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Elena Bittante - page 3

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Varsavia romantica, il Parco Łazienki e la Residenza di Wilanów

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La capitale della Polonia ritaglia degli angoli preziosi, avulsi dal pregiudizio post sovietico che gli “occidentali del vecchio continente” tendono ad attribuire alle realtà dell’est Europa, standardizzandole nel calcestruzzo anonimo e nell’assenza di creatività. Varsavia racconta la sua storia anche nei toni romantici di un passato glorioso, quello dei parchi e dei palazzi d’epoca, risorti dignitosamente dall’ultimo secolo che ne svilì la bellezza. Scopriamo Park Łazienki con il suo incantevole Palazzo sull’Acqua, polmone verde della capitale, e la Residenza di Wilanów, un tesoro dai tratti nostrani in terra polacca, a pochi chilometri dalla sua capitale.

Facciata nord del Palazzo sull’Acqua

Parco Łazienki e il Pałac na Wodzie, il Palazzo sull’Acqua.

Il Parco Łazienki è il più vasto di Varsavia, quasi 80 ettari di verde che confonde i suoi toni con un tocco di blu del lungo specchio d’acqua che lo attraversa da nord a sud. Non è un caso se i varsaviani lo conoscono come “Łazienki Królewskie, letteralmente “Bagni Reali”. Considerato il più bel parco urbano della capitale, questo angolo verde è un elegante salotto naturale dove spuntano candide architetture neoclassiche, eredità di un passato reale che svela il lato più romantico della città, forse quello che ispirò anche il compositore polacco più famoso della storia, Frédéric Chopin.

Vialetti e ponti nel parco Łazienki
Facciata sud del Palazzo sull’Acqua

Il parco all’inglese come possiamo ammirarlo oggi, venne progettato nel 1764 per volere del re Stanislao Augusto. Ispirato ai grandi giardini europei di Francia e d’Inghilterra, l’area si snoda in un dedalo di percorsi: il rincorrersi dei suoi vialetti ci permette di spaziare nella sua grande area tenendo come punto di riferimento il lungo lago centrale “tagliato” da uno dei palazzi più importanti di tutta la città. Il gioiello architettonico del Łazienki è il Pałac na Wodzie, il Palazzo sull’Acqua, che al primo colpo d’occhio appare come un gioco di prestigio: in lontananza sembra sorgere dallo specchio d’acqua come per incanto. Opera di Domenico Merlini che nel 1772 trasformò il padiglione preesistente nell’elegante struttura che oggi possiamo ammirare e visitare. Come un museo di arti figurative all’aria aperta, l’esterno è ornato da colonne e il suo attico è coronato da statue di André le Brun, impersonificazioni marmoree di elementi naturali e del mito. Questa elegante residenza “sull’isola”, come amano definirla gli abitanti di Varsavia, continua a stupire oggi come allora i visitatori con un teatro all’aperto che adibisce un palco “sulle acque”, coerente all’architettura onirica del vicino palazzo. Le gradinate si trovano sulla terraferma mentre la scena è posta su un’isoletta con tanto di false rovine, un omaggio all’antichità classica che ricalca più un artificio barocco.

La residenza di Wilanów

Varsavia è una capitale eterogenea, convive con stucchi e cemento in perfetta armonia. Parchi, giardini e splendidi palazzi dalle apparenze fiabesche spuntano nei quartieri popolari della periferia, più votati alla praticità che alla bellezza, come la Residenza di Wilanów a pochi chilomentri dal centro della città. Costruita come dimora estiva della corte per volere di Giovanni III Sobieski nel 1677, nei primi anni si trasformò in un’autentica accademia d’arte, complice l’influenza francese che dilagava in tutta Europa. Numerosi artisti polacchi e stranieri vennero chiamati per adornare il palazzo e i regnanti si ispirarono al Re Sole, mecenate di bellezza, un “influencer” ante litteram ma degno per contenuti ed unicità. La sua emulazione fu uno stimolo che incentivò l’abbellimento della residenza sino a trasformarla in una piccola Versailles.

Entrata Residenza di Wilanów
Interni del palazzo

A dispetto dell’iniziativa suggerita dalla ricchezza francese, l’aspetto esteriore e la predisposizione degli interni poco hanno a che fare con il suo stile: basta un’occhiata alla facciata del palazzo per intuire una chiara vocazione italiana. La residenza di Wilanów è infatti ispirata al barocco toscano che rimanda all’ingegno di Augusto Locci. L’esterno è scandito da semi colonne corinzie e statue raffiguranti le virtù, spiccano inoltre numerosi bassorilievi che tramandano ad immagini le battaglie vinte contro i Turchi, un’iconografia strategica che rappresentava con orgoglio gli onori della casata. Anche l’interno conserva l’impianto voluto dall’architetto sul modello delle ville italiane: due grandi sale al centro e gli appartamenti reali ai lati. E’ possibile visitare gli interni e la Galleria del Ritratto polacco ospitata negli spazi di questa residenza dai tratti nostrani.

