Con Industry 4.0 l’autore Luigi Puccio riporta su carta stampata un’attenta analisi di tutte le caratteristiche che si prospettano essere proprie della nuova industria del progresso e dell’innovazione, aggiornata e rinnovata fin dai suoi minimi termini, tanto da risultare rivoluzionaria e inedita.
Per questo si parla di industria di nuova frontiera, di industria 4.0 perché l’essere umano assisterà allo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate che cambieranno irreversibilmente l’andamento della storia e del progresso, della sua vita e della sua quotidianità. Si parla di strumenti automatizzati, di smaterializzazione del reale, di intelligenza artificiale, di robotica e di nuova scienza applicata ai dispositivi industriali: un panorama in cui l’uomo sarà chiamato in prima linea per conoscerlo e gestirlo senza potersi esimere dalla consapevolezza delle potenzialità strumentali e tecnologiche che avrà a disposizione per poterle sfruttare nella maniera più efficiente possibile.
Luigi Puccio, giovane autore calabrese residente a Roma con la passione per l’innovazione, regala al pubblico una messa a fuoco dell’industria del progresso partendo da un accurato excursus sull’evoluzione industriale che ha interessato la nostra storia fin dal primo, grande, irreversibile cambiamento che ha posto le basi del progresso che oggi è sotto gli occhi di tutti: la prima rivoluzione industriale; per poi terminare con l’analisi delle potenzialità che potrebbe avere la digitalizzazione anche nel contesto delle attività della Pubblica Amministrazione.
Il libro parte, a ragion veduta, da una premessa chiara e determinante: l’industria, secondo il dizionario della lingua italiana è «l’attività umana diretta alla produzione della ricchezza». Sembrerà forse scontato, ma spesso non viene messo a fuoco uno degli aspetti più importanti dell’attività industriale e cioè che essa cambia opinioni, cambia panorami, plasma l’organizzazione economica e sociale portando con sé una trasformazione che riassembla il reale in maniera inedita e scarsamente prevedibile nei suoi concreti riscontri in sede di coscienza collettiva e di contesto antropologico. Interessante a tal proposito un dato che segna l’andamento del mondo del lavoro e delle nuove prospettive che aspettano i giovani del futuro: sembra che l’attuale trend tecnologico e industriale farà sì che, nel giro di un tempo brevissimo, possano nascere nuove professioni che oggi risultano del tutto inesistenti e questo è chiaro sintomo di una società destinata a crescere e svilupparsi a livello globale. Si pensi infatti a come attualmente lo smart working abbia trovato una regolarizzazione più razionale anche per professioni che non lo prevedevano come opzione, soprattutto a seguito dell’emergenza Covid-19.
Segue, poi, un excursus puntuale e conciso del percorso del progresso industriale fin dalla prima grande rivoluzione, che come sappiamo ha dato al mondo una nuova e imprevedibile razionalizzazione dopo un’iniziale onda d’urto, conseguenza di cambiamento e sviluppo. Parliamo della nascita del factory system, il sistema industriale che ha permesso all’essere umano di passare da un’economia di sussistenza a un’economia di produzione da poter effettuare su scala più ampia soprattutto a livello quantitativo e che segna il passaggio da un lavoro prevalentemente casalingo basato sull’artigianato o sulla produzione individuale ad un lavoro più organizzato al di fuori delle mura domestiche. Muta dunque la conformazione delle città, rovesciandone la topografia e mutano i sistemi di lavoro, sempre più competitivi e frenetici approdando alla seconda fase dell’industria -ad esempio con l’introduzione del taylorismo- che si fa omologata e in serie, con una produzione standardizzata sia nella realizzazione dei prodotti che nell’organizzazione del lavoro.
Si prospetta però un ulteriore, radicale e quanto mai determinante cambiamento con l’industria 4.0 che sta mobilitando continenti, nazioni e stati in programmi su scala globale basati sulla ricerca dell’innovazione tecnologica e sul suo possibile utilizzo nel settore del mercato e della produzione. Progetti per un nuovo tipo di industria che attualmente interessano in maniera specifica le grandi aziende e meno il piccolo artigianato. A livello Europeo ad esempio, con questo scopo, è stato istituito l’Horizon, un ente di ricerca che si basa esclusivamente sulla realizzazione di un rapporto effettivo tra il mondo umano e quello delle macchine (physical system) e del digitale in sede di produzione industriale: un cambiamento che ribalterà le sorti del mercato e della vita di ognuno di noi in un mondo che non sarà mai più lo stesso in cui uomo, tecnologia, robotica e digitalizzazione conviveranno, compensando l’uno le mancanze dell’altro (knowledge based, secondo il principio di adattamento umanoide delle macchine) promuovendo uno sviluppo che si prevede al di là di ogni attuale, ragionevole pensiero o aspettativa, tanto che l’industria di oggi sembra stia sfuggendo di mano all’uomo comune che ha bisogno di rinnovare il patto con sé stesso e riacquisire la consapevolezza di essere lui la mente di una tecnologia che deve saper gestire. L’industria 4.0 apre le porte, infatti, a quella che ormai è stata definita la quarta rivoluzione industriale in cui il lavoratore è chiamato a:
«Fare di più e meglio, in termini di gestione della complessità, astrazione e probem solving. Ovvero saper agire opportunamente e di propria iniziativa, possedere doti di comunicazione, organizzare il lavoro insieme agli altri in una struttura di squadra. In breve, viene richiesto di mettere in campo in modo sempre più consistente le proprie potenzialità e capacità “soggettive”, che appaiano oltretutto necessarie per l’arricchimento qualitativo del lavoro, per assicurare un ambiente più interessante, per favorire autonomia e migliorare l’esperienza professionale».
