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STOMPefacente

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Irresistibile e travolgente, STOMP, la celebre compagnia britannica fondata da Luke Cresswell e Steve McNicholas, diventata ormai un fenomeno globale, torna attesissima nella capitale dove manca dal 2017. Capace di coinvolgere ed entusiasmare il pubblico di ogni lingua, cultura, generazione, lo spettacolo è un mix contagioso di percussioni, danza, musica, teatro in cui la colonna sonora si ispira ai mille suoni e rumori della vita quotidiana in un’atmosfera decisamente metropolitana.

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‘Lights in the dark’ al Teatro Olimpico

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Teatro Olimpico – Roma
15 gennaio 2024

La compagnia giapponese E.L. Squad (Electro-Luminescence Squad), fondata dal ballerino e coreografo giapponese Yokoi, si è esibita sul palco del Teatro Olimpico, con lo spettacolo di danza contemporanea ‘Lights in the dark‘.

Lo spettacolo è stato presentato in anteprima mondiale durante la Japan Expo di Parigi nel luglio 2022 e da allora ha fatto il giro del mondo, toccando le più importanti città internazionali.

Un’esperienza multimediale unica che combina danza, musica, luci e proiezioni video e che ha ammaliato il publico romano.
Coreografie dinamiche e coinvolgenti si alternano a momenti di riflessione e introspezione. La musica è originale e accompagna perfettamente la danza, creando un’atmosfera magica e suggestiva. Nell’oscurità totale i ballerini, grazie a particolari costumi luminescenti, creano effetti visivi spettacolari.

Un mix di cultura popolare giapponese e tecnologia che appassiona tanto gli amanti della danza contemporanea, quanto i fan dei manga e dell’hip hop.

La galleria delle immagini

Prima regionale di “Satiri” in scena al Teatro Palladium

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Nell’ambito di Orbita Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza, Venerdì 10 Febbraio è andato in scena al Teatro Palladium, “Satiri”, il nuovo spettacolo della Compagnia Virgilio Sieni.

Sullo sfondo di uno scenario scuro e minimalist, illuminato solo a tratti da poche e fioche luci, due danzatori, Jari Boldrini e Maurizio Giunti, accompagnati dal vivo dalla violoncellista Naomi Berrilli, che esegue una selezione di brani di Bach. Il significato della performance è strettamente legato al suo titolo: Il Satiro, come ci dice Nietzsche ne “La nascita della Tragedia “(1872) e per richiamo sapienzale Giorgio Colli ne “La nascita della filosofia” (1975), potrebbe essere colui che getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita. I due danzatori in scena compiono movimenti simmetrici, speculari, intrinsecamente connessi l’uno all’altro come in una danza fatta di dialogo ed empatia, riempiono gli spazi vuoti della scena, dando vita ad ombre e suggestioni, in una performance che trasforma i gesti quotidiani in movimenti danzanti e li riveste di nuovi significati.
Lo spettacolo fa parte di “Focus on Virgilio Sieni” in collaborazione con Equilibrio Festival.

Durata 60’
Coreografia e spazio Virgilio Sieni
Interpretazione Jari Boldrini, Maurizio Giunti
Violoncello Naomi Berrill
Musica Johann Sebastian Bach
Suite n. 3 in Do Maggiore, BWV 1009 Suite n. 4 in Mi bemolle Maggiore, BWV 1010
Luci Marco Cassini e Virgilio Sieni
Allestimento Daniele Ferro
Maschere animali Chiara Occhini
Produzione Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni
in collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Galleria Nazionale delle Marche, con il sostegno di MIC Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze
Nuova produzione 2022

𝘿𝙤𝙥𝙥𝙚𝙡𝙜𝙖̈𝙣𝙜𝙚𝙧 – 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗶𝗮 𝗔𝗯𝗯𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮/𝗕𝗲𝗿𝘁𝗼𝗻𝗶

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Il doppio, la dualità come differenza, l’opposto che dà origine al mistero: questo lavoro parla e dà forma soprattutto all’incontro tra i corpi dei due interpreti, Francesco Mastrocinque, attore con disabilità, appartenente all’esperienza del Laboratorio Permanente di Nerval Teatro e Filippo Porro, danzatore.

