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“Georgofili – una ferita lunga 30 anni” di Francesco Nocentini

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Tra il 26 e il 27 maggio 1993 una bomba esplose in via dei Georgofili. Angela Fiume e il marito Fabrizio Nencioni, le figlie Nadia e Caterina e lo studente Dario Capolicchio persero la vita; 48 il numero dei feriti, distrutta la storica Torre de’ Pulci, in cui ha sede l’Accademia dei Georgofili, e innumerevoli i danni al patrimonio culturale e abitativo circostante.

A trent’anni dalla strage, viene pubblicato il libro “Georgofili – una ferita lunga 30 anni”, edito da Scribo, del giornalista Francesco Nocentini.

Il volume è stato presentato a Firenze nell’ambito del programma delle commemorazioni per il trentennale dell’attentato comandato dall’organizzazione criminale di Cosa Nostra.

Le indagini e processi svolti, di fatto, hanno permesso di individuare, grazie all’impegno di un pool di magistrati, tra i quali Gabriele Chelazzi, i mandanti e gli esecutori della strage.

Tuttavia, sebbene i responsabili siano stati consegnati alla giustizia, la volontà di fare chiarezza sulle ombre che ancora permangono resta tale.

Il giornalista Francesco Nocentini racconta in 131 pagine dei due mesi, dal 27 maggio al 27 luglio 1993, in cui l’Italia intera era in ginocchio per le vittime e i danni culturali, sociali, civili.

La mattanza terroristica non si limitò a colpire Firenze. Altre bombe esplosero nello stesso anno a Roma e Milano.

Un disegno criminoso volto a danneggiare il funzionamento degli istituti democratici e il corso civile del Paese.

Coloro che azionavano le autobombe, infatti, intendevano costringere lo Stato a ritrattare sul “carcere duro” per i boss mafiosi e sulla legge sui collaboratori di giustizia.

Nocentini si è a lungo interrogato su come quella stagione di attentati sia stata resa possibile.

L’Italia a cavallo tra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta era in effetti terreno fertile per l’avvio di una campagna stagista mafiosa.

Lo Stato e la legalità, in troppe zone della penisola, erano concetti contrastanti, delegittimati, dai tratti indefiniti e confusi.

L’uccisione di magistrati, forze dell’ordine e politici che si ebbero nella Palermo e in alcune regioni del sud negli anni Ottanta, nonché l’infelice spettacolo inscenato dalle istituzioni repubblicane, ha tristemente favorito la mattanza mafiosa.

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