Una meravigliosa visita tra natura e storia millenaria è ambientata nel nord-est del Portogallo, ai confini con la Spagna, tra due realtà Patrimonio Mondiale dell’Unesco: la Valle del Douro e quella del fiume Coa, uno dei suoi affluenti. E’ la regione del più grande Parco Rupestre mondiale, un vero e proprio Santuario Arcaico ,con la più
estesa area del ciclo Paleolitico più antico. Un luogo che attraversa tutte e fasi della presenza umana, dalla
Preistoria fino al contemporaneo, includendo una forte presenza di città medioevali.
Un luogo che mi piace anche perché è il simbolo di quello che le lotte degli studenti e della parte più cosciente della popolazione possono fare. Negli anni novanta, infatti, era stata decisa la costruzione di una enorme diga sul fiume Coa che avrebbe distrutto tutto. Infatti, il ritrovamento dei primi graffiti, da parte degli archeologi che , per legge, dovevano affiancare i lavori, non aveva fermato i lavori. Ciò a causa dei grandi e piccoli interessi
economici: infatti anche una parte della popolazione locale, allettata dagli incentivi per gli espropri, era favorevole alla costruzione della diga.
Al grido di “i graffiti non sanno nuotare” è iniziata cosi una lunga lotta, che ha coinvolto tutte le scuole del territorio ed il progetto, anche grazie alle pressioni della grande stampa internazionale e soprattutto al coraggio di António Manuel de Oliveira Guterres, che nel 1995 vince le elezioni politiche con il Partito Socialista. Con il sostegno del Presidente della Repubblica, Mario Soares, la costruzione fu abbandonata definitivamente, permettendo la realizzazione del Parco archeologico e offrendo al territorio uno sviluppo economicamente e socialmente sostenibile.
L’ Unesco approvò rapidamente il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità al nucleo di arte rupestre della Val de Coa “come testimonianza della forma eccezionale vita sociale, economica e spirituale dei primi anni dell’ Umanità”.
Un modernissimo museo, con tecnologie multimediali situato a Vila Nova de Foz Coa permette di avere una visione di insieme del grande bacino archeologico e la sua contestualizzazione, rispetto agli altri
graffiti ritrovati in diverse aree del mondo ed una prima lettura dell’insieme dei giacimenti estesi su un’area di 200 ettari lungo 17 ultimi km del fiume Coa, prima che affluisca nel Douro.
Si tratta di più di 800 rocce di granito che raccontano la vita artistica e dei cacciatori del Paleolitico superiore. Ribeira de Pisco, Fariseu,Canada do Inferno sono i principali bacini visitabili con visite guidate degli archeologi del Parco a bordo di fuoristrada e che sono prenotabili presso il Museo o negli uffici turistici comunali.
Augusto Milana