Pidgin Edizioni

Pidgin Edizioni e il coraggio di osare: intervista a Stefano Pirone

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La storia che stiamo per raccontare parla di libri e di coraggio. Perché si, per fare editoria oggi bisogna essere coraggiosi. È un salto nel vuoto, una scommessa: come quando durante una partita di poker il giocatore mette sul tavolo tutte le chips che gli sono rimaste. 

È proprio con queste premesse che nel 2017 nasce a Napoli “Pidgin Edizioni”, una casa editrice molto particolare, dalla linea editoriale forte e decisa, che pian piano si è fatta strada nell’editoria indipendente italiana presentando contenuti sempre intensi e originali. Scelte consapevoli si mescolano a nuove forme di espressione: un densissimo mix che ha dato vita, nel corso di questi anni, ad una formula del tutto vincente. 

Abbiamo fatto due chiacchiere con Stefano Pirone, che ha pensato e modellato con cura questo bellissimo progetto. Ecco cosa ci ha raccontato:

1) Pidgin Edizioni nasce a Napoli nel 2017 ed è diventata oggi una delle realtà più interessanti nell’ambito dell’editoria indipendente. È una casa editrice specializzata in “libri sopra le righe” e credo sia proprio questo il punto di forza di questo bellissimo progetto. Comincerei parlando proprio di questo: come nasce questa avventura e come si è evoluta durante questi anni di attività?

Dal momento che nel corso degli anni avevo accumulato esperienze di diverso tipo che potevano confluire in vari aspetti della gestione di una casa editrice, a un certo punto della mia vita ho cominciato a valutare di intraprendere questa avventura con un taglio personale, che rispondesse a una parte dei miei interessi letterari e, più in generale, artistici. Così è nata Pidgin Edizioni, che si lega al termine “pidgin” nell’interesse per l’intersezionalità, la mescolanza dei linguaggi e l’internazionalità. La speranza iniziale, che lentamente – e faticosamente – credo si stia concretizzando, era che questo progetto editoriale diventasse un punto di riferimento per lettori e scrittori interessati a un certo tipo di letteratura, seppur rimanendo in una dimensione di nicchia.  

2)  Parliamo del catalogo. Fin dall’inizio Pidgin si è distinta per l’attenzione e la cura delle scelte editoriali: titoli molto forti, con contenuti intensi e racconti originali. Un mix di voci straniere e italiane sempre più audaci, in forte dialogo tra loro, come legate da un potentissimo fil rouge. Come lavori a questa scelta? 

La selezione delle opere, sebbene ne pubblichi poche all’anno, è in realtà un processo lungo, che mi vede impegnato nella lettura di una moltitudine di pubblicazioni straniere e proposte italiane.  La scelta di una pubblicazione poi è legata ad alcuni criteri, comunque sostanzialmente soggettivi, che, oltre che con la qualità dell’opera in sé (di per sé un giudizio alquanto arbitrario), hanno molto a che fare con quanto io la trovi stimolante e quanto mi stuzzichi l’idea di lavorarci sopra.   

3) Munari diceva che la copertina di un libro è un piccolo manifesto e che tutte le copertine dovrebbero avere come scopo quello di distinguersi in mezzo alle altre allineate nella stessa vetrina. Io credo che Pidgin in questo sia vincente e che si distingua, nel panorama dell’editoria indipendente italiana, anche per le sue copertine travolgenti e originali. Ti va di raccontarci qualcosa sulle scelte grafiche della tua casa editrice? Che valore dai alla copertina di un libro?  

Partendo sempre dall’attitudine do-it-yourself della casa editrice, nonché da un passato in cui ho studiato disegno e fumetto, sin dall’inizio ho deciso che mi sarei occupato personalmente delle copertine. Sapevo da subito che volevo uno stile semplice e illustrato, ma mi ci è voluto un po’ di tempo per mettere a punto una formula personale, minimalista e simbolista, che si sposasse bene con il tono diretto e ruvido delle opere che queste copertine rappresentano. Spero che riescano a trasmettere bene questi principi e che al tempo stesso risultino anche gradevoli. Sottoscrivo la  massima scontata che non si debba giudicare un libro dalla copertina – dopotutto, l’opera d’arte è  ciò che è contenuto – ma aggiungerei un paio di considerazioni: 1) la cura personalizzata che un  piccolo/medio editore può dedicare a ogni singolo volume che pubblica, che comprende quindi  anche la realizzazione di una copertina “su misura” è uno dei valori aggiunti che l’editoria  indipendente può immettere nella propria produzione, a differenza dell’editoria del mercato di  massa spesso altamente spersonalizzata; 2) nel valutare il lavoro grafico di un editore si deve  anche tenere conto dei mezzi di cui dispone: è assolutamente comprensibile che un piccolo  editore possa non avere copertine che saltano all’occhio ma che svolgono la loro funzione basilare,  ma trovo a volte sconfortante e a volte irritante quando una casa editrice con mezzi molto più  importanti fa delle scelte pigre o superficiali o semplicemente aride dal punto di vista grafico.   

4) Negli ultimi mesi Pidgin sta portando a casa grandissime soddisfazioni. Alcuni titoli italiani, come “Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa” di Francesca Mattei – che ricordiamo essere tra i cinque finalisti del premio POP – hanno riscontrato un grande successo di critica e di pubblico. Quali sono i progetti futuri? Pidgin continuerà a muoversi sulla strada della narrativa straniera e italiana o prenderà una direzione diversa?  

Il piano principale è aumentare il numero di pubblicazioni annuali, sia tradotte che italiane. In particolare, sarà dato più spazio a pubblicazioni da ambiti post-coloniali, specialmente libri di autrici e autori dall’Africa. Questo rimanendo sempre coerenti con lo spirito originario. Infine, la volontà è anche quella di allargarsi coinvolgendo più persone nel lavoro della casa editrice.  

A cura di Alessia Marzano.

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