La cultura che (non) ti aspetti

Iconoclast(olt)i

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Solo pochi mesi fa, il pensiero unico si mobilitava contro Indro Montanelli (o forse, sarebbe meglio dire contro le sue raffigurazioni). Ora che molti dei burattini che si sono lasciati muovere ne hanno forse perfino scordato le fattezze, conviene spendere due parole sul caso.

Additare un individuo della statura di Montanelli come maschilista, sessista e razzista a distanza di ben 19 anni dalla sua morte è già di per sé riprovevole, specie poi se questa contestazione viene fatta prendendo in esame una singola fattispecie, avulsa dal contesto storico e culturale.
D’altronde, non c’è da stupirsi se, di questi tempi, stolti venditori d’odio assetati di chissà quale vendetta sociale corrono disperati, in cerca di possibili vittime da “giustiziare” per il bene di quell’umanità che, in fin dei conti, sono essi stessi i primi ad odiare.
“Chi dice umanità cerca di ingannarti”, scrive Schmitt nel XX secolo, riprendendo una massima di Proudhon: ecco che gli “umanitaristi” portano avanti guerre da uomini contro non si sa chi, perché, come lo stesso Schmitt spiega, non si possono condurre guerre contro non-uomini. Ci piace immaginare gli umanitaristi come fa Sartre ne “La nausea”, alla fine della quale l’amico di Roquentin, l’autodidatta filantropo, viene scoperto mentre tentava di sedurre un bambino in biblioteca.
E così, i millantatori del “Bene”, veicolati dalla loro migliore qualità, l’ignoranza mista all’odio, si auto-convincono (o fanno finta) di perseguire una strada che renderà migliore il domani che verrà, dimenticandosi di conoscere il passato e la storia, di cui essi sono prodotti.
Il consiglio che potremmo dare è quello di non disperare, perché Indro se n’è andato giusto in tempo per impedire che questo declino si rivelasse ai suoi occhi: e non parliamo di una banale vernice rossa, ma bensì di una ben più radicata ignoranza generale, o, forse, “arcobaleno”.

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