TUTTE LE EMOZIONI DEL GRANDE SCHERMO

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Elvis

“Elvis”: re del Rock and Roll per l’eternità

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Il 16 giugno, con tutta la sua energia, il Re del Rock and Roll ha invaso in anteprima le sale del cinema The Space di Roma. Dopo il grande successo da standing ovation alla 75esima edizione del Festival di Cannes, Elvis è il film di Baz Luhrmann più atteso nelle sale cinematografiche italiane. Il countdown è fissato al 22 giugno. No spoiler, ma intanto, possiamo provare a raccontarvelo in un breve trailer di parole.

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Ferramonti il film

“Ferramonti”, il nuovo film di Emanuele Pellecchia: la vera storia del campo di concentramento di Tarsia

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Prossimamente in arrivo al cinema il film “Ferramonti”, diretto dal regista napoletano Emanuele Pellecchia, vincitore del Globo d’Oro 2020, con una produzione di Pellecchia e Luna Cecilia Kwok, Phoenix Film Production, in coproduzione con la Movi Production di Roma. Il film racconta la storia, sconosciuta a molti, del campo di concentramento costruito nel 1940 a Ferramonti di Tarsi, in Calabria. 

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Warner Bros Pictures presenta: “Elvis”, oggi in anteprima mondiale al Festival di Cannes

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Prodotto dalla Warner Bros Pictures, torna sul grande schermo ELVIS, il film che esplora la vita e la musica di Elvis Presley. Il film di Buz Luhrmann, vedrà protagonisti Austin Butler e il premio oscar Tom Hanks e sarà presentato oggi, mercoledì 25 maggio, in anteprima mondiale Fuori Concorso al Festival di Cannes. Lo spettacolo, accompagnato dalla colonna sonora dei Måneskin, nella loro versione dell’iconica canzone “If I Can Dream”, sarà distribuito nelle sale cinematografiche dal 22 giugno.

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QUANTO STIAMO PERDENDO CON I CINEMA E I TEATRI CHIUSI?

