69° edizione dei Premi David di Donatello

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Garrone, Bellocchio e Cortellesi i grandi protagonisti.

In uno splendido e rinnovato Teatro 5 di Cinecittà sono stati consegnati i premi più prestigiosi al Cinema Italiano. In realtà non è proprio così ma lo vedremo più avanti.
Bellissima la intro con l’omaggio a Federico Fellini che del Teatro 5 aveva fatto un po’ la sua seconda casa.


In uno spettacolo andato anche in onda su RAI 1 hanno fatto da padroni di casa Carlo Conti e Alessia Marcuzzi, sempre frizzante nella sua professionalità ed eleganza.
Il momento più alto di spettacolo è stata l’interpretazione di Giorgia in un classico di Domma Summer per omaggiare il Grande Giorgio Moroder. Splendida Giorgia, splendide le coreografie, fantastico e supremo soprattutto per la sua semplicità il Compositore di Ortisei naturalizzato Hollywood, autore di meravigliose colonne sonore di film come “Top Gun” “American Gigolò” “La storia infinita” “Falshdance” “Scarface” solo per citarne alcuni.


Ma veniamo ai David.
Garrone con “Io Capitano” si porta a casa un bel po’ di statuette, tutte meritatissime. Miglior Regia, Miglior Film, Miglior Effetti Visivi, Miglior Suono, Miglior Montaggio e Miglior Direttore della Fotografia, Miglior Produttore.
La Cortellesi, un po’ meno delle aspettative: Miglior Regista Esordiente, Miglior Attrice Non Protagonista, Migliore Sceneggiatura Originale, Migliore Attrice Protagonista, David Giovani (che non ben capito cosa sia) e il David dello Spettatore che probabilmente va a chi ha incassato di più.
Il film di Marco Bellocchio, “Rapito”, si aggiudica: Miglior Make-Up, Migliori Acconciature, Migliori Costumi, Migliore Scenografia e Migliore Sceneggiatura non Originale.


Grande lustro alle maestranze di questo film che però sembrano essere relegate a luogo marginale poiché la consegna è stata fatta sul pianerottolo di una scenografia del teatro 14 collegato in diretta col 5 dove c’era la platea. In pratica i vincitori, premiati non da attori o attrici, registi o produttori, ma da Fabrizio Biggio, più che ritirare un David di Donatello per le loro splendide professionalità, sembravano quelli che sui Red Carpet aspettano il loro turno per una passerella anonima da rivendersi poi su facebook agli amici per qualche like.
No, proprio non mi è piaciuta questa cosa e non mi è piaciuto il fatto che nessun attore o regista sul palco “vero” ne abbia almeno accennato due parole.


Quindi inevitabile e giustificata la polemica del costumista Sergio Ballo che avrebbe preferito il palco del Teatro 5 davanti al vero pubblico, mentre insoddisfacente e un po’ inutile l’arrampicata sugli specchi di Carlo Conti a giustificare la scelta degli organizzatori di premiare le maestranze sui luoghi di lavoro anziché sul palco dell’Evento per far vedere al pubblico da casa come sono bravi gli scenografi e tutti gli altri.


Mi domando perché allora non hanno dato i David ai truccatori sui Motorhome (reparto Trucco) così facevano vedere anche quanto sono belli, efficienti e confortevoli i camper e i David al Suono nelle stanze del Cinefonico.
Mi aspettavo qualcosa in più per il film di Sollima “Adagio” che ha preso la Statuetta solo per la musica dei Subsonica. Un film diverso, originale, coraggioso.
Buono anche il risultato di Riondino con “Palazzina laf”.
Avrei voluto maggiori chiarimenti sui cinque giovani coi David “rimpiccioliti” che non ho capito bene chi erano, cosa rappresentavano e perché avevano vinto.
Al di la della retorica su “diamo spazio ai giovani” spiegata da Carlo Conti si è capito davvero ben poco.
Anche perché davvero l’Accademia e l’Industria Cinematografica tutta devono fare ancora tanta strada per dare davvero spazio ai giovani.


Tre registi esordienti in nomination (età media 48 anni) erano tutti grandi attori che dovevano competere col film più visto e più discusso della stagione, la cui esordiente regista era Paola Cortellesi che di anni ne ha 50. In gara erano Beppe Fiorello, Michele Riondino, Micaela Ramazzotti e poi Giacomo Abruzzese che almeno lui è stato sempre Regista e Sceneggiatore e forse anche il vero “esordiente” e il più giovane (soli 40 anni). Tarantino doc e bravissimo regista che col suo film “Disco Boy” avrebbe meritato di portare a casa almeno una statuetta. Ma il marketing e le strategie di comunicazione, oggi, infettano anche il cinema e chi promuove meglio vince. Complimenti comunque tanti al regista pugliese.


Taranto è anche nel film di Riondino “Palazzina laf” con cui lo stesso Riondino si aggiudica il David come miglior attore.
Chiudo col riferimento a due grandi personaggi presenti all’Evento: Milena Vukotic, grande Signora del Cinema e del Teatro e Vincenzo Mollica, ironico anche nel suo dolore che con una semplice frase fa felici tutti: W il Cinema.

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