Il progetto presenta anche la “prima volta” di una collaborazione tra due nuclei artistici differenti, che si incontrano nel solco tra arte e diversità, portando reciprocamente la propria esperienza e poetica della scena che, pur nella lontananza del segno, si alimenta e sviluppa attraverso la medesima sensibilità e passione.

Fin dai primi giorni abbiamo cercato di cogliere nello sguardo dei due interpreti, soprattutto un riconoscersi e attraverso questa reciproca ri-conoscenza, restare in ascolto di questa loro fase germinale. È seguito poi, diremmo in maniera naturale e quasi esclusivamente autogestito da loro stessi, uno sviluppo simbiotico dell’azione fino ad arrivare alla solitudine e al groviglio di arti e luce, di suoni e silenzi; il tutto attraverso un processo di relazione quasi esclusivamente somatico.  

Un ossimoro in danza, un tentativo di svelare, tra sapiente ignoranza e disarmonica bellezza, il doppio viso della sfinge: due corpi diversi che cercano sulla scena l’origine della possibilità di esistere, una dirompente vitalità e un candore disarmante, attraverso l’astrazione della realtà che diventa visione. 

Due corpi uguali che si riconoscono e non smettono l’abbraccio, il mandala, la cellula che li lega. Due esseri primi, primati, ai loro primi passi; tra evoluzione e involuzione, scelgono l’inesistente “voluzione”: uno stare vicini senza l’andare. Senza il destino forzoso del crescere e del diminuire.

Un percorso di gesti, sguardi; piccole, grandi tenerezze; beffardi e spietati tradimenti.  Sempre in un precario equilibrio: funamboli, sospesi tra vita e morte, tra ascesi e caduta. Nel mezzo: le loro forme, colte nella fragilità dell’inestinguibile enigma della sospensione.

Estratto dal comunicato stampa

Le fotografie dello spettacolo “𝘿𝙤𝙥𝙥𝙚𝙡𝙜𝙖̈𝙣𝙜𝙚𝙧” della Compagnia Abbondanza/Bertoni in scena al Teatro Palladium di Roma per la manifestazione di Orbita Spellbound Centro Nazionale di Produzione della Danza sono di Giulio Paravani.

“The Grand Balls of the 19th Century”: la magia della danza si racconta nella storia, anche in inglese

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Il fascino incantato dei balli d’altre epoche si vive o si racconta. Dopo cinque ristampe di “Gran Balli dell’800”, arriva la versione tradotta “The Grand Balls of the 19th Century”, un libro da leggere tutto d’un fiato, anche in inglese. Un valzer di parole che ci accompagna nella cultura d’altri tempi: la danza come archetipo di socializzazione, un linguaggio universale che univa la borghesia e l’aristocrazia in una rosa di coreografie e di intese. Capitolo dopo capitolo scopriremo che la storia è stata scritta anche nei saloni da ballo.

Non solo un racconto per entusiasti estimatori o appassionati ballerini, “Gran Balli dell’800” (ediz. Armando Curcio Editore, 2009) racconta uno spaccato della società del XVIII – XIX secolo che può interessare un vasto pubblico. Un meticoloso lavoro di ricerca svolto dal Presidente della Compagnia di Danza StoricaNino Graziano Luca,un’analisi di importanti documenti e manuali storici che ha portato al recupero e alla valorizzazione di cimeli della letteratura europea. Testimonianze che dalla danza riconducono a preziosi dettagli della società, un menabò del ballo che abbraccia un periodo storico dal tardo ‘700 sino al ‘900. Il libro riassume 30 anni di appassionata e approfondita ricerca. Presentato alla Camera dei Deputati e all’Ambasciata d’Austria, è ora disponibile anche la versione in lingua inglese per condividerlo senza confini, una scelta coerente al suo contenuto: la danza è un linguaggio universale.

Nino Graziano Luca, dopo cinque ristampe in italiano il libro “Gran Balli dell’800” arriva anche la versione in inglese “The Grand Balls of the 19th Century”. Da dove nasce questa idea e cosa racconta?

