“Nudi in spiaggia” e il ritorno ad una primigenia autodeterminazione. Intervista agli Era505.

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Si fa strada nella musica senza alcun intento di sfida l’esortazione di Flavio Guarasci e Pietro Cencioni , le due voci del gruppo Era505, col nuovo singolo “Nudi in spiaggia” disponibile in tutte le piattaforme digitali da maggio 2022.

Due ragazzi romani che, sebbene giovanissimi, dimostrano già di possedere uno sguardo maturo che riesce a proiettarsi oltre le dinamiche del reale per analizzarle con una saggezza che il più delle volte non sembra essere propria di un’età poco avanzata. Al fine di comprendere, più o meno dettagliatamente, gli ingranaggi del contesto sociale del momento sempre più ingabbiato in una libertà negata, oppressa, o forse mai davvero vista, percepita o riconosciuta.

“Ci siamo conosciuti durante il primo anno di liceo, tra i 13 e i 14 anni. Ci è voluto davvero poco tempo per scoprire che entrambi coltivavamo l’amore per una scrittura di tipo poetico – che appuntavamo diligentemente sui nostri quaderni- e per la musica rap. Poi, quasi come per gioco, abbiamo comprato un microfono in comune che tenevamo a casa mia per registrare qualcosa. Il nostro inizio è stato questo.”- ci racconta Pietro Cencioni, con il pieno assenso del fedele collega, Flavio Guarasci.

Tra ragazzini è un attimo scavare l’uno nell’altro facendo emergere armonie concordi e comunanze di vedute. La stessa cosa potrebbe dirsi per una convergenza di orizzonti che molto spesso invece, irraggiungibili, fanno perdere qualsiasi senso dell’orientamento. Sono stati sia vicini che distanti Pietro e Flavio, disciolti ognuno nella propria vita per qualche anno per rintracciarsi ancora, poi, durante il periodo della pandemia. Un periodo che sembra aver diviso molte esistenze, ma che nel caso specifico ha ricongiunto un’amicizia che si è elevata, sbocciando ancora nella speranza di preservare insieme un sogno comune.

“Ci siamo ritrovati, dopo un temporaneo distacco, ad essere sempre e comunque un duo ma con aspirazioni più grandi. Prima ci piaceva usare gli pseudonimi Zenit e Offmann –retaggio della nostra radicata passione per i videogames- ma nel dicembre 2021 abbiamo inaugurato il gruppo Era505. <<Era>> in omaggio al tempo che abbiamo trascorso insieme, <<505>> perché richiama l’ SOS che scherzosamente ci piaceva mettere alla fine delle parole che scrivevamo”.

Analogie visive e tempo in un solo nome con un esordio che fa già eco ad una libertà non tanto persa, quanto consumata dalla nostra epoca. Senza licenziosità, “Nudi in spiaggia” è il primo brano ufficiale del gruppo che per formazione professionale è cresciuto col rap romano underground e con le sue tipiche strutture metriche per poi virare, pur conservandone le origini, al canto con l’aggiunta di una cadenza pop soprattutto nella realizzazione del ritornello. Rimane ancorato a questo modo di fare musica, il concetto di “urban” perché…

“Urban, in fin dei conti, è ciò di cui parliamo. L’intera canzone è nata dall’idea di inseguire i sogni di oggi tra viaggi e la voglia di rincorrere strade di città sempre più grandi. Non a caso la canzone inizia menzionando due capitali europee. Volevamo rappresentarci come due giovani che girano per il mondo, una rappresentazione che poi si è tramutata in un’allegoria di libertà, presentata così come potremmo percepirla noi ventenni”.

E’ come riportare l’ago al nord, le lancette dell’orologio all’ora esatta. Quando tutto va avanti e niente si trasforma nell’amorfa routine di vite tutte uguali, è difficile sentire ancora quella <<chiamata a sé stessi>>. Ancor più tormentata l’idea di abbassare la guardia e di cedere a quel richiamo senza inibizioni che ci invoglierebbe ad abbandonare i nostri doveri disattendendo le aspettative degli altri, lasciando quel lavoro a metà.