Il libro di Luigi Puccio scava a fondo non solo nell’utilizzo di spiegazioni tecniche rese comprensibili anche ai non addetti ai lavori, ma non tralascia l’aspetto socio-culturale di tale cambiamento, analizzando anche le dinamiche del dibattito sociale.
Non a caso l’autore riporta come concetto fondamentale il riesame della cosiddetta digital divide –o divisione digitale- non solo tra i paesi appartenenti ai due poli globali di oriente e occidente, ma anche tra i vari strati sociali perché purtroppo, ancora oggi, internet non è alla portata di tutti. Fa poi il punto sulle due fazioni intorno a cui ruotano polemiche e confronti che animano il dibattito sul tema: quella dei catastrofisti e quella degli innovatori militanti: per i primi dalla loro etichetta che sembra avere quasi la stessa valenza di un biglietto da visita, si può desumere già la linea di pensiero che li contraddistingue; i secondi non si dichiarano impauriti dal progresso, anzi, puntano alla promozione di progetti che orientino alla consapevolezza di un cambiamento che potrebbe risultare una distruzione, sì, ma creativa, che cambierebbe o distruggerebbe gli equilibri lavorativi che conosciamo oggi per generare, in cambio, qualcosa di innovativo e compensatorio.
Ad esempio i lavoratori potrebbero trovarsi a operare con i cosiddetti robot collaborativi che coadiuverebbero le loro attività come se fossero dei veri e propri assistenti , potrebbero avere una visione progettuale d’insieme più nitida grazie alla tecnologia tridimensionale e alla stampa 3D, per non parlare del valido aiuto che potrebbero garantire le macchine dotate di business intelligence capaci di gestire in tempi rapidissimi decisioni strategiche sui mercati e su quelle che potrebbero essere le prossime mosse da parte delle aziende. Tutto ciò viene chiaramente spiegato in Industry 4.0 anche con un elenco esemplificativo che presenta il futuro di alcune professioni nello specifico.
Infine l’ultima bretella dell’elaborato riguarda la normativa sullo smart working, un’alternativa che ormai fa parte della nostra quotidianità e sulla progressiva digitalizzazione futura dei settori della Pubblica Amministrazione per cui è già stato pensato un Piano Triennale, su base delle istruzioni europee per raggiungere tale scopo:
«Gli obiettivi del Piano triennale sono basati sulle indicazioni che emergono dalla nuova programmazione europea 2021-2027 e sono pertanto pianificati affinché le azioni attuative siano fortemente integrate ai diversi livelli della Pubblica Amministrazione, fino agli Enti locali per una diffusione della cultura della trasformazione digitale che abbia immediati vantaggi per cittadini e imprese».
Nel saggio Industry 4.0 l’autore Luigi Puccio espone con uno stile semplice ma con andamento tecnico- e con dati alla mano!- tutte le caratteristiche chiave della quarta rivoluzione industriale, degli elementi che ne faranno parte e dei possibili vantaggi e svantaggi dello scenario che si prospetta davanti ai nostri occhi. Delle novità che saranno punto d’arrivo e insieme inizio di una realtà che assumerà caratteristiche radicalmente diverse che si sperano non ostili nell’auspicio che l’uomo acquisisca gli strumenti necessari per gestire una tecnologia che si vuole come sostegno ausiliario e mai come fagocitante dello stesso sistema che l’ha prodotta e sapientemente affinata.
Sarà l’uomo all’altezza di questo cambiamento? A questa domanda l’Autore risponderà nel suo prossimo libro, Human 4.0.
di Ginevra Lupo
Link alla rivista di Bookreporter che comprende l’intervista all’autore Luigi Puccio: https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/prodotto/bookreporter-ottobre/