Immagine copertina: Parco Łazienki e il Pałac na Wodzie

Photo credits: Elena Bittante

Valencia, la città di Calatrava che non rinuncia al verde urbano

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Valencia è un mosaico urbano di tasselli antichi e moderni, una storia di incastri perfetti. Dalla pianificazione romana della sua fondazione nel II secolo a.C. ai capricci dei nostri tempi dell’archistar valenciano Santiago Calatrava. Una città dove spiccano cimeli di varie epoche, basta scrutare l’orizzonte dall’alto del campanile della Cattedrale il “Miguelete”, per notare lo sfavillio delle cupole blu, gioielli dell’eredità moresca, e contare le guglie gotiche degli edifici civili che si stagliano verso il cielo. Il rincorrersi dei secoli attraverso le forme eterogenee dell’architettura si coglie anche passeggiando per le vie del centro. Il dedalo di vicoli del “Barrio del Carmen” contrasta con le eleganti vie che si snodano dalla piazza del municipio, ricolme di ricami art nouveau, sino a giungere all’ “Eixample”, l’espansione moderna nella parte meridionale della città che affaccia verso il mare.

 Torre della Cattedrale 
Panorama della città, spiccano le tipiche cupole blu

Valencia ha una trama variegata, un’unione di stili legati da un verde urbano ricorrente, un’autentica città giardino con una spiccata vocazione alla natura. Lo capiamo ancora prima di arrivare leggendo la sua mappa: risalta una lunga area di verde pubblico che attraversa l’intera città e cinge la parte nord-est del centro storico. Si tratta dei giardini del Turia che sorgono sul vecchio letto dell’omonimo fiume, trasformato in parco pubblico negli anni ‘50. Questa strategia urbanistica venne pianificata a seguito di numerose inondazioni, il corso d’acqua simbolo di vita e humus di civiltà divenne una spada di Damocle per i residenti, alla quale si doveva far fronte. Il corso del Turia venne deviato e il vecchio alveo trasformato in un’arteria verde che oggi pulsa a tutte le ore del giorno con un continuo via vai di ciclisti, runners o di chi ama passeggiare lungo il suo percorso sinuoso. Un lungo itinerario di 9 km che parte dal bel panorama sulla città del “Parque de Cabecera” sino al polo della “Ciudad de las Artes y las Ciencias”.

Le eleganti linee dell’Umbracle, la passerella della Ciudad de las Artes y las Ciencias
Museo delle scienze Príncipe Felipe e il planetario Hemisfèric
Hemisfèric

Valencia, il terzo centro più grande della Spagna è una realtà dinamica che dissolve la frenesia e il caos metropolitano nei suoi angoli di pace. La città ospita altre numerose oasi come i “Jardines del Real”, chiamati dai valenciani “Los Viveros”. Un elegante parco dove l’arte incontra la natura, un invito ad attimi di relax tra palmeti e agrumeti, a differenza del dinamico Turia dove prevalgono il movimento e l’attività fisica.

Le statue del Jardines del Real

La pianificazione del verde pubblico valenciano fu negli anni ponderata e consapevole e questo eccellente esempio urbano contrasta con il progetto avveniristico di Calatrava, particolarmente contestato dai cittadini. Verso la “foce” del parco del Turia troviamo il suo regno, la città delle arti, delle scienze e per certi versi dell’azzardo a causa dei suoi costi esorbitanti pagati con le tasse dei valenciani. Nonostante le controversie rimane per tanti abitanti e per i turisti la “ciudad” dello spettacolo e dell’immaginazione soprattutto nelle giornate di sole quando il “Palau de les Arts Reina Sofia”, complesso delle arti,  rivestito di mosaici in ceramica traslucidi, brilla candido sotto il cielo azzurro delineandosi come un enorme scarafaggio, molto simile ad un’entità extraterrestre. Il polo ospita anche il museo delle scienze “Príncipe Felipe” e il planetario “Hemisfèric”, strutture armoniche di acciaio e vetro a contrasto della loro materia.

Palau de les Arts Reina Sofia

Il complesso appare come un’architettura organica d’avanguardia, una sintesi della tecnica che estremizza le forme della natura in strutture dall’apparenza aliena. La Città delle Arti e delle Scienze sembra un mondo surreale ma il progetto omaggia la realtà del creato, stile inconfondibile dell’architetto valenciano. In questo luogo la connessione alla natura è sempre presente, non solo negli intenti architettonici. Ne è l’esempio l’ “Umbracle”, una passerella di 320 metri ad archi parabolici che ospita un palmeto e numerose specie floreali. Nonostante i pareri contrastanti, questa cittadella è un progetto oneroso ma stupefacente che trasforma la periferia in un gioiello territoriale, abbracciato dal verde continuo di Valencia che sfuma al blu del mar Mediterraneo.

Il giardino dell’Umbracle

Immagine copertina: Museo delle scienze Príncipe Felipe e il planetario Hemisfèric – Ciudad de las Artes y las Ciencias, Valencia. 

Photo credits: Elena Bittante

Il castello di Lisbona, il più bel punto panoramico della città arroccato nella storia

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Quando visitiamo Lisbona abbiamo la sensazione di sentirci un po’a casa. Una città adagiata su sette colli come la nostra capitale e baciata dal sole delle nostre latitudini. Quando passeggiamo per il centro e per le vie abbarbicate sulle alture, avvertiamo una sorta di “atmosfera mediterranea” familiare, quella di una realtà che non affaccia sul nostro mare ma ne rivela qualche similitudine. L’aria salmastra che si respira è quella dell’Atlantico che non lascia dubbi alla sua posizione al confine d’Europa: Lisbona è adagiata sulle sponde del fiume Tejo a pochi chilometri dal grande e immenso blu che le diede fortune e possibilità. Un tempo la città fu volano per le scoperte geografiche che cambiarono il corso della storia e la concezione del mondo. Oggi resta devota al suo passato, un po’assopita nel suo vivere rilassato e dal fado, non è raro sentire le note delle sue malinconiche melodie passeggiando lungo i suoi larghi viali o nei vicoletti nascosti della città vecchia. A ricordare l’epoca d’oro delle conquiste e dei commerci, il castello de São Jorge, dal quale si gode uno dei panorami più belli della città.