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Questa Pandemia ha fatto più danni nei comportamenti che nella salute degli uomini.
Una Pandemia atipica che ha portato con se un virus straordinario incaricato di dare una svolta veloce e incomprensibile alle nostre abitudini più che a farci morire.
Si può morire pur rimanendo vivi, non vi è dubbio, e questa epoca così difficile e dura ci ha messo alla prova proprio di questo.
Ma cosa è accaduto e soprattutto cosa accadrà?
Beh tutti abbiamo vissuto le limitazioni e abbiamo assistito ai divieti e alle perdite economiche che hanno colpito duramente alcuni settori, ma pochi riescono a comprendere quale sia l’effetto reale compiuto ai danni di alcuni degli stessi. Un danno così profondo che nemmeno gli addetti ai lavori degli specifici settori in sofferenza forse ancora non hanno ben compreso.
Non parlerò di Alberghi, Turismo e Musei, ne di Ristoranti, Discoteche e Palestre ma del Cinema e dei Teatri che secondo me difficilmente torneranno alla vita di prima.
Stando a casa ci siamo abituati a usufruire di un “cinema casalingo” con una scelta talmente ampia che se da una parte ci rende la vita comoda e dall’altra ci riempe talmente tanto di prodotti che non sappiamo dare più il giusto valore ad ognuno di questi.
Immaginate quello che è accaduto con le fotografie.
Quando si usavano i rullini si scattavano solo le foto che per noi potevano sembrare più belle e preziose. Si facevano stampare e di quel rullino ne rimanevano poi davvero poche. Alcune sfocate, altre mosse, alcune buie ecc. Ma quelle poche buone avevano per noi il valore di un tesoro non economico quanto spirituale, affettivo.
Erano il fermo immagine di un momento prezioso che avremmo voluto ricordare un giorno e per sempre.
Poi con il digitale, e oggi con i cellulari, possiamo scattare foto ogni minuto. Possiamo farne talmente tante che poi le dimentichiamo negli album, nelle raccolte digitali dove finiscono per stare li o per perdersi se ci rubano il telefonino o lo perdiamo.
Cancellate per errore o viste e riviste in continuazione tanto da divenire ossessione più che piacere.
Per quanto posso sentirmi un privilegiato avendo una TV di ultima generazione, con un schermo importante ed un impianto sonoro di altissima qualità, non riesco a vedere a casa un film con lo stesso entusiasmo con cui lo vedevo al Cinema.
Perché?
Perché a casa comunque il telefono non si spegne e anche se si spegne c’è il fisso che potrebbe squillare in qualunque momento. Ci sono i cani che abbaiano o che ci ricordano l’ora della pappa; i figli che vanno e vengono con gli amici o i fidanzati. Il forno che suona per dirci che la torta è fatta e poi la facilità con cui si mette in pausa il film stesso se dovete fare pipì, se volete controllare se avete lasciato la luce del bagno accesa, oppure quando sentite quel rumore sospetto che è spesso nella vostra immaginazione ed è sospetto solo per voi che siete in casa.
Senza menzionare gli amici di turno o i parenti che ti fanno la sorpresa di Domenica.
Sembra divertente ma non lo è.
Andare al cinema era un rito. Ci si preparava per una serata che poteva anche andare avanti dopo il film, magari in un buon ristorante o anche per una bella passeggiata in una città meravigliosa com’era Roma.
Si sceglieva con cura il film da vedere. Si leggevano le recensioni, la critica. Ci si consigliava con chi lo aveva visto prima di noi. Si sceglieva poi il cinema dove andare. Se vicino casa o un po’ più lontano per sentirsi un po’ più distanti dagli impegni e “rumori familiari”.
Certo costava, era più caro che vedere 5000 film sulle piattaforme streaming sdraiati sul divano già in pigiama. Ma lo spettacolo costa ed è giusto che sia così.
E vedere un film sul grande schermo non ha TV che possa eguagliarne l’effetto e l’emozione.
Vale lo stesso per il teatro.
Nonostante in molti tra artisti e registi si stanno inventando il teatro on line, non posso immaginare di vedere una “Carmen” o “Aida” in televisione.
Come si può pensare che sia la stessa cosa.
Come si può immaginare che vedere a casa nel periodo di Natale commedie come “Rugantino” o “Aggiungi un posto a tavola” può dare le stesse sensazioni che si vivono dal vivo al Sistina, al Brancaccio, alla Sala Umberto…
Eppure noto che le persone si siano già abituate a questo cambiamento.
I cinema e i teatri sono stati chiusi nonostante fossero descritti come i luoghi più sicuri, eppure nessuno tra pubblico e artisti ha gridato aiuto.
Unico caso (molto isolato) quello di un piccolo produttore e regista indipendente, tal Luigi Pastore, che si è impegnato per tanti giorni a richiamare un’attenzione (dimostratasi poi poco attenta) sul fenomeno anzi sul pericolo di portare la gente all’abitudine di farsi il cinema e il teatro in casa.
Molti cinema non riapriranno così come i teatri e così come Brand di spettacolo come “Le Cirque du soleil” che ha dichiarato bancarotta.
Quante emozioni quegli artisti, quei clown, quanta educazione e quanto buon intrattenimento.
Chi ci farà sognare.? Chi porterà i nostri figli e nipoti, i nostri bambini a godere della magia dello spettacolo dal vivo?
Poteva avere ET lo stesso effetto se fosse stato trasmesso in streaming?
E lo Squalo? Avrebbe messo ugualmente così paura?
Pirati dei Caraibi? Avatar? Titanic?
Potete immaginare la marcia trionfale dell’Aida alla televisione mentre magari cucinate il polpettone?…Tanto siete a casa.
Il coinvolgimento diretto in un musical come “Forza venite gente” o “Jesus Christ Superstar”?
Certo a molti non interessa poi tanto perché queste sono cose per paesi che hanno una economia in crescita, dove c’è lavoro e benessere.
Dove c’è la voglia di crescita e non la decrescita certificata e accontentata dal reddito di cittadinanza e del chi si accontenta gode.
Ecco io credo che stiamo andando proprio in questa direzione e la cosa dovrebbe preoccupare.
Perché?
Perché rischiamo di chiuderci sempre più in casa e con noi stessi. Consolidare quel “distanziamento sociale” che tanto ci ha fatto spaventare e allontanare e vivere ognuno nel proprio castello, piccolo o grande che sia, da dove possiamo regolamentare il nostro mondo con un clic.
Scegliere il film che vedremo distrattamente, ordinare cibo pessimo a casa, allenarsi con lezioni on line patetiche come quelle di difesa personale; fare jogging in salotto mentre vediamo l’ultimo film di Checco Zalone, ridendo di noi stessi, dei nostri vizi e dei nostri difetti a costo quasi zero.
Forse è il prezzo che dovremmo pagare per essere nati nel Paese dove Cultura e Intrattenimento facevano parte della nostra storia e a cui molti, se non tutti, si sono ispirati.
Insomma eravamo troppo viziati e fortunati ma non lo sapevamo.

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DALL’11 GENNAIO LA COLONNA SONORA DI

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THE INGLORIOUS SERFS

FIRMATA DAL COMPOSITORE ITALIANO

DARIO VERO

Tempi duri per l’arte e la cultura quelli del Covid, che ha messo in crisi e ostacolato numerosi progetti; nonostante ciò, c’è chi, anche nel mezzo della tempesta, ha saputo tirare fuori creatività e ispirazione. E’ questo il caso del musicista italiano Dario Vero, compositore, orchestratore e direttore d’orchestra, scrittore di musica per serie tv, videogames, film e animazione, che ha firmato la colonna sonora del nuovo Sushi Spaghetti Western The Inglorious Serfs, diretto da Roman Perfilyev e prodotto da Star Media e Kristi Film.

