Sabato 17 ottobre, a Piazza del Popolo a Roma, circa mille persone si sono radunate per manifestare contro il ddl Zan, disegno che prevede l’inasprimento delle pene per attacchi omofobi o transfobici, mediante la modifica degli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, e la cui approvazione alla Camera, prevista per questa settimana, è stata fatta slittare.
Ovviamente, non vogliamo cadere nella trappola dell’informazione mainstream, divisa tra ultras cattolici (parte dei quali riunitisi proprio sabato a Roma) e liberal-progressisti filo-arcobaleno. Allora, piuttosto che entrare nella discussione, vogliamo cambiare la domanda: quanto è di sinistra fare questo? Quanto è legittimo aspettarsi, da un deputato della maggioranza appartenente al PD come Alessandro Zan, un provvedimento del genere? E per rispondere dobbiamo rispolverare una categoria che, purtroppo, i nostrani PD, Italia Viva, Liberi e Uguali hanno scordato: quella del materialismo storico.
Questa, secondo Marx (ed in parte anche secondo noi) è la chiave per comprendere gli avvenimenti storico-politici: non ci sono ideali, non c’è una trascendenza che muova la storia verso un fine; gli eventi sono guidati da chi detiene la moneta, e, in particolare, da chi la possiede in quantità maggiore. In questo senso, quando Marx parla di rivoluzione proletaria, si riferisce proprio a questo: tentare di spodestare i padroni dall’esclusiva proprietà dei mezzi di produzione, e dare vita ad uno sconvolgimento sociale.
È proprio l’autore de “Il Capitale” che, in quest’ottica, descrive come l’universo culturale dipenda totalmente dall’insieme dei rapporti economici vigenti nella società: non c’è cultura senza economia, non c’è alternativa al sistema capitalista vigente che possa essere prodotta nella sfera delle arti, né in quella della società in generale. In breve, non può esserci riscatto sociale senza riscatto economico.
Probabilmente, allora, il filosofo oggi si sta rivoltando nella tomba: in un’Italia in cui, nell’ultimo trimestre, 450 mila persone sono state assistite dalla Caritas, ed in cui l’Istat riscontra un calo della produzione industriale annua del 42,5%, la “nostra” sinistra scorda che, nell’ottica marxista, l’individuo è, in primis, un lavoratore.
Paradossalmente, se il ddl Zan-Scalfarotto passasse, una persona omosessuale in Italia sarebbe tutelata sotto ogni aspetto, tranne quello dirimente: l’essere lavoratore. Egli, infatti, potrà sentirsi più sicuro nel caso dovesse ricevere beceri attacchi contro la sua sessualità, salvo poi, probabilmente, fare la fame perché la sua piccola azienda ha dovuto chiudere i battenti nel periodo Covid.
Cara sinistra italiana, abbandoniamo allora le lotte in favore dell’umanità, per indirizzare gli sforzi verso tematiche forse più dirimenti: Carl Schmitt, ne “Il concetto di politico” del 1932, spiega bene che, in politica, chiunque volesse portare avanti lotte a favore dell’umanità, lo farebbe soltanto per disumanizzare il nemico. Purtroppo, ci sembra che, quasi 100 anni fa, il politologo tedesco avesse anticipato già il vostro progetto.
Se invece siete in buona fede, e non lo escludiamo, provate a virare su tematiche di sinistra: sicurezza sul lavoro, salari minimi garantiti, lotta al caporalato, stage retribuiti, e chi più ne ha più ne metta. Altrimenti, per prendere voti, sarete costretti a minacciare ancora, per anni, un pericolo dittatura che, purtroppo per voi, è del tutto inesistente.