La ballata di Rino

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Il 2 giugno è scoccato il 39simo anno senza uno dei più grandi cantautori che la musica italiana ci abbia mai regalato: Rino Gaetano.

Rino Gaetano nasce a Crotone, il 29 ottobre del 1950, e si stabilisce a Roma a diciassette anni, dopo che la famiglia, già trasferitasi nella capitale, aveva mandato il giovane a Narni per proseguire gli studi. Rino prende casa prima a Piazza Sempione, e poi sulla via Nomentana, nella zona nord di Roma.

Già da giovanissimo l’artista si esibisce al Folkstudio, locale Romano di Trastevere nel quale molto artisti emergenti offrivano le loro performances musicali ed attoriali. Perfino a quei tempi il crotonese aveva dichiarato che in molti non volevano si esibisse, poiché col suo stile dissacrante sembrava sempre voler prendere in giro tutti.

Ed è proprio questo atteggiamento canzonatorio a costituire un punto fermo del suo successo, che arriva nel 1978 con la partecipazione a Sanremo: quando la allora conduttrice del festival dell’Ariston, Maria Giovanna Elmi chiama Rino sul palco, il giovane si presenta con un ukulele ed un cilindro in testa, cantando una delle sue canzoni più famose oggi, Gianna.

Gianna è una canzone provocatoria, che racconta di una donna pronta a promettere senza mantenere, e ad assumere atteggiamenti libertini in un’epoca piena di tabù: basti pensare che tale canzone è la prima che in un Sanremo citi la parola “sesso”.

Ma l’artista non si limita a contestare l’ipocrisia dell’Italia degli anni di piombo solo attraverso singole parole: nello stesso anno della sua apparizione a Sanremo, infatti, esce il suo album “Nuntareggae più”: la prima traccia del lato A del disco è la canzone omonima, nella quale il calabrese fa una lista di industriali, gente dello spettacolo, calciatori e cantanti che dice di non sopportare. Nell’ultima strofa, inoltre, inserisce un riferimento all’apparenza quasi impercettibile, che tuttavia scuote gli animi dei “piani alti”: quello alla spiaggia di Capocotta.

Qui, infatti, nel 1953, viene ritrovato il corpo della giovane Wilma Montesi, ragazza dalle umili origini la cui morte viene frettolosamente ricondotta ad una sincope. Presto, tuttavia, vengono a galla dettagli inquietanti: l’episodio viene legato alla figura di Piero Piccioni, figlio di Attilio, all’epoca vice presidente del consiglio e alto dirigente della DC, il quale si sarebbe recato in questura nei giorni successivi per riconsegnare i documenti della giovane. Poco tempo dopo, le dichiarazioni della giovane Adriana Bisaccia furono benzina sul fuoco: questa infatti dichiaró di aver preso parte ad un festino a base di droghe e sesso presso la spiaggia di Capocotta assieme alla Montesi, prima che questa venisse uccisa.
Il caso arrivò fino in tribunale, e furono imputate tre persone fra cui lo stesso Piccioni: il risultato è scontato, tutte e tre furono assolte.

Non stupisce perció, tornando alla musica di Rino Gaetano, che in molti abbiano provato a sminuire la figura del crotonese, tentando di ridurre le sue canzoni ad un miscuglio di frasi nonsense: Gianni Boncompagni, durante una puntata del programma “Discoring”, provó ad umiliarlo proprio in questo modo, e davanti alla difesa del cantautore, che disse di ispirarsi tra gli altri anche a Majakovskij (altro artista geniale morto giovane, il cui decesso è tuttora avvolta nell’ombra), l’uomo rispose “io eviterei queste citazioni così imponenti”. Da brividi.

Ma ancora più da brividi è forse una delle canzoni giovanili di Rino, “La ballata di Renzo”, nella quale egli descrive la morte di un uomo a causa della mancata assistenza medica in seguito ad un incidente automobilistico: da brividi se pensiamo a quanto succede nella maledetta notte del 2 giugno ‘81, quando Rino Gaetano si schianta contro un camion sulla Via Nomentana, e muore venendo rifiutato da 5 ospedali.

Chissà cosa avrebbe pensato lui, che cercava “in tutte le canzoni e in un passero sul ramo/ lo spunto per la rivoluzione”, di noi, che ormai da anni accettiamo passivamente qualsiasi verità e decisione vengano prese dall’alto. Mai come oggi, l’arte come quella di Rino, è chiamata a farsi vita.

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