Mario Desiati ricorda la vita e la letteratura di Mariateresa Di Lascia: un inno agli irregolari, ai balordi, agli esiliati, a tutti coloro che hanno desiderato almeno una volta nella vita di cambiare casa e identità.

in AUTORI/CULTURA/EVENTI/Senza categoria by

A Rocchetta Sant’Antonio, sabato 27 agosto, una serata per celebrare la letteratura pugliese: nel piccolo borgo nasce un percorso di arte pubblica con murales dell’artista e fotoreporter Alessandro Tricarico. «Dedico questo premio agli scrittori pugliesi e in particolare a Mariateresa Di Lascia che vinse lo Strega nel 1995 ma non poté ritirare il premio perché morì alcuni mesi prima» ha detto Mario Desiati, lo scorso luglio, quando ha ritirato il Premio Strega 2022 per Spatriati, un romanzo che vede al centro la sua Puglia; un’opera sui legami che vincono la distanza, sulla scelta di andare lontano per riuscire a trovarsi. 

Così, il prossimo 27 agosto – alle ore 21 in largo d’Aquino – a Rocchetta Sant’Antonio (FG) si terrà Di Streghe e di Spatriati: un evento a cura di Antonella Soldo, organizzato insieme all’Associazione Libri e Dialoghi, con il patrocinio del Comune. Ospite della serata, Mario Desiati, racconterà il suo Spatriati e traccerà un ricordo – umano e letterario – della Di Lascia e degli scrittori che attraverso le loro parole hanno saputo e hanno voluto raccontare la terra pugliese.

Oltre alla politica e scrittrice Mariateresa Di Lascia – nata, appunto, di Rocchetta Sant’Antonio e vincitrice nel 1995 postuma del noto premio con il romanzo Passaggio in Ombra – nel suo discorso di ringraziamento, Desiati, ha ricordato un’altra grande penna che alla propria regione ha dedicato molto: Alessandro Leogrande. 


Nella primavera di un anno fa, Desiati aveva parlato dei suoi due protagonisti (Claudia, una donna in perenne fuga, a cui la provincia sta stretta, e Francesco, che sembra avere un atteggiamento opposto) e del titolo del libro: “Sono spatriato come loro. E va aggiunto che spatriato in molti dialetti pugliesi ha una sfumatura in più rispetto al participio di spatriare… Va dal balordo al ramingo, dal disorientato, al precario. Spatriato a volte è anche un insulto, un modo per definire in modo spiccio una persona che non ha un posto fisso, non ha un’identità chiara rispetto agli altri. Altre volte è un modo simpatico per definirsi fuori dal coro. Altre volte ancora è semplicemente un’identità fluida, forse più libera, come sono i personaggi di questo romanzo. A Martina Franca mi hanno dato tante volte dello spatriato, sia gli amici sia i parenti, perché non ho ‘costruito’ una famiglia, non si capisce esattamente che faccio, non sanno dove vivo di preciso. A volte lo hanno detto con affetto, altre con sgomento”.


“Spatriati” sono quelli come lui. Sono quei ragazzi, in questo caso Claudia e Francesco di Martina Franca, «in fuga dagli stereotipi e dalla pressione sociale», che se ne vanno all’estero in cerca di un futuro migliore.

E il tema, affrontato anche nel suo primo libro “Ternitti”, è l’esistenza difficile dei protagonisti. Perché suoi «spatriati» sono giovani inquieti che vanno alla ricerca di loro posto nel mondo e di un equilibrio che non arriva mai. 

«Nel mio primo libro raccontavo degli italiani che emigravano in cerca di lavoro e si ammalavano» ha spiegato Desiati. «In questo, ho cercato di rappresentare i giovani che cercano fortuna fuori dal loro ambito familiare, che fuggono. E che possono fallire. Quelli che, per scelta o per destino, non incarnano i modelli sociali vincenti della nostra società, senza per questo rappresentare una generazione persa».

Lascia un commento

Your email address will not be published.

*