In occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Muoviti”, Mattia Rame ieri sera ha presentato a Largo Venue il brano live e gran parte dei brani che saranno presenti sul suo primo disco “Lo Spazio, l’Egitto, Battiato”, di prossima uscita.
Ad accompagnarlo sul palco la sua band: Alessandro Giovannini alle chitarre acustiche, cori, kaos pad, Giuseppe Levanto al piano, synth, sequenze e programmazioni, Pasquale Leonardi alle chitarre elettriche e con Nicola D’Amati, sound engineer.
Durante il concerto Mattia Rame ha invitato sul palco Marco Santoro, in arte Mox, con il quale ha duettato in un brano.
La scaletta della serata:
- Scendi
- Come un cane
- Si sciolgono i ghiacciai
- Muoviti
- Alle Anime
- Per me lo so (cover CCCP)
- La Psicanalisi
- Marylin Monroe
BIOGRAFIA MATTIA RAME:
Mattia Brescia nasce a Roma nel 1985 in Via Giulia, in quella che diventerà poi la biblioteca dell’Apollinare, sopra la chiesa di San Girolamo della Carità.
Leone ascendente bilancia, sin da piccolissimo è coinvolto nel profondo da un amore viscerale e intensissimo per la parola, la scrittura e i suoni. Impara a leggere e scrivere quasi prima che a camminare.
Per mesi “gattona” anziché camminare, appunto, protraendo per un tempo più lungo dell’usuale questa attività, continuamente distratto dal tentativo di decifrare i segni e le mille immagini che rinveniva nei fumetti e nel libri che incontrava mano a mano dentro casa.
Come a dire che, anziché impegnarsi in quei primi tentativi di equilibrio e deambulazione, una prospettiva ribassata e di attesa, un punto di osservazione e semmai di racconto, era più consono e immediato ed incline a lui.
Le storie di Giulio Cesare e di Napoleone, l’ammiraglio Nelson, la battaglia di Lepanto, l’origine delle stelle, la formazione dello spazio e dei metalli, la cultura e la storia degli Egizi, sono fascinazioni e suggestioni che creeranno in lui il primo appiglio poetico della sua personalità e che diventeranno anche, molto tempo più in la, le radici della sua ricerca artistica.
In quegli anni aiuta spesso il padre che, insegnante di meccanica in un istituto tecnico della periferia romana, portava avanti una sua collaterale e infinita passione come artista del ferro. In quei lunghi pomeriggi con il padre ascolta la radio e davanti al macchinari, al torni, I frullini, con quei fragorosi rumori che si spriagionavano al contatto col ferro, in un infinito gioco di rimandi ed ecolalie, imitava ogni suono e rumore che sentiva cercando di trasformarlo in musica, come in una continua lunghissima apofenia e pareidolia acustica.
Nel frattempo si appassiona al gioco del calcio, disciplina in cui eccelle e che sembrava dovesse diventare la sua vita. Conosce Jack London di cui si innamora follemente, Mark Twain, Stevenson e Dickens.
Al liceo incontra la musica veramente. Prima attraverso le canzoni di De Andrè, trovando quel filo che univa la parola alla musica. E poi Battiato, che diventerà il riferimento principale tra gli artisti italiani, poi Lucio Dalla, Venditti e De Gregori. Scopre i Pink Floyd, Dylan, i Doors, gli Stones, gli Smiths, i Cure e i Joy Division, i Radiohead, i Nirvana. E poi Aphex Twin, Prodigy, gli Afterhours e i Marlene Kuntz.
Legge Calvino e Montale, Pavese, Ungaretti, Alda Merini e la Szymborska e Marquez grazie ad una zia medico che lo introduce definitivamente alla arande letteratura che cura l’Anima, e allo zio, marito di lei, artista a sua volta e figura fondamentale per tutto lo sviluppo artistico e personale di Mattia.
