“L’oro e la patria: Storia di Niccolò Introna, eroe dimenticato” di Federico Fubini, edito da Mondadori, getta luce su una figura straordinaria e dimenticata. Niccolò Introna, un dirigente di settantacinque anni, si trova al centro di una vicenda epica e coraggiosa.
Il 20 settembre 1943, alle quindici e trenta, un manipolo di ufficiali nazisti fa irruzione nel palazzo Koch, elegante sede della Banca d’Italia. Tra loro c’è il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, comandante dello spionaggio hitleriano. I tedeschi presentano una richiesta senza mezzi termini al governatore Vincenzo Azzolini: vogliono tutto l’oro della Banca d’Italia. In quel momento, nei suoi caveau, l’istituto di via Nazionale custodisce quasi 120 tonnellate di prezioso metallo.
Ma un solo uomo, all’interno della banca centrale, decide di opporsi. Niccolò Introna, fervente valdese che tiene sermoni alle comunità di fedeli nei giorni di festa, organizza un sofisticato inganno per impedire ai nazisti di trafugare la ricchezza degli italiani. Durante il fascismo, Introna aveva combattuto in segreto contro la corruzione e il sistema cleptocratico attorno a Mussolini, documentando le operazioni del Duce per trafugare il denaro pubblico. Un autentico servitore dello Stato.
Eppure, nonostante il suo eroismo, il nome di Niccolò Introna è stato volutamente cancellato e dimenticato. Questo libro, basato su circa ottantamila pagine di documenti, in parte riservati, ricostruisce in modo inoppugnabile l’appropriazione di denaro pubblico da parte di Mussolini e tutta la sofferta vicenda dell’oro della Banca d’Italia. La storia di Introna, le sue lotte antifasciste e la sua caparbia ostilità contro i nemici, trasmettono un monito che risuona con forza nell’Italia di oggi.