Per scappare in una spiaggia lontana con la nudità delle sacre scritture, della genesi dell’uomo nato così senza veli. Per spogliarsi delle costrizioni punitive, delle sovrastrutture, dei vestiti, del freddo e del caldo, dai sentimenti di fatica, affrancati finalmente dai doveri e dalle imposizioni di tutto ciò che non ci appartiene per gridare al sole delle rive e al rumore del mare che noi siamo più di quello che ci impongono, più di quello che ci vogliono far essere. Per rammentare al mondo che il nostro pensiero va al di là di ideologie preconfezionate. Per una nudità da vedere come un necessario, temporaneo disimpegno da ricercare in quei luoghi che per antonomasia sono considerati tra più ampi e bianchi di sole.

“La libertà per noi significa uscire dalla routine della scuola, dell’università, del lavoro. Non per rinnegarli, non per non affrontarli, ma per garantirci all’interno di una vita spesso piatta quei due, tre momenti solo nostri. Prosciogliersi dalle richieste della società, dall’obbligo di ciò che sei costretto a dare e di ciò che sei costretto ad accettare”.

Una metafora non di sfida ma di esortazione, senza spregiudicatezza o violenza per legarsi anche al riconoscimento di identità ancora tenute in disparte e in imposto silenzio in riferimento alla comunità LGBT e a tutte quelle voci che ancora non hanno ascolto. La rinascita dell’individualità e la serenità di un <<abbandono a sé stessi>> senza alcun senso di colpa e senza alcun timore di un giudizio negativo.

Determinante, tra le varie clip del video, la presenza di manichini in piedi in riva al mare. Tante sagome uguali, senza espressione, senza alcun tratto distintivo; senza occhi, labbra, bocca, senza orecchie: ombre che non interagiscono con l’esterno, oggetti tutti appartenenti allo stesso lotto di produzione in serie, non identificabili.

“L’idea dei manichini ci ha aiutato a non metter su il classico videoclip da festa in spiaggia con birre alla mano e musica in sottofondo – affermano Pietro e Flavio – Ci ha permesso di esprimere visivamente le nostre intenzioni. Quei modellini antropomorfi non rappresentano la solitudine, ma dei <<fantocci>> inseriti all’interno del sistema, gli omologati, gli anonimi incastrati in contesti sociali che oggi più che mai mirano ad uniformare le coscienze”.

E’ possibilità o sogno? Pretesa o diritto? A questa domanda, gli Era505 rispondono così:

“La nostra idea è ovviamente utopica ma vuole riferirsi a tutte le realtà sociali che mirano a plasmare le persone, ad orientarle in un determinato modo, a manipolarle. Lo sperimentiamo ogni giorno nella nostra pelle. La società odierna, ad esempio, ci impone raggiungere un sogno a cui vorremmo dedicare nostra intera vita non prima di esser stati capaci di procurarci autonomamente i mezzi per raggiungerlo. Per coprire le spese che stanno alla base di ogni nostro progetto stiamo facendo altri lavori, stiamo scendendo a patti con la società escogitando dei compromessi che ci permettano di concretizzare il nostro sogno della musica”.

A volte basterebbe non rispondere ad una di quelle famose chiamate importanti per sentirsi liberi, o lasciar passare quel treno che ci avrebbe condannato ad una destinazione infelice che non avremmo mai desiderato. Non è un rammarico quello di essere agenti sociali attivi, di lavorare per i propri sogni, di spendersi in un contesto che richiede sforzi ulteriori mettendo a volte la nostra volontà da parte. Non è una denuncia, ma un invito ad aprirsi al diritto di essere liberi e lasciare che la realtà rimanga la nostra gavetta per poter dire, richiamando la canzone, “sto risparmiando forte per sognare in grande”; per comprare il posto e il riconoscimento che spetta alla nostra identità.

Link alla canzone e invito all’ascolto: https://www.youtube.com/watch?v=6IawNeXaqRo

di Ginevra Lupo

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