L’artista, diplomato e laureato in Italia, presso i conservatori di Santa Cecilia e Licino Refice, si specializza negli States e in Austria sotto la guida di Joe Kraemer (Mission: Impossibile Rogue Nation, Jack Reacher, The Way of Gun) e Conrad Pope (Star Wars, Jurassic Park, Harry Potter, The Matrix, Terminator).

La nuova colonna sonora è stata un’impresa unica nel suo genere che ha visto coinvolti 88 musicisti sparsi in tutto il mondo, diretti in presenza e poi a distanza, con un’ospite d’eccezione: Tina Guo, violoncellista di Sherlock Holmes, Wonder Woman, Inception, e altri kolossal d’oltreoceano degli ultimi vent’anni.

Seguendo le orme del grande Ennio Morricone che nel 1971 firmava le musiche di Giù la testa diretto da Sergio Leone, Dario Vero crea una colonna sonora inusuale ed estremamente originale: basandosi sulla sceneggiatura del film e procedendo per immagini, il compositore mescola 42 tracce orchestrali e sinfoniche, in cui si incontrano e si incastrano tra gli altri il mandolino, il Koto, strumento musicale giapponese appartenente alla famiglia delle cetre, i tamburi Taiko giapponesi, l’Erhu, strumento di origine cinese simile al violino occidentale, lo Scacciapensieri, e l’americanissima chitarra elettrica. La titanica impresa ha visto coinvolti dall’Occidente 18 violini primi, 16 secondi, 14 viole, 12 celli, 10 contrabbassi, 3 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 1 controfagotto, 6 corni, 3 trombe, 3 tromboni, 1 basso tuba, 1 cimbasso, 2 arpe e 5 percussionisti; dal mondo orientale, Koto, flauti Shakuhachi, Taiko, Erhu, Temple Block ovverostrumenti a percussione di origine cinese, tamburi a clessidra Tsuzumi e un Hurdy Gurdy Ucraino.

Il film fonde Est Europa, Giappone, Italia, Medio Oriente e Stati Uniti, e si presenta come la rivisitazione della storia di Taras Schevchenko, poeta e pittore ucraino vissuto nell’Ottocento la cui eredità letteraria è ritenuta uno dei pilastri della letteratura moderna ucraina. La vicenda segue Taras che, per riprendersi la sua amata e ritrovare fiducia in se stesso, imparerà l’arte della katana da un samurai giapponese, fuggito dal suo paese in cerca di vendetta. Ai due si affianca un venditore di armi ebreo incontrato durante il viaggio; l’autentica amicizia che si consoliderà fra i tre personaggi, sarà al centro di un’avvincente avventura. Questo Sushi Spaghetti Western ha tutte le dinamiche e le caratteristiche del western, senza però nativi americani o volti messicani ma ninja e samurai, con molti combattimenti, effetti speciali, stuntmen e riprese mozzafiato. Insomma, nonostante tutto, l’arte e la musica non si sono fermate.

Disponibile su iTunes e digital stores dall’11 gennaio 2021, The Inglorious Serfs.

Info:

www.dariovero.com

Teaser The Ingloriuos Serf: https://www.youtube.com/watch?v=pE2xecukTmk

Unorthodox: Il coraggio di ricominciare

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Dal 26 marzo 2020 la piattaforma Netflix ha reso disponibile la miniserie in 4 puntate Unorthodox, liberamente ispirata all’autobiografia di Deborah Feldman, Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche (Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots). La serie è stata ideata e scritta da Anna Winger e Alexa Karolinski, diretta da Maria Schrader e girata tra New York e Berlino.

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In uno dei Borghi più belli d’Italia c’è un Museo del Cinema tutto da visitare

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C’è un piccolo Borgo antico nella provincia di Macerata a 250 metri sopra il livello del mare, che accoglie i suoi visitatori tra le mura tipiche di un castello medievale con torri di avvistamento che risalgono al ‘300. Ed è proprio all’ingresso del Borgo che un antico edificio, oggi Palazzo Marinozzi, da il benvenuto non solo ai visitatori del paese ma anche a quelli di un Museo molto particolare, unico nel suo genere in tutto il mondo. Un luogo in cui la Cultura Cinematografica si manifesta come unica rappresentazione che si fonde nell’arte e nella tecnica pittorica nella realizzazione di bozzetti prima e poster poi dei più importanti film, non solo italiani. Keep Reading

Fabrizio Borni
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