Scorci sulla città tra gli anfratti delle mura del castello

Il castello de São Jorge e il suo panorama

Lisbona è nota per i suoi belvedere, i miradouros, come li chiamano i locali. Un tempo strategici punti di vedetta, oggi sono considerati aree privilegiate per godere di meravigliosi scorci sulla città e sul fiume che la lambisce. Il più famoso è quello del castello di São Jorge, nella parte più alta del quartiere di Alfama, la zona della città vecchia. Per arrivare al castello, il consiglio è quello di prendere il tram numero 28 in direzione Santa Luzia. Questo vecchio convoglio è molto più di un mezzo pubblico, è un’attrattiva cittadina puntuale ed efficiente. Lo sferragliare convulso di questi vecchi tram gialli segue il percorso più suggestivo della città e vi conduce nelle zone più belle dell’Alfama, una proposta per unire l’utile al dilettevole e godere di tutto il fascino di questo servizio d’altri tempi.

Tram numero 28 e la facciata della Cattedrale di Santa Maria Maior nota come il Sé de Lisboa

Dopo la fermata Castelo, si raggiunge l’entrata della fortezza in pochi minuti: vi troverete al cospetto di una delle più note roccaforti della storia portoghese. Le origini del castello de São Jorge risalgono al V secolo, venne fondato dai Visigoti per poi essere rimaneggiato ed ampliato dai Mori quattro secoli dopo. Ulteriori migliorie vennero effettuate dal primo re del Portogallo Alfonso Henriques che lo trasformò in residenza reale e rimase tale sino al XVI secolo per poi essere adibito a prigione.

Il vecchio punto di vedetta sulla città: in lontananza la piazza del Commercio che affaccia sul fiume Tejo

Il castello fu un punto strategico durante l’epoca d’oro del Portogallo, quella della supremazia nei mari di un mondo sempre più conosciuto. Quando Vasco da Gama tornò trionfante dall’India nel 1499, lo accolsero nell’area dell’Olisiponia dove oggi è possibile assistere ad uno spettacolo multimediale che racconta la storia della città. Il castello apre le porte alla storia con un pizzico di suggestione: nella Torre di Ulysses possiamo osservare Lisbona con un insolito sistema di specchi e schermi grazie al Periscopio. Proposte innovative che descrivono il suo animo, un affascinate mix tra l’antico e il moderno raccontato in modo anticonvenzionale.

Passeggiata lungo le mura del casello de São Jorge

L’attrattiva più bella del castello amata dai turisti e dai cittadini resta la passeggiata lungo il perimetro delle sue mura e nei giardinetti in stile arabo nei suoi cortili. Questi spazi di quiete non tradiscono l’influenza moresca che si ripropone anche nella struttura del castello e nei nomi che tutt’oggi lo descrivono. Nella metà del XI secolo i mori costruirono le mura in difesa della Kasbah (fortezza) per dominare tutta l’Alcazaba (cittadella). I vialetti che costeggiano il “Castelo” offrono diversi scorci che permettono di spaziare a 360 gradi sulla città: Lisbona si rivela ai nostri occhi come un puzzle imperfetto, una trama di tetti color ocra, palazzi moderni e scheletri del passato. Venne ricostruita quasi completamente dopo il terribile terremoto del 1755 che la rase praticamente al suolo. In prospettiva sud ovest si nota il ponte 25 de Abril, prodigio della tecnica ingegneristica che assieme al ponte Vasco da Gama, più a nord est rispetto al castello, tagliano il corso del fiume Tejo.

Il panorama sui tetti ocra della città, caratteristica tipica dell’edilizia di Lisbona 
Vista sul fiume Tejo e il ponte 25 de Abril in lontananza

Dalla panoramica di São Jorge è facile riconoscere i quartieri della città: spiccano il Chiado, il Barrio Alto, il quartiere di Graca e a poca distanza il dedalo delle viette dell’Alfama che si snodano sotto le mura del castello. Anche quest’ultimo toponimo rivela la sua origine araba: Alfama deriva da Al-Hamma, che significa sorgenti calde. Dall’alto del castello e dalle altre numerose miradouros, si ha una visione d’insieme della città: una miriade di tetti che nascondono mille storie e significati, trama di un’esistenza non sempre dorata. Lisbona è una capitale rilassata e allegra, a tratti malinconica alla ricerca del suo passato glorioso, aggrappata all’Europa e proiettata verso altri lidi.

Immagine copertina: dettaglio delle mura del castello de São Jorge

Photo credits: Elena Bittante

 

“DIAMO UN CALCIO ALLA VIOLENZA – #MAIPIUSOLA”, tutti in campo per sostenere le donne

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Lo sport può trasformarsi in un catalizzatore di entusiasmo e diventare un volano per le possibilità, se poi sono presenti anche un pallone, un campo da calcio e un buon intento come obiettivo allora fa battere all’unisono persino i cuori bianco-celesti e giallo-rossi sotto la stessa casacca, quella del torneo di beneficenza contro la violenza sulle donne, organizzato da UGL Roma e Lazio in collaborazione con i volontari del progetto di Servizio Civile “Causa del decesso: LASCIATA SOLA”.