“L’idea di una versione in lingua inglese è nata da un incontro con il professore Alkis Raftis, presidente del consiglio internazionale della danza Unesco. Da grande estimatore del lavoro che ho svolto in questi anni, mi ha spronato a scrivere una versione in inglese perché condivisibile e sempre attuale. “The Grand Balls of the 19th Century” descrive un arco temporale dal tardo ‘700 all’inizio del ‘900 e dei relativi cambiamenti sociali, i quali hanno consentito che il ballo diventasse il “luogo” centrale della vita sociale ottocentesca. Nel libro racconto quali erano le danze richieste per poter partecipare ad un ballo, quali erano le danze che non potevano mancare in un carnet de bal ma anche dell’etichetta, della toiletta e quali erano le nozioni comportamentali e relazionali che dovevano essere osservate e stabilite tra i partecipanti. Il libro è pieno di aneddoti storici ma anche di curiosità sfiziose. Non mancano alcuni spunti tratti dai più celebri romanzi ottocenteschi che animano il racconto oltre alla “didattica” del suo contenuto. Mi piace dire che questo lavoro nasce come un saggio ma è scritto con i toni del romanzo. Il mio desiderio è quello di coinvolgere tutti i lettori attraverso un parlato semplice e proiettarli in un contesto attraente e affascinante, quello della danza sociale e della danza storica. Questa scelta ripropone la stessa “chiave di lettura” di tutte le iniziative che ho organizzato e descritto in questi anni, finalizzate alla promozione della danza storica e della danza sociale.

Aneddoti e curiosità sembrano il modo più interessante per descrivere la storia della danza, anche quella del costume e della società?

“Il libro è ricco di aneddoti molto divertenti che introducono un’attenta analisi legata a come nel sociale ci sia stata l’affermazione della borghesia e la condivisione degli spazi di divertimento tra borghesia e aristocrazia. Questo aspetto emerge chiaramente in un passaggio descritto nel libro che cita “Il modo più acconcio di stare in iscelta società”, scritto nel 1839 da Luigi Bortolotti. Da questo estratto evidenzio come per la prima volta in un manuale, oltre a trovare delle indicazioni su come si danzava, c’erano anche dei suggerimenti su come comportarsi in un ballo.

Ovviamente questo libro era destinato ai borghesi, un vademecum delle “buone maniere” che l’aristocrazia acquisiva nelle proprie dimore grazie agli impeccabili insegnamenti dei precettori. La scelta di citare questo manuale e una serie di altri libri è indispensabile per testimoniare la coesione sociale nei balli. Nel lavoro svolto cerco di descrivere tutti gli avvenimenti che hanno contraddistinto questo mondo di intrattenimento evidenziando come il ballo sia stato anche il luogo d’espressione delle mode dal tardo ‘700 all’inizio del ‘900. La danza era un vero e proprio linguaggio condiviso. Oggi sono i magazine e i social che influenzano il costume, all’epoca era il ballo a consentire la coesione sociale e la condivisione delle mode, a differenza del teatro e della sala dei concerti che mantenevano le differenze sociali. Il documento più antico di vera coesione sociale che ho trovato nella mia lunga ricerca risale al 1805: un ballo a Bologna in cui la coesione nasceva dall’obolo che veniva pagato, il medesimo per gli aristocratici, per i borghesi e per gli ecclesiastici in quanto il ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza. Sono questi gli aneddoti speciali che ricreano il contesto attraverso la realtà dei fatti, un’informazione che non rinuncia alle emozioni e alle sensazioni. Ne è la prova tangibile la citazione che apre il libro: “Un ballo, quale magica parola per i giovani di venti anni, un paradiso in terra ove tutto pare etereo…”. Parole sognanti per introdurre il ballo come poesia ma soprattutto come centro della vita sociale per eccellenza.”

Le fotografie di “ The Grand Balls of the 19th Century” sono tutte attinenti ad eventi e gran balli storici organizzati dalla Compagnia Nazionale di Danza Storica. La scelta delle immagini è a cura di Nino Graziano Luca e di Armando Curci Editore. Le illustrazioni appartengono alla pinacoteca personale di Armando Curci Editore.

The Grand Balls of the 19th Century”, è disponibile nella piattaforma libri dell’Unesco.

Elena Bittante
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