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Modello Italia… quale?

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Racconta una bugia mille volte e diventerà verità: tale frase, attribuita a Goebbels (ma della quale nei suoi scritti non sembra esserci traccia), ci è utile tuttavia per comprendere cosa sta accadendo in Italia dall’inizio della pandemia.

Il copione è sempre lo stesso: da una parte il protagonista, il governo italiano, detentore del potere di divulgare ai quattro venti le proprie gesta, a suo parere eroiche nella lotta contro il covid; dall’altra, la plebaglia, il popolino, o almeno una parte di esso, reo di non aver ancora avuto delle risposte sufficienti dal sopra citato governo, costretto a star lì fermo, buono, seduto ad ascoltare le esternazioni del giorno tramite una diretta Facebook o l’intervista di qualche esponente di spicco raccolta qua e là.

E così, da quando è iniziata la fase pandemica del virus, dalle parti di Palazzo Chigi più volte si sono autocelebrati circa il loro operato, arrivando a coniare essi stessi un’espressione che riassume tutto quel bene che essi credono fermamente di aver compiuto per la Nazione : il “modello Italia”.

Di questo modello Italia ne hanno parlato a più riprese prima il ministro degli esteri, poi il presidente del consiglio fino ad arrivare a Roberto Speranza, creando anche un po’ di confusione tra loro: all’inizio si pensava fosse riferibile soltanto all’approccio sanitario, poi si è andati anche oltre sfociando nel campo economico-finanziario fino ad arrivare ai rapporti con l’eurogruppo.

“Tutti ci chiedono del nostro modello”, “siamo diventati un punto di riferimento per i nostri colleghi europei”, “in molti vogliono una copia dei nostri decreti” e via dicendo: questi sono stati i tormentoni sui quali si sono adagiati i nostri governanti, mentre fuori dai loro palazzi la realtà purtroppo era ben diversa.

Medici in pensione da anni richiamati al fronte per mancanza di personale, assenza di mascherine idonee nei reparti del personale sanitario, posti di terapia intensiva andati all-in specie in Lombardia, dove diversi pazienti critici sono stati trasportati in Germania, e molto altro su cui scegliamo di stendere un velo pietoso.

Dunque, sotto il profilo strettamente sanitario, a ieri, 4 Giugno 2020, i numeri ufficiali del Ministero della salute recitavano: 234.000 casi totali dall’inizio della pandemia e 33.601 morti. Sempre dal sito del ministero della salute, veniamo a sapere poi che i “nostri colleghi europei” in Francia registrano 152.091 casi con 28.883 vittime, in Germania 182.028 casi con 8522 vittime e per finire in Spagna 240.010 casi a fronte di 29.858 morti.

Ebbene, se la matematica fortunatamente ancora non è un opinione, si evince che siamo il Paese europeo con più morti da Covid, e il secondo per casi totali, dietro soltanto alla Spagna che ne registra circa 7000 più di noi.

Arrivati a questo punto, verrebbe da chiedersi per quale motivo siamo così ammirati in tutto il Mondo per la gestione sanitaria, ma qualche risposta ce l’hanno data i principali quotidiani dei Paesi esteri.

Il New York Times, ad esempio, afferma che la Germania è stata la prima democrazia occidentale ad aver contenuto la diffusione del coronavirus ed è stata la prima a riaprire la sua economia, grazie ai test random per gli anticorpi tra la popolazione, mentre l’Italia, scrive sempre il quotidiano di Manhattan, non ha fatto altro che ripetere di “restare a casa” senza considerare che le case stesse sarebbero potute diventare dei potenziali focolai (come poi si è verificato).

Oltre a ciò, si aggiunge anche L’Opinion, quotidiano francese, che ha pubblicato uno studio del Deep Knowledge Group sull’efficienza di risposta al Covid-19, in cui l’Italia risulta al 32esimo posto su 33 in Europa. E mentre i morti da noi continuavano a crescere spaventosamente, la Harvard Business Review ha subito stilato uno studio dal titolo “Lezioni dalla risposta italiana al coronavirus”, con l’obiettivo di “aiutare gli Stati Uniti e i politici europei a non ripetere gli stessi errori fatti in Italia”.

A fronte di ciò e senza aggiungere altro, chiudiamo il capitolo sanitario del “modello Italia” con una punta di imbarazzo per il governo autoeletto e apriamo quello economico finanziario a proposito del quale, senza ritornare sulle tragiche lacune che tutt’oggi si manifestano per privati ed aziende di cui molto abbiamo parlato, ci limitiamo a riportare le parole di Conte di qualche tempo fa, che così recitava: “siamo riusciti a far convergere tutti gli Stati membri verso una soluzione del tutto innovativa, che sembrava impensabile solo poche settimane fa”.

La soluzione a cui alludeva il premier è il famoso Recovery Fund europeo, che egli stesso rivendica come una sua creatura; ma anche in questo caso, fuori dal Belpaese sembrano non essere di questo avviso. Come riporta il Financial Times, infatti, è stato il governo spagnolo ad aver proposto il piano finanziario, sottoscritto subito dalla Francia e per l’ultimo dall’Italia, che dal suo canto ha ribattuto fino all’ultimo per gli Eurobond.

Ma non ditelo a Conte e Di Maio, potrebbero risentirsi.

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