Si è svolto ieri pomeriggio il torneo di calcetto a scopo benefico “DIAMO UN CALCIO ALLA VIOLENZA – #MAIPIUSOLA”, presso il centro sportivo Fortitudo di Roma. Una bella iniziativa all’insegna del divertimento sotto il cielo terso di una tipica ottobrata romana. Tre campi, due gironi e un obiettivo: raccogliere fondi da destinare alla Casa Famiglia “Mater Divini Amoris”, Congregazione Figlie della Madonna del Divino Amore di Roma a sostegno delle donne vittime di violenza e delle loro famiglie/figli.

Calciare forte il pallone”, una metafora sportiva che sintetizza lo scopo della manifestazione e che si traduce in atto sul campo. Un’occasione per creare condivisione e annullare le differenze: parlamentari, operatori del terziario, del secondario e ragazzi del servizio civile si sono sfidati in squadre miste da cinque partecipanti, uomini e donne uniti e coesi pronti a difendere l’area e a giocare d’attacco. Grinta e passione i comuni denominatori per tutti, entusiasti timonieri della manifestazione l’On. Claudio Durigon, Deputato della Lega, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali nonché ex Vice Segretario Generale dell’Ugl, l’On. Francesco Zicchieri, coordinatore della Lega laziale e Fabrizio Santori, dirigente regionale della Lega – Salvini Premier.

Un evento sportivo che si propone come il primo dei tanti capitoli di una storia di solidarietà dedicata alle donne. Il prossimo 25 novembre, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, una delegazione farà visita alla casa famiglia “Mater Divini Amoris” per devolvere l’intero ricavato della giornata ma soprattutto per portare il messaggio di chi ieri era presente, in campo e sugli spalti, di chi desidera esserci e ci sarà per sostenerla, delle persone che portano quotidianamente un sorriso e spendono una parola di conforto, di coloro che stringono la mano e di chi calcia un pallone. Chiunque può esserci.

Rijksmuseum di Amsterdam: i toni freddi dell’autunno olandese si scaldano con le sfumature di Rembrandt, maestro della luce

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La capitale sull’acqua accoglie anche i viaggiatori in cerca di un grand tour moderno a caccia delle meraviglie dell’arte, non solo trasgressioni. Ad Amsterdam troviamo il Rijksmuseum, uno dei maggiori musei europei. Dopo il suo ultimo restauro terminato nel 2013, ha aperto le sue 80 sale in grande stile: quattro piani per un viaggio nella storia dell’arte olandese, con digressioni asiatiche. Quest’ultima ala espositiva comprende opere provenienti da Cina, Giappone, Indonesia, India, Vietnam e Thailandia, dal 2000 a.C. fino ai giorni nostri. Un incontro di stili che non offuscano le opere del grande artista orgoglio olandese, Rembrandt.

I giardini del Rijksmuseum

 

Il Rijksmuseum, perché è tra i migliori d’Europa

Il Rijksmuseum è tra i più noti di Amsterdam, nonchè uno tra i più rinomati di tutta Europa e del mondo. Una visita obbligata per i pionieri dell’arte ma anche una valida proposta per chi cerca riparo dal freddo o dalla pioggia dell’autunno dei Paesi Bassi. Un incontro inatteso con l’arte che può risvegliare una passione sopita o mai rivelata perché questo museo è molto più di un’esposizione ma una proposta innovativa e interattiva. L’ultimo restauro (dal 2003 al 2013, costato 370 milioni di euro) l’ha reso un percorso cronologico perfetto che si addentra nella creatività olandese della sua storia dell’arte dal Medio Evo fino al XX secolo.

Estate, Jan van Goyen, 1625

 

La sua collezione conta 1 milione di pezzi dei quali circa 8mila sono in mostra. Un’esposizione che vanta numerosi nomi del firmamento artistico mondiale, soprattutto le personalità di spicco del ‘600 olandese, epoca d’oro per la produzione artistica del paese.  A primeggiare sono le opere immortali di Harmenszoon van Rjin Rembrandt.

I sindaci dei drappieri, Rembrandt, 1662

 

Le meraviglie di Rembrandt: tour dedicati e mondo virtuale. Il Rijksmuseum è un museo smart

Passeggiata lungo i canali

 

La produzione olandese del 1600 è un mondo a sè e per capirla e apprezzarla pienamente vale la pena vivere la dimensione cittadina che oggi come allora vive in simbiosi con l’acqua, quella malinconica dei suoi canali e delle nuvole fitte sopra le sue case. Per questa ragione si propone Rijksmuseum come meta del secondo giorno della vostra vacanza ad Amsterdam, quando vi sarete un minimo ambientati con la realtà cittadina. I quadri di Rembrandt sono un’antitesi perfetta al mondo esterno che li accoglie, risplendono nelle loro cornici come una visione salvifica e luminosa. La ricerca della luce vibrante è una costante nelle sue opere e ricorda ai nostri occhi allenati alla meraviglia italiana, i dipinti di Caravaggio. L’artista olandese a differenza del suo “contemporaneo”, la usa con meno esasperazione ricreando delle scene meno drammatiche, incredibilmente calde e coinvolgenti. Si potrebbe passare ore davanti all’opera più famosa del museo: La Ronda di Notte, uno dei capolavori di Rembrandt esposti al Rijksmuseum. Si centellinano gli attimi al suo cospetto e si rivede innumerevoli volte in digitale. La vocazione alla storia dell’arte di questo museo non preclude le eccellenti tecnologie del presente: è possibile scaricare liberamente dal sito 225mila foto in alta risoluzione delle opere della sua collezione. Questo enorme progetto di digitalizzazione condivide l’arte con un linguaggio 2.0 e attira l’attenzione di molti giovani.

