Diletta Fosso: un singolo e una playlist contro la guerra

Raggiungiamo Diletta Fosso, la giovanissima violoncellista pavese che pubblica questo nuovo singolo figlio del tempo moderno, del suono digitale e di modi nuovi di pensare al cantautorato rock che deve fluire, deve combattere a suo modo… Esce “Oltre il rumore” brano che poi viene preso come bandiera e titolo dell’intera playlist che troviamo in rete: 20 artisti come Cisco, Kento, Roberta Giallo, Yo Yo Mundi e molti altri, che hanno condiviso una frase dei loro brani sulla tematica. Allegorie del frastuono che c’è nel silenzio che resta all’indomani di una guerra… figlio di questo tempo digitale anche il video ufficiale che troviamo in rete.

Sei parte della nuovissima generazione nata sotto il rumore mediatico (per fortuna) delle guerre. Che impressioni stai costruendo di questa realtà?
La verità è che noi giovani siamo bombardati da informazioni sulla guerra, non solo quelle attuali ma anche quelle passate. Il mio brano “Oltre il rumore” è nato proprio guardando la foto di una bambina in zona di guerra, aveva tutti i vestiti strappati e mi ha scosso molto. Mi ha fatto pensare che potevo essere io al suo posto. Per questo ho voluto raccontare la guerra dal punto di vista di una bambina, per mostrare quanto sia assurda la guerra vista attraverso occhi innocenti.

E dunque il suono di questo brano sembra decisamente ispirato al ferro delle battaglie… ho questa impressione, sbaglio?
Sì, ho pensato al rumore della guerra e al silenzio delle stelle, come canto nel ritornello. Ho voluto creare un contrasto tra momenti più intensi e altri più intimi, proprio come nella vita di chi vive in zone di conflitto. Il mio violoncello Alfred accompagna questo viaggio emotivo insieme alle chitarre di Brian Belloni e alla ritmica di Alberto Fiorani al basso e Corrado Bertonazzi alla batteria.

Il futuro visto dagli occhi di una giovanissima donna… speranza o resa?
Decisamente speranza! Non possiamo permetterci di arrenderci. La mia generazione è molto più consapevole e attiva di quanto molti pensino. Lottiamo per il clima, per i diritti, contro il bullismo… E la musica è il nostro modo di far sentire la nostra voce.

Il violoncello è il tuo strumento. Lo declinerai ancora una volta al servizio della musica rock?
Il mio Alfred è parte di me, non potrei mai farne a meno! Mi piace molto sperimentare e contaminare generi diversi. Il violoncello può essere dolce ma anche grintoso, proprio come noi giovani donne. Non vedo l’ora di esplorare nuove sonorità nei prossimi brani.

E perché hai scelto questo tipo di arrangiamenti? Come’è nata questa produzione?
Gli arrangiamenti sono nati collaborando con mio padre Paolo. Volevamo creare qualcosa di potente ma allo stesso tempo poetico, che potesse trasmettere sia la durezza della guerra che la delicatezza dello sguardo di una bambina. Nel brano c’è anche un messaggio di speranza quando canto “Cerco un solco tra i rottami, tra le storie della gente, per scovare un po’ di pace sulle ali della mente”. Perché credo che la musica possa davvero aiutarci a immaginare e costruire un mondo migliore.

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