi giorni al Teatro Tor Bella Monaca lo spettacolo ‘La chiave’, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore giapponese Jun’ichiro Tanizaki, romanzo diventato popolare anche grazie a Tinto Brass che lo portò sul grande schermo nel lontano 1983.

Le interpretazioni di Rosmunda D’Amico e Fausto Cassi hanno dato vita sul palcoscenico ai coniugi Alberto e Iris.

Lui un signore maturo, feticista, ansioso di esplorare nuovi orizzonti sessuali con la giovane moglie.
Desideri carnali che Alberto è incapace di confessare alla moglie e che descrive e raccoglie nel suo diario nascosto in un cassetto chiuso a chiave.

Lei donna passionale che non riesce a soddisfare le proprie pulsioni con il marito che non ha mai amato.
I due annotano i loro desideri nascosti su un diario. La donna trovando la chiave del cassetto di Alberto leggerà il suo diario scoprendo quelle verità.

Ambientata nell’era fascista, ‘La chiave’ è una storia di sesso torbida e dai risvolti tragici, concludendosi con la morte di Alberto, ma allo stesso tempo piena di ironia.

La galleria delle immagini

MUTA-MORFOSI di e con Sara Lisanti al Teatro T

in CULTURA/PHOTOGALLERY/TEATRO by

Alle spalle di Porta Portese, in una piccola traversa a due passi dal Tevere, si trova il piccolo Teatro T. Open space, ma anche teatro e laboratorio artistico, recentemente questo spazio ha presentato al pubblico romano la singolarissima e suggestiva body performance di Sara Lisanti: MUTA-MORFOSI.
Pochi elementi scenografici: un bozzolo, due terrari in legno, una bambola rivestita di pelle di rettile, scaturiti dalla creatività dell’artista stessa, ad accompagnare la performance incentrata sul tema della metamorfosi individuale.
Ad introdurre l’azione performativa vera e propria, in apertura, le letture poetiche di Giangiacomo della Porta, il quale, attraverso il trittico di componimenti intitolato La nave dei folli (parte 1, 2 e 3), introduce lo spettatore ai temi del cambiamento e della mutazione, utilizzando la metafora di una nave in viaggio verso l’ignoto, in fuga dal presente, e alla ricerca di un futuro diverso.

MUTA-MORFOSI, body performance di 55 minuti circa, racconta dunque il tema della metamorfosi individuale, assimilandolo al processo di muta del mondo rettile e rappresentandolo in scena attraverso le sue varie fasi.
Lo spettacolo, può essere descrittivamente suddiviso in tre momenti: HI, AHI, I. Di saluto, di dolore, di conquista. Parole graficamente inserite all’interno della performance per fornire una sorta di mappa interpretativa agli spettatori.


Nella prima fase (fase HI) l’ artista è racchiusa all’interno di un bozzolo di tessuto, che ricorda quello di una crisalide. Man mano che il processo di mutazione e crescita inizia a compiersi, il bozzolo si schiude e la performer, in quella che è la seconda fase (fase HI), riallacciandosi metaforicamente al mondo rettile, si rinchiude nel terrario della propria sofferenza.
All’interno del terrario, come i rettili, la protagonista cresce, muta, si spoglia di strati di pelle, abitandone ogni volta di nuovi, per poi abbandonarli ed assumerne altri ripartendo infine da un ideale punto zero: punti di partenza e di arrivo continui, accompagnati ogni volta da sofferenza e travaglio.
Dopo questa seconda fase della mutazione, in uno stadio ormai a metà tra rettile e umano, la Lisanti esce dal terrario, strisciando per raggiungere uno specchio dal quale si alzerà infine in piedi, come assumendo una nuova forma, per poi farsi dipingere interamente da una truccatrice, in un bodypainting totale che si conclude con una colata color oro sulla fronte. Rituale dai toni battesimali, che ancora una volta riporta al tema di una nuova vita, di una rinascita in forma “altra”, questa volta gioiosamente colorata e brillante.
Nella fase conclusiva infine (fase I), l’artista si avvicina al proprio alter ego scenico, una bambola adulta, ricoperta di una vera e propria muta di un rettile. Anche la bambola esce dal suo proprio terrario, come fosse la proiezione dell’artista, e la voce off dell’autrice, accompagna gli spettatori con un monologo conclusivo, spiegando la cura di cui necessita ogni fase di muta, ogni nuova pelle, ogni transeunte dimora delle varie mutazioni individuali.


La performance di Sara Lisanti coinvolge lo spettatore in un viaggio altamente simbolico ed emozionante. I movimenti fluidi dell’artista danno vita alle varie fasi della rappresentazione in maniera estremamente convincente, trasmettendo emozioni, travaglio, ma anche gioia nella rinascita e amore soffuso. Uno spettacolo veramente particolare, che ben si sposa con le parole introduttive del poeta Giangiacomo Della Porta, e si conclude, nel suo essere una rappresentazione di MUTA-MORFOSI, con un unico, ben preciso manifesto vocale dell’artista stessa. La Lisanti comunica con naturalezza estrema attraverso il movimento, l’espressività, la creazione artistica, e forse per questo, in chiusura, sceglie di affidare la sua voce ad un registratore, invece di recitare in scena, trasformando anche la sua voce in simbolo ed in un certo senso in un artificio scenico.
Performance bellissima, coraggiosa e densa di significati. Assolutamente da non perdere.

Chiara Lucarelli
0 £0.00
Go to Top
× How can I help you?