Dettaglio di La Ronda di Notte Rembrandt (La Compagnia di Frans Banning Cocq e Willem van Ruytenburch), 1642

 

Per chi desidera visitare direttamente le opere di Rembrandt il Rijksmuseum offre inoltre la possibilità di seguire tour tematici. Il Rembrandt Tour per esempio è un’occasione unica per approfondire la conoscenza della vita del pittore olandese e affacciarsi alla realtà del XVII secolo. E’ possibile partecipare ai tour in inglese tutti i giorni dalle 15 alle 16, mentre per la visita guidata in italiano serve effettuare una prenotazione apposita. Se siete interessanti a scoprire le opere maggiori, il museo organizza due tour al giorno. Anche in questo caso si consiglia la prenotazione.

Immagine copertina:  La Ronda di Notte Rembrandt (La Compagnia di Frans Banning Cocq e Willem van Ruytenburch), 1642.

Photo credits: Elena Bittante

 

Riforma pensioni, Salvini a Boeri: “No alla quota 100? Dimettiti e candidati”

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Tito Boeri diffida della “quota 100” proposta da Matteo Salvini per riformare la legge Fornero sulle pensioni. Secondo il presidente dell’Inps la sua attuazione rischia di portare ad un aumento del debito pensionistico di 100 miliardi di euro penalizzando soprattutto giovani e donne. Il leader leghista non temporeggia e replica: “Dimettiti e candidati”.

Boeri, oggi in audizione alla Commissione Lavoro della Camera, difende la legge Fornero. Il giudizio del dirigente non lascia intravedere differente interpretazione: il ripristino della cosiddetta “quota 100” rischia di minare alla base la solidità del sistema pensionistico e di trasformarsi in un ulteriore fardello sulle spalle dei giovani italiani avvantaggiando solo gli uomini con redditi medio alti e i dipendenti pubblici.

Un punto di vista agli antipodi rispetto agli intenti del governo giallo-verde che considera la proposta come una finestra di possibilità grazie al turnover dei posti di lavoro che comporterebbe la sua attuazione.

Immediata la risposta del ministro degli Interni: “Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni. Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti più grandi di questo governo“.

Credito: Zicchieri (Lega), “Abolire lettera ‘R’ della Riforma Bassanini, l’intermediazione obbligatoria dei Confidi limita l’accesso al credito delle PMI”

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Il Vicepresidente del Gruppo Lega alla Camera dei Deputati Francesco Zicchieri anticipa il progetto del partito che punta a snellire la procedura dell’accesso al credito incentivando così la ripresa delle piccole e medie imprese su scala nazionale. Una proposta rivolta a tutte le volenterose realtà che riscontrano difficoltà ad ottenere i fondi necessari per crescere, svilupparsi e creare nuova occupazione. La lettera “R” della Riforma Bassanini implica l’intermediazione obbligatoria dei Confidi, acronimo di “consorzio di garanzia collettiva dei fidi”, associazione che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziamenti per lo sviluppo delle attività economiche e produttive.

“Il credito è un volano fondamentale per la crescita del Paese. Per favorirne la ripresa, è indispensabile che le micro, piccole e medie imprese possano usare liberamente tutti gli strumenti esistenti: per questo la Lega presenterà una proposta di legge per abolire la Lettera ‘R’ della Riforma Bassanini, una norma scritta più di vent’anni fa che alcune Regioni stanno utilizzando per impedire alle MPMI l’accesso diretto al Fondo Centrale di Garanzia ed obbligarle a rivolgersi ai Confidi”.

“La Lettera ‘R’ permette alle Regioni di escludere o limitare la garanzia diretta del Fondo Centrale di Garanzia sul credito, a favore delle controgaranzie rilasciate dai Confidi. Una norma anacronistica, perché pensata prima dell’avvio effettivo del Fondo stesso, e che all’epoca aveva ragione di esistere perché alla garanzia del Fondo non era ancora stata riconosciuta la ponderazione zero. Ma oggi la disposizione rischia di avere effetti dirompenti sull’accesso al credito per le imprese, in particolare per quelle di minori dimensioni, soprattutto con l’entrata in vigore dal primo gennaio 2017 del principio contabile dell’IFRS9”.

“È infatti del tutto evidente – continua – che introdurre l’obbligo di intermediazione da parte di un terzo soggetto non può che allungare i tempi e incrementare i costi dei finanziamenti. Anche perché costringe le imprese a passare per la strada meno conveniente: la garanzia pubblica diretta ha commissioni inferiori, gratuite per il Mezzogiorno e per l’imprenditoria femminile e giovanile. Ed è a ponderazione zero, cioè non necessita l’accantonamento dell’80% del finanziamento da parte dell’istituto di credito”.

“L’unico vero risultato che ottiene la Lettera ‘R’ – spiega ancora l’onorevole Zicchieri – è dunque quello di favorire i Confidi, in primis i soliti noti – tra cui, per altro, più di qualcuno sull’orlo del default – che così si vedono assegnare un monopolio di fatto. Sarà per questo che a esercitare il diritto previsto dalla Lettera ‘R’ sono state soprattutto le amministrazioni regionali di sinistra: l’ultima è stata l’Emilia Romagna, che si è unita da pochi giorni a Toscana, Abruzzo, Marche e Friuli Venezia Giulia. Ma sono proprio i dati sul credito di queste Regioni a mettere in allarme: i finanziamenti sono diminuiti, mentre il costo – anche a causa delle spese legate alla garanzia dei Confidi – è aumentato notevolmente, così come si sono allungati i tempi di erogazione. Ad esempio, in Toscana, dove i Confidi hanno un accesso esclusivo al Fondo, l’importo medio dei finanziamenti garantiti è crollato a 67mila euro, il valore più basso d’Italia e meno della metà della media nazionale. Un esempio da seguire potrebbe essere invece quello della Regione Veneto, dove l’assessore regionale allo sviluppo economico della Lega Roberto Marcato ha adottato una misura estremamente efficace: l’attuazione di una Sezione speciale regionale sul Fondo di garanzia per incrementarne le risorse a disposizione a vantaggio delle micro, piccole e medie imprese venete di qualsiasi settore produttivo”.

