Scegli la vita

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Trainspotting è un film del 1997, diretto da Danny Boyle e tratto dal romanzo omonimo di Irvine Welsh. È la storia di cinque amici, Mark, Begbie, Sick Boy, Tommy e Spud, alle prese con una vita difficile, fatta di droga, alcool e risse causate dall’attaccabrighe Begbie, il tutto ambientato ad Edimburgo, in Scozia, patria dei “più disgraziati, miserabili, servili, patetici avanzi che siano mai stati cacati nella civiltà” (così gli scozzesi nella definizione del patriottico Mark).

La loro vita è fuori dal sistema, è contraria al principio di omologazione, che l’economista Thorstein Veblen, ne “La teoria della classe agiata” riconosce come elemento cardine della società borghese, aspetto che spinge l’individuo a riempirsi di status symbol affinché sfoggiandoli venga ritenuto all’altezza degli standard. Tale rifiuto è perfettamente espresso da Mark, nel monologo iniziale:

Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete la famiglia; scegliete un maxitelevisore del cazzo; scegliete lavatrici, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete un mutuo a interessi fissi; scegliete una prima casa; scegliete gli amici; scegliete una moda casual e le valigie in tinta; scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo; scegliete il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina; scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi; scegliete un futuro; scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita.

E così, in un momento in cui lo standard sociale è costituito dallo spione, da colui che invece di uscire per far ripartire l’economia vorrebbe prolungare il coprifuoco, immedesimiamoci in Mark, immaginandoci in fuga dal moderno psicopoliziotto, l’assistente civico.

Se loro scelgono la vita, noi preferiamo la libertà.

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