Un “tuffo al cuore” nella spiaggia di Santa Severa. Quando i libri diventano emozioni.

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Ci eravamo lasciati con la promessa di un evento culturale tutto romano giorno 1 maggio, i “Libri al mare” a Santa Severa, un appuntamento librario per autori emergenti nell’approssimarsi all’inizio dell’estate.

Ospite della 29esima edizione dell’associazione culturale “Il Bagatto”, Sheyla Bobba con la sua SBS Comunicazione ha potuto far scendere in campo gli autori della collana “Libri SenzaBarcode” gestita da lei in collaborazione con CTL Editore Livorno.

E per parafrasare un famoso detto italiano, affermare “evento bagnato, evento fortunato!” ci starebbe più che bene visto che è stato inaugurato al mattino con qualche goccia di pioggia, ma senza aver provocato alcun tipo di scoraggiamento. Quando la speranza è forte, ardente, con quel pizzico di adrenalina a stuzzicare i sensi, demoralizzarsi non è un’opzione. E con un’opzione non contemplata, l’esito poteva soltanto essere positivo, lineare, rassicurante.

“Santa Severa è stato un evento meraviglioso e lo dico col cuore perché raramente mi ritengo soddisfatta”– ci racconta Sheyla Bobba con un leggero eccesso di perfezionismo, guidato sicuramente dalla sua modestia –“Abbiamo iniziato con le presentazioni fin dal mattino. Chiara Ceneroni per il suo “Lasciati Trovare” e con Chiara Maggi per il titolo “La ragazza dei fiori”, sono state, ad esempio, particolarmente emotive. Il filo conduttore a legare questi due libri è il tema della perdita di chi non c’è più. Per la Maggi era la prima presentazione in assoluto ed è stata più lacrime che parole: il testo, sebbene non sia una biografia, racconta molto di lei ed emergono con tangibilità manifesta tutte le sue paure, tutte le sue insicurezze”.

La concretezza del sentimento primordiale della perdita, è l’unica che sembra quasi essere toccabile con mano. Capita di avere la sensazione di accarezzare la perdita, sentirla come una zavorra, contemplarla come un’ingiustizia, pensarla con continui “perché?”. A volte la perdita è lì e non la si può spiegare, ma ci accompagna ed è presente. Accanto o vicina, ci sta davanti, ci pesa da dietro, a destra o a sinistra: ombra indigeribile.

“La bellezza degli autori emergenti è che si nutrono del loro entusiasmo. Sono consapevole, a volte, di essere anche dura con loro per amor di far quadrare le cose. Ma l’empatia e la reciproca fiducia che riesco ad instaurare con loro non ha alcun tipo di precedente. Li guido come se fossero <<i miei ragazzi>> e ormai basta che mi guardino per recuperare forza e sicurezza: basta uno sguardo e tutto riacquista un senso. Un grande esempio è quello di Chiara Domeniconi, già autrice di ben 22 libri ma con la stessa suspense in cuore di chi sta entrando in quel mondo per la prima volta, meravigliandosi di aver parlato così tanto durante l’evento. Eppure non è magia: il mio compito è quello di far acquisire loro una certezza tale da creare la rassicurante sensazione di conversare come se esistessimo solo io e loro. Così tutte le barriere crollano” – ci spiega Sheyla.

Un “mi aiuti tu?” bambino, di quelli con gli occhi brillanti di sale e di insicurezze che emergono, vuoi o non vuoi, quando la posta in gioco è quella di dover comunicare efficacemente a <<perfetti sconosciuti>> ciò che ti naviga dentro, ciò che ti ha ispirato, ciò che ti ha fatto stare male – o bene- nel momento in cui le pagine stavano iniziando ormai a diventare troppe e ti stai rendendo conto che si tratterà di un libro.

Che sia un evento in presenza, online, che sia un’intervista radiofonica o qualsiasi altro tipo di occasione, lo scrittore è sotto i riflettori in un campo che solo illusoriamente sembra <<di battaglia>>.

“La bellezza di Santa Severa, è che durante le presentazioni non ci si è limitati soltanto alle classiche – seppur non scontate- domande sulla sinossi, ma si è scavato tanto più a fondo. Gli autori hanno spesso paura di sbagliare, ma chi può essere più all’altezza nel rappresentare le proprie intime emozioni se non loro stessi? Conoscono già, in fondo, le risposte giuste. Che poi, ne esiste una giusta o sbagliata? Non ci si sbaglia con le emozioni. Anche gli amici, che