“La cancellazione delle disposizioni previste dalla Lettera ‘R’ – conclude il vicepresidente dei deputati della Lega – permetterà comunque di eliminare una volta per tutte il problema, rimuovendo uno dei principali ostacoli all’utilizzo del Fondo Centrale di Garanzia da parte delle imprese e impedendo alle Regioni di soffocare il credito alle PMI per favorire vecchie logiche corporative”.

I quartieri di Cagliari, quattro sfaccettature di un gioiello mediterraneo

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Cagliari, un quarzo luminoso incastonato nella pietra grezza. La città spicca dalla terra brulla della sua isola e ammalia all’istante chi arriva dal cielo ma soprattutto chi giunge dal mare. Adagiata sulle alture dell’omonimo golfo, la città confonde l’occhio con un susseguirsi di edifici dal basso verso l’alto, solo la grande cupola della cattedrale orienta la sua cima coronandola come una splendida regina del Mediterraneo. Basta un giorno e quattro mete per scoprire tutto il suo fascino visitando i suoi quartieri.

Vista sui tetti del quartiere Marina e sulla realtà industriale della periferia

Cagliari, Kàralis, il capoluogo della Sardegna è spesso considerata meta di transito per le idilliache località balneari di questa perla del mare nostrum, eppure è molto più di un porto di passaggio. Città dalle tante identità e marinara per tradizione, si rivela un camaleonte urbano. Ci si orienta velocemente passeggiando per le sue vie, lungo il saliscendi dei suoi colli che la trasformano in un sinusoide di avanscoperta. Via terra o via mare ci si addentra inizialmente al quartiere Marina che vive del suo porto, si sale verso Stampace con le sue rovine antiche, sino a giungere alla cima nella zona medievale di Castello, vedetta della città, per poi riscendere a Villanova, sorpresa inaspettata che cambia nuovamente registro architettonico lungo le sue viette colorate dove si racchiude la tradizione delle arti e dei mestieri.

Barbiere nel quartiere di Villanova

Marina

Via del quartiere Marina e il campanile di S.Eulalia

Il quartiere di Marina si perimetra in un quadrilatero che affaccia sul porto. Quintessenza mediterranea ne rivela le principali caratteristiche, compreso il profumo della sua cucina che stordisce i sensi lungo le sue vie che per disposizione ricordano un castrum romano. “Cardine” della zona e della buona tavola è via Sardegna dove potete trovare l’intero panorama della cucina sarda e delle sue prelibatezze di mare. Marina è lineare nelle forme ma eclettica nell’intrattenimento. Si parte dalla passeggiata di via Roma che corre a fianco del porto nel lato sud ovest del quartiere con i suoi eleganti portici e palazzi tardo ottocenteschi, eredità sabauda della città. Lungo la via affacciano il Palazzo Civico e il Palazzo della Regione, voce fuori dal coro per le sue linee moderne adornato con le sculture di Costantino Nivola. Degna di nota è la chiesa di Sant’Eulalia che nonostante la sobria apparenza esterna in stile gotico catalano, racchiude nel suo ipogeo un’area antichissima. Sul retro della chiesa si accede al Museo del Tesoro di S.Eulalia e agli scavi archeologici dove è possibile visitare i resti di edifici romani e di strade lastricate.

Stampace

Chiesa dei Cappuccini e le rovine dell’Anfiteatro romano

Il quartiere di Stampace si sviluppa in pendenza tanto da essere suddiviso tra “Stampace alta e bassa” a partire da via Azuni, la popolare strada nota per il suo passato di gare equestri. Questa zona è un salotto cittadino scrigno della sua storia antica. Dopo aver sostato in uno dei piacevoli locali di piazza Yenne, adornata da eleganti palazzi dell’800 e vegliata dalla fiera statua del re Carlo Felice in foggia romana del 1827, potete inoltrarvi nella via dello shopping Vittorio Emanuele II in direzione est oppure verso ovest alla scoperta dell’animo antico del quartiere. Qui si trovano l’Orto Botanico e le suggestive rovine dell’Anfiteatro romano e della villa di Tigellio. Segue la necropoli di Tuvixeddu, un lungo percorso che si addentra nell’antichità dagli insediamenti punici all’espansione della Roma antica. Per un tuffo nella storia meglio servirsi dei mezzi moderni: l’autobus numero 8 transita da piazza Yenne e ferma nei punti d’interesse, ideale per snellire i tempi e bypassare le pendenze, piuttosto impegnative in quest’area della città.

