Roma, “Per i contemplatori di nuvole” è la nuova mostra fotografica a cura di Barbara Martusciello. Intervista a Giorgio Sacher.

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Che le nuvole abbiano da sempre ispirato le menti umane è innegabile. Che l’uomo abbia sempre avuto la propensione di guardare verso il cielo, anche questo innegabile.

Nascono così le prime forme di pensiero: gli antichi contemplavano la natura e all’improvviso tutto era chiaro, ma allo stesso tempo mai risolto. Una natura incomprensibile che ha spinto gli uomini ad interrogarsi su di essa attraverso i sensi dapprima, poi tramite categorie di pensiero sempre più astratte alla ricerca della verità. Che non era solo una verità in senso oggettivo ed estatico, ma una verità anche interiore che portava l’uomo a riconoscere le proprie passioni, le proprie pulsioni, i propri istinti e sentimenti. Sono questi i contemplatori di nuvole.

“Sono stato chiamato a partecipare da Barbara Martusciello, promotrice e organizzatrice di eventi di arte fotografica e contemporanea, sono con altri quattro colleghi e questo progetto è partito tutto da lei”.

Preso un po’ alla sprovvista, inizialmente, neanche Giorgio Sacher credeva di avere qualcosa di pronto per la sua “committente”, ma è proprio qui che si coglie la sua sorpresa nell’accorgersi del contrario: guardare il cielo, appartiene all’uomo, agli animali…come potrebbe non appartenere alla sensibilità ancor più sviluppata di un fotografo?

“Io non credevo di avere nulla di pronto perché mi occupo più di ritrattistica ma questa sua <<chiamata alle armi>> mi ha fatto ricordare di un lavoro che ho iniziato sei anni fa, tra luci e ombre, visioni fotografiche di paesaggi che vedevo in bianco e nero”, afferma Giorgio Sacher.

Effettivamente bisogna ribadire che il bianco e nero non va ideato a posteriori, il bianco e nero va <<premeditato>> per un motivo molto semplice: paesaggi, visi, luoghi, persone o certi aspetti di realtà che spesso nella policromia non vengono colti, riemergono in tutto il loro splendore in una scala infinita di grigi, con transizioni uniche che spodestano tutti gli altri cromatismi. Un esercizio arduo e difficile da comprendere per chi non è profondamente addentro all’arte fotografica. Oltre la primavera e l’estate, le stagioni in cui la natura sembra parlarci più vivamente, è il momento in cui non dobbiamo dare per scontato le altrettante, intense forme comunicative che essa veicola in autunno e in inverno. Sono considerate, generalmente, le “stagioni piatte”. È lì che il bianco e il nero fa emergere visioni meravigliose.

“I miei soggetti sono paesaggi dell’Umbria, nei pressi di Todi, tra querce e olivi. Il mio lavoro è iniziato lì ed è lì che vedevo il bianco e nero. Ho cercato di fissare il bianco e il nero che vedevo tra ombre, luci e orizzonti vedendo poi che la cosa funzionava più di quanto avrei creduto. Questo mi ha fatto piacere, perché le mie intenzioni erano più intimistiche e private: per me la natura rappresenta davvero un’occasione catartica di terapia”.

Il progetto fotografico non riguarda mai strettamente il paesaggio. La contemplazione è data da una doppia ermeneutica che parte dai fotografi che hanno fatto gli scatti, e prosegue nel pubblico che a sua volta contempla col proprio punto di vista, creandosene uno proprio. L’intento della mostra, infatti, è quello di stimolare la profondità di pensiero degli astanti ai quali le nuvole comunicheranno un modo di sentire differente, unico e personale.

“Noi contemplatori per primi esponiamo per altri contemplatori, per rappresentare un linguaggio di immaginazione simbolica, l’intento è uno sprone intimistico per leggere la poesia delle sfumature del cielo”.

Il luogo dell’esposizione, Antigallery, è uno spazio culturale multidisciplinare che ospita anche artisti musicali ed eventi di arte, mostre fotografiche contemporanee, ma anche letture di poesie. In questa occasione, i visitatori avranno anche la possibilità di acquistare le opere.

Inaugurata giorno 8 febbraio 2022, la mostra fotografica “Per i contemplatori di nuvole” a cura di Barbara Martusciello sarà disponibile per quasi un mese fino a giorno 6 marzo 2022 presso lo spazio culturale AntiGallery (Piazza degli Zingari, 3). I fotografi coinvolti nell’iniziativa sono Alessandro Cidda, Stefano Esposito, Claudio Orlandi, Roberto Petitti e Giorgio Sacher.

di Ginevra Lupo

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