La cultura che (non) ti aspetti

“Cast away” italiano

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Come nell’omonimo film di Robert Zemeckis, in cui il sopravvissuto Chuck Noland, impersonificato da Tom Hanks, deve imparare a cavarsela da solo su un’isola deserta in uno stato di assoluto abbandono, è più o meno così (metaforicamente parlando) anche per migliaia e migliaia di Italiani che si trovano tutt’oggi ancora all’estero, senza possibilità di rientro a causa di uno Stato resosi latitante anche su questo fronte.

Stiamo parlando del tema rimpatri, problema di natura non di certo secondaria che interessa circa 66.000 connazionali da svariate parti del globo terrestre.

Si riscontrano, dunque, pochissimi voli di rientro, e quei pochi che ci sono gravano, sulle finanze di chi li vorrebbe prendere, in modo assolutamente irragionevole, si parla di biglietti aerei che vanno dai 1800 € a salire: parlandoci chiaramente, una schifezza. Dunque, non potendo in molti usufruire di questo “servizio”, ci sono state polemiche legittime che hanno costretto il governo a intervenire sulla questione, dichiarando in seguito dalla Farnesina che lo Stato, avendo lasciato le libertà di stabilire i costi alle compagnie aeree, non ha alcuna diretta competenza sulle tariffe commerciali dei voli.

A questo punto verrebbe spontaneo chiedersi se anche negli altri Paesi Europei accada ciò, e invece, ancora una volta, dobbiamo riscontrare una diversità di gestione anche su questo tema; gli altri Paesi comunitari, infatti, si sono avvalsi di uno strumento messo a disposizione dall’UE ai suoi stati membri.

Stiamo parlando del meccanismo europeo di protezione civile, che dà accesso a un co-finanziamento del 75% sui costi di trasporto per i rimpatri e, con esso, scopriamo che la Spagna ha organizzato la bellezza di 14 voli, la Francia 23 e la Germania ben 143 (solo per fare alcuni esempi). E l’Italia? Uno. Un unico volo rinconducibile, tra l’altro, al rientro degli equipaggianti della costa crociera Diamond Princess sul suolo italiano.

Sul perché il governo italiano non abbia intrapreso questa strada come hanno fatto le altre Nazioni europee, è intervenuto il ministro degli esteri Di Maio affermando che la procedura da adottare per il rimpatrio sarebbe stata troppo lenta e che il governo doveva accelerare il rientro dei suoi connazionali all’estero che necessitavano di supporto, citando studenti e chi aveva perso il lavoro all’estero, ma dimenticando che tutt’ora molti di questi ultimi non sono rientrati e che, oltre a loro, ci sono altrettante categorie di persone che vorrebbero rientrare al più presto ma ancora non hanno la possibilità di farlo.

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