Castello

La cupola della Cattedrale S.Maria e i palazzi ottocenteschi di Castello

Il colle di Castello dove è appollaiato l’omonimo quartiere, oggi come allora è il punto di vedetta della città. Questa è la parte più alta di Cagliari, imperdibile per le sue mete d’interesse storico culturale come la Cattedrale di S. Maria a Piazza Palazzo. Di impianto medievale descrive lo stile romanico-pisano-lucchese nella facciata rimaneggiata nel 1933, dai cagliaritani considerata “sa Seu”, “la Sede”, un punto di riferimento imprescindibile. Al suo interno non perdete il Santuario dei Martiri che sotto la chiesa accoglie i visitatori in tre cappelle scavate nella roccia e adornate in stile barocco da marmi policromi.

Cattedrale di S.Maria 
Balaustra e dettagli marmorei del Santuario dei Martiri

Il quartiere ospita la cittadella dei musei, prestigioso angolo di arte e storia dove spaziare dalle collezioni della Pinacoteca nazionale a quelle del prestigioso Museo archeologico nazionale che custodisce i cimeli del passato isolano, un percorso che parte dal Neolitico e arriva sino all’età altomedievale. Per gli amanti della pittura e della scultura, i giardini pubblici ospitano la Galleria comunale d’Arte con le opere dei più famosi artisti sardi del ‘900.

Bastione di S.Remy 

A delineare il punto più basso e quello più alto del perimetro della cinta bastionata che circonda il quartiere (eretta nel 1217 dai toscani e rafforzata nei secoli dagli spagnoli e dai piemontesi), le due torri del ‘300 simbolo della città: quella dell’Elefante che segnalava l’ingresso alla parte più bassa e di S.Pancrazio che svetta nel punto più alto della città, in gara perenne con la cupola della Cattedrale. Perdetevi nelle vie strette del ghetto e sbucate negli ampi belvedere di Castello da dove si possono scorgere diverse prospettive di Cagliari. Dalla parte est del porto all’affaccio verso ovest, un divenire urbano che ammanta il territorio. Case e palazzi corteggiano anche le alture circostanti senza arrivarne alla cima, contornano lo stagno di Molentàrgius, le saline, si delineano a ridosso della spiaggia del Poetto e infine sfumano come un miraggio verso Quartu Sant’Elena. Il quartiere di castello, “Casteddu”, un tempo era posizione strategica per sorvegliare gli arrivi dal mare, oggi offre postazioni ideali dove comprendere la stratificazione cittadina e la simbiosi con l’ambiente marino che la circonda, un puzzle che include anche tasselli di modernità grossolana con edifici che stonano con il paesaggio, eredità della distruzione post guerra. Imperdibile uno sguardo dal Bastione S.Remy (1899- 1902), meta identitaria della città che collega il quartiere di Castello a quello di Villanova.

Villanova

Le vie coloratissime di Villanova

E’ facile intuire dal nome la storia di questo quartiere: “città nuova”, l’espansione di Cagliari verso la campagna. La parte più caratteristica di questa zona si trova alle “pendici” del colle Castello, dove si snodano le sue viette dalle case basse e multicolore. Guardatevi attorno e alzate lo sguardo, noterete la cura meticolosa dei dettagli. Quest’area cittadina racchiude la vocazione “rurale” che si descrive poeticamente nella sua edilizia discreta rispetto alle grandi mura e i bastioni della storia che campeggia sopra la loro testa ma con un estro creativo degno di nota. Sembra di essere catapultati in un’altra città, con le case basse e uniformi distinte dai particolari dei suoi balconi-giardino che abbelliscono l’intera via. A prevalenza residenziale, la zona ospita anche alcune botteghe artigiane, magnifiche nella loro dimensione atemporale. Questo quartiere pittoresco si distingue anche per le sue chiese a testimonianza della dominazione spagnola della città: la chiesa di S.Giacomo che conserva ancora lo schema catalano a navata unica con “capilla mayor” e il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, anche questo luogo di fede ripropone una struttura in stile catalano aragonese.

Immagine copertina: quartiere di Stampace.

Photo credits: Elena Bittante

L’Avana Vecchia: le quattro piazze del centro storico, tasselli di un mosaico a colori

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Una passeggiata per le vie del centro storico dell’Avana è una maratona sensoriale. I colori si susseguono vibranti, valorizzano le case altolocate e animano gli spazi dismessi del passato coloniale. Anche le crepe del loro intonaco diventano una fantasia astratta, trama di un’affascinante fatiscenza urbana esaltata dalla luce caraibica. L’eco della musica dal vivo è colonna sonora della città e rimbomba in ogni dove seguendo il ritmo perfetto di suonatori incalliti. Persino quando pensate di rilassarvi in un locale e riposare i sensi, arriva pungente l’odore della menta fresca a confondervi l’olfatto, prima di essere immersa in bicchieri ghiacciati traboccanti di mojito che accenderanno il vostro tatto e gusto. Un turbinio di piacevoli sensazioni in simbiosi con il vortice dei ventilatori sopra le vostre teste, l’autunno e l’inverno caraibico sono agli antipodi dalle nostre consuetudini.

Gli artisti di strada con i loro strumenti e il tipico violoncello
I locali nelle vie della Ciudad Vieja

 

La Habana Vieja è un susseguirsi di sensazioni ed emozioni. Incredibili fasti si alternano a caseggiati fatiscenti, un quadro affascinante di inspiegabile e armonica bellezza. Un ossimoro architettonico che quasi per paradosso viene considerato uno scrigno inestimabile: racchiude la più bella e ricca edilizia di tutte le Americhe. La città vecchia conta più di 900 edifici di rilevanza storica, imbellettati dai fronzoli barocchi o modellati dalle linee sofisticate dell’art decò. Ogni angolo e pertugio della Habana Vieja racconta una storia, c’è da perdersi nel suo dedalo per l’urbanistica contorta e per la suggestione continua. Una valida strategia per orientarsi è individuare sulla mappa le quattro piazze principali: Plaza de la Catedral, Plaza de Armas, Plaza Vieja e Plaza de San Francisco de Asís. I tasselli più grandi di un mosaico tutto da scoprire.

