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Quarantena-bis

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Abbiamo letto con ironia, e, non lo nascondiamo, con una vena di dispiacere quanto avvenuto il 9 maggio sui social e quanto dichiarato da vari membri delle istituzioni: il ricordo di Peppino Impastato, infatti, ha paradossalmente insabbiato quello che in Italia sta avvenendo ormai da giorni. La scarcerazione di membri di organizzazioni mafiose e boss mafiosi, alcuni dei quali si trovavano addirittura in regime di 41-bis.

Una circolare del Dap (Dipartimento di amministrazione penitenziaria) del 21 marzo, infatti, ha comunicato la necessità di segnalare detenuti malati per eventuali pene alternative, al fine di alleggerire il sovraffollamento delle carceri. Tale circolare, però, ignora l’indicazione contenuta nel Decreto Cura Italia, nel quale si esplicita il fatto che da questa casistica debbano essere esclusi i carcerati che abbiano commesso reati gravi.

Il 26 aprile, nel suo programma Non è l’arena, Massimo Giletti ha fatto presente all’allora capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Francesco Basentini, l’accusa del giudice di sorveglianza di Sassari: quest’ultimo, infatti, aveva mandato una mail al Dipartimento, affinché i suoi membri cercassero un carcere adatto alla ricollocazione del boss Pasquale Zagaria, mente dei Casalesi e malato di tumore. Senonché, a causa della mancata risposta da parte di Basentini e compagnia, lo stesso Zagaria è stato scarcerato, e passerà i domiciliari nel bresciano, a casa della moglie.

Come Pasquale Zagaria, purtroppo, sono stati scarcerati numerosi criminali nei giorni passati: altri due boss al 41-bis, Francesco Bonura e Vincenzino Iannazzo, e oltre a loro altre centinaia di mafiosi. Per stare al numero riportato da Repubblica, 376. Tra questi ce ne sono alcuni che si sono resi colpevoli dei crimini più ripugnanti, come Antonino Sacco, collaboratore dei fratelli Graviano, mandanti dell’omicidio di Don Pino Puglisi.

Basentini si è dimesso (anche se sembra -ripetiamo, sembra- sia pronto un posto per lui in una delle efficentissime task forces messe su dal governo per governare al posto suo), per Bonafede è pronta una mozione di sfiducia: come loro, però, dovrebbero pagare tanti altri (posto che Bonafede veramente venga sfiduciato, abbiamo i nostri dubbi), e qualcuno ci dovrebbe spiegare cosa veramente è accaduto nelle carceri ad inizio marzo. Fu veramente una rivolta spontanea? Non abbiamo prove per dire il contrario, e non possiamo farlo; possiamo però sollevare il dubbio, visti i fatti che sono seguiti: fu una rivolta spontanea, o piuttosto il preludio di qualcosa di più grande, ordito dagli stessi boss che poi hanno ottenuto la libertà?

Infine, ci sentiamo di chiedervi una cosa. Non limitiamoci a ripetere come pappagalli slogan che, oggi come oggi, sono purtroppo privi di significato: il grido di Peppino Impastato, per il quale “La mafia è una montagna di merda”, rischia di rimanere inascoltato, se le orecchie nelle quali entra, non recepiscono anche queste notizie. Uno stato che ricorda gli eroi anti-mafia e scarcera 376 mafiosi non è degno neppure di una S maiuscola. È uno stato, piccolo piccolo. E peggiori saremmo noi, se ci ostinassimo a difenderlo.

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