Ma sarà una copia de i “Fiori del Male” di Baudelaire trovata sulla scrivania di una delle sorelle gli cambieranno per sempre la vita.
Mette su le sue prime band, dapprima alle prese con delle stralunate cover, poi sempre più approfondendo il tentativo di strutturare una via personale alla creazione. In questo periodo il post rock e tutto il versante del grunge psichedelico più selvaggio e stropicciato sono I riferimenti a cui si avvicina di più, dagli Explosions in the sky al Pavement e i Sonic Youth e un’idea di pop arcaico e moderno al contempo che flirta con la bellezza, dagli Arcade Fire ai Coldplay.
Si iscrive alla facoltà di Filosofia de La Sapienza di Roma e frequenta un corso di formazione per tecniche comportamentali di base nel trattamento di bambini e adulti affetti da autismo e sindrome di Asperger. Conosce, approfondendola (gliel’aveva presentata per la prima volta un amico professore che diventerà poi un famosissimo scrittore di best seller in Italia, Alessandro D’Avenia) l’opera di Eliot e Pound, e poi Whitman e Campana, sono le epifanie più importanti della sua vita.
Inizia a suonare a Roma e in Italia con svariate formazioni dai nomi astrusi: The Coccio, Billy The Lirio, fino agli Stendhal Syndrome. Di tutte queste band rimane poco o nulla a livello di tracce ufficiali, se non qualcosa in vecchi myspace e dimenticati hard disk.
Parte per Formentera dove vive qualche mese come un gitano hippy la vita incredibile del posto, passa per Berlino e torna a Roma nel 2014. Decide di portare in giro Mattia Rame e inizia a farlo in duo realizzando svariati concerti in giro per l’Italia con un musicista sopraffino, Aron Carlocchia, che ai tempi era il tastierista dei Mary in June e che poi diventerà il tastierista della prima band del primo tour di Calcutta.
Nei primi mesi del 2016 l’incontro, partito da un amicizia nata anni prima con Marco Rissa (Thegiornalisti) aveva dato l’abbrivio all’idea di un ep prodotto da quest’ultimo, ma un piccolo incidente dato da un trauma sportivo che gli causa un ernia cervicale di difficile guarigione provoca un piccolo stop che sarà il trigger per una grande crisi interiore che lo allontanerà da tutto e tutti per circa tre anni.
Rischia di perdersi completamente nella notte dell’anima sua, ma grazie al sostegno infinito degli amici e a validissimi medici, riesce a riemergere e riavvolgere gli intricati fili del discorso musicale che aveva originato anni prima e si riavvicina ad Alessandro Giovannini che aveva già conosciuto nelle notti romane con cui decide di registrare il primo disco in assoluto della sua vila.
Alessandro sarà il perno imprescindibile, il regista che taglierà anche a metà, o completamente alcune canzoni rendendole intelligibili e fruibili. Si fanno aiutare da Mattia Petrucciani, da Los Angels, in arte Magmatic, e Nicola d’Amati, Paolo Testa, e altri splendidi musicisti, romani e non, tra cui Giuseppe Levanto, Danilo Menna, Fabio Grande, Tommaso di Giulio, Andrea Ruggiero, Angelo Maria Santisi, Pasquale Leonardi, Claudio Sinisi, Michele Palazzo, Michele Amoruso, Giuseppe Zampetti, Angela Tomassone.
A inizio del 2022 tirano fuori i primi due singoli: del primo, “Come un cane“, girano un videclip a Lecce ad opera di Marco Riccardi e con protagonista il primo ballerino del teatro dell’Opera di Vienna.
Da inizio 2023, sotto la guida di Giancarlo Bornigia e con la sua neo-etichetta Gallia Music, girano il videoclip di “Muoviti“, brano che anticipa di qualche mese il primo disco ufficiale dell’artista, “Lo Spazio, l’Egitto, Battiato“
Il link per ascoltare il brano