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La fortuna dello Sposalizio della Vergine

Laura Picchio Lechi, storica dell’arte e archivista, ha realizzato un’acuta analisi dello “Sposalizio della Vergine” di Raffaello, sottolineando somiglianze e differenze con il quadro raffigurante il medesimo soggetto realizzato dal Perugino. Il volume “Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, tra fortuna critica e documenti inediti”, pubblicato dalla casa editrice fiorentina Leo S. Olschki, ripercorre la creazione del mito raffaellesco, indaga il contesto intellettuale, politico e collezionistico. Lo “Sposalizio della Vergine” è una pala d’altare realizzata da Raffaello Sanzio, datato 1504 è conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano, commissionato da Filippo Albizzini nel 1501 per la cappella dedicata a San Giuseppe e al Nome di Gesù. Firma e data vengono posti sulla sommità del tempio: Raphael Urbinas, MDIII. Posizione molto evidente che rivela il proprio compiacimento sia nei confronti del quadro, sia della propria patria. Ricordando la propria terra d’origine nell’iscrizione sul tempio – ricorda l’autrice – Raffaello manifesta l’attaccamento dalle proprie origini culturali proprio quando è in procinto di abbandonare l’Umbria.  L’opera rimanda alle antiche celebrazioni del 23 gennaio, data dello sposalizio della Vergine Maria e di San Giuseppe. La bellezza ideale emerge come amore per le architetture ordinate, è un modo per ricordare la struttura universale armonica e la perfezione divina. Non è un caso se la prima forma geometrica su cui cade l’occhio è il triangolo che sormonta la porta del tempio. Nella sua forma equilatera il triangolo simboleggia l’armonia e la proporzione ed esprime un senso di equilibrio dinamico tra le parti.

Come emerge dagli studi di Claudia La Malfa, dai carteggi di Giuseppe Lechi, Raffaello si fa portavoce di un linguaggio rivoluzionario ispirato all’antico. Per molti secoli lo stile delle sue opere ha costituito il fondamento stesso dell’idea di classicità.

Era la tavola di Raffaello divina, e non dipinta ma viva, e talmente ben fatta e colorita da lui, che fra le belle che egli dipinse mentre visse, ancora che tutte siano miracolose, ben poteva chiamarsi rara.

Secondo Giorgio Vasari, Raffaello raggiunse il canone della bellezza perfetta attraverso l’applicazione dei precetti che regolano la proporzione dei copri e dello scorcio in prospettiva ricavati dallo studio dell’arte classica. Le sue invenzioni sono apprezzate per la capacità di rappresentare il mondo reale nella dimensione dell’ideale. La sua grandezza risiede nella divina perfezione. Come emerge dalle “Vite” di Vasari, Raffaello incarnò gli ideali artistici e le tendenze della tradizione umanistica. L’Urbinate assimilò il mondo classico arrivando a una comprensione dell’antichità, difficilmente raggiunta da altri. L’artista è stato in grado di fondere la grazia del misticismo umbro con lo scandire plastico e spaziale fiorentino, che, in alcune circostanze, ricorda un po’ Piero della Francesca. 

Ricordiamo che studiando le fatiche de’ maestri vecchi e quelle de’ moderni, prese da tutti il meglio, e fattone raccolta, arricchì l’arte della pittura di quella intera perfezione che ebbero anticamente le figure d’Appello e di Zeusi. Inoltre, in Raffaello gli stessi soggetti sono strutturati in modo solido, inseriti in suggestivi paesaggi, pervasi da moti affettivi, da architetture perfette, da elaborazioni prospettiche che rimandano a Leonardo e a Bramante.

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Un angelo digitale

FANZINE/LIBRI by

Intervista all’autore Stefano Gelati

Stefano Gelati, autore del libro “Un angelo digitale” (Vertigo, 2023), racconta la storia di Stefano Baroni, che in seguito a un tumore gli viene offerta l’opportunità di vivere in una dimensione virtuale, per rimediare al degrado della società che lo circonda. 

 

Quale valenza assumono le emozioni nel mondo reale e nel cyberspazio? Esiste una differenza?

In modo imprevedibile e molto utile per umanizzare l’ambiente virtuale circostante, il protagonista si porta con sé tutte le sue emozioni, anche quelle che contrastano con la logica. Ma è una ricchezza, non un peso. Come gli ricorda in un passo il suo amico Gio, che è anche l’autore del processo di trasformazione: “Finché proverai disagio, imbarazzo, paura, orgoglio, amore, sarai infinitamente superiore anche alla più̀ potente macchina del mondo.”

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Di Anna Tulimieri

Fanzine Luglio2022

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In questo numero

Le interviste
Andrea Donaera, Mauro Valentini, Chiara Domeniconi

Le recensioni
Convalescenza di Nicola Curti
La più bella estate di Federico Pace

Scoop:

A Novel About Journalists di Evelyn Waugh

La ragazza con l’Europa in tasca di Lavinia Monti

Gli eventi

Flip Festival della Letteratura Indipendente, a Pomigliano D’Arco, mostra ispirata al picture book

Il Giardino delle Meduse al Kosmos, Museo di Storia Naturale di Pavia

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