Le vie coloratissime della Ciudad Vieja
La Bodeguita Del Medio, locale storicamente frequentato da Hemingway

 

Le quattro piazze principali dell’Avana Vecchia

Plaza de la Catedral, a sinistra Casa de Lombillo

 

La Plaza de la Catedral è un elegante salotto cittadino circondato da edifici del 1700. Si apre ai visitatori come uno splendido palcoscenico dove ammirare la cattedrale barocca de San Cristóbal de la Habana. Una tappa del credo cattolico che affascina anche i cercatori d’arte e meraviglie: la sua facciata si descrive in un rincorrersi di dettagli minuziosi che quasi affaticano l’occhio, a contrasto dei due evidenti campanili laterali di altezze diverse. La chiesa venne costruita dai Gesuiti nel 1748 e i lavori vennero terminati nel 1787, anno che coincise con la creazione della diocesi dell’Avana. Grazie a questa coincidenza, la chiesa venne elevata a rango di cattedrale e oggi è la più importante di tutte la Americhe. Al suo fianco troviamo la Casa de Lombillo del 1741, un tempo sede dell’ufficio postale. A testimoniare la sua storia, è ancora funzionante la cassetta delle lettere, un mascherone in pietra incastonato nel muro, una “bocca della verità” caraibica non solo ornamentale. La piazza ospita un magnifico quadrilatero irregolare di palazzi storici come il Palacio de los Condes de Casa Bayona del 1720, sede del Museo de Arte Colonial e il Palacio de los Marqueses de Aguas Claras del 1760 che ospita il rinomato Restaurante Paris.

Le imponenti mura del Castillo de Real Fuerza

 

La Plaza de Armas è la più antica dell’Avana e risale al 1520, poco dopo la fondazione della città. Il suo nome, “Piazza d’Armi”, rimanda alle esercitazioni militari che si svolgevano del XVI secolo, un toponimo che lascia intuire la vicina presenza del Castillo de Real Fuerza, una delle mete più note di tutta la città. La fortezza si erge imponente a lato della piazza, protetta da un fossato navigabile. La sua posizione rivolge verso il mare, punto strategico che descrive la sua funzione di vedetta nella storia, oggi sede del Museo de Navegación. Attraversiamo la piazza per visitare il Museo de la Ciudad, nel Palacio de los Capitanes Generales del 1770, un almanacco a due piani che racchiude le tappe della storia cubana del XIX secolo. I salotti della magnificenza coloniale ospitano cimeli e fotografie di repertorio come la testimonianza su pellicola dell’affondamento della corazzata statunitense Maine nel porto della città nel 1898. Dopo la visita rilassatevi all’ombra delle palme reali su qualche panchina nel giardino al centro della piazza, oppure sfogliate i libri delle bancarelle che la costeggiano, un’alternativa alla complicata ricerca di una connessione wireless.

Museo de la Ciudad, Palacio de los Capitanes Generales

 

Un viaggio all’Avana è storia e relax pre 2.0, è il piacere delle piccole cose e delle sensazioni sopite come odorare il profumo di cocchi appena aperti, dei sigari ardenti, dell’odore di benzina e quello del mare che si esalta sempre più in Plaza de San Francisco de Asís situata di fronte al porto dell’Avana. Realizzata nel XVI secolo per l’attracco dei galeoni spagnoli che facevano tappa nella tratta dalle Indie alla Spagna, include la maestosa chiesa barocca di San Francisco de Asís che oggi apre le porte del suo monastero convertito a sala concerti, tra i migliori di musica classica della città.

Plaza de San Francisco de Asís con la sua chiesa barocca 
Plaza Vieja e i suoi edifici art nouveau restaurati

 

Arriviamo alla quarta piazza, Plaza Vieja, la più eclettica di stili. Il barocco cubano, gusto ricorrente nella Ciudad Vieja, incontra in questo spazio l’estro art nouveau che richiama il genio creativo di Gaudí. Durante il regime di Batista, la piazza ospitò un parcheggio sotterraneo che ne aveva snaturato le forme. Venne restaurata nel 1996 e portata all’attuale splendore. Plaza Vieja è solo uno degli esempi virtuosi di conservazione e valorizzazione della città vecchia dell’Avana. La tutela di questo patrimonio architettonico si deve all’Oficina del Historiador de la Ciudad che dagli anni ‘70 riqualifica e valorizza il centro storico dell’Avana, un’azione strategica che ottimizza anche parte dei proventi del turismo. Una passeggiata per le sue piazze e le sue vie è un elogio alla bellezza reso possibile dall’impegno e dalla volontà dell’associazione che ha tamponato e arginato gli squarci degli scempi urbanistici di decenni. Si parte dalle quattro piazze principali per addentarsi in un dedalo a colori, suoni e profumi, un viaggio dei sensi.

 

Come arrivare all’Avana

Voli diretti da Milano Malpensa e da Roma Fiumicino gestiti da Blue Panorama Airlines e ai collegamenti Cubana de Aviaciòn da Roma Fiumicino. Alitalia effettua voli diretti da Roma Fiumicino.

Immagine copertina: Plaza de la Catedral e cattedrale barocca de San Cristóbal de la Habana.

Photo credits: Elena Bittante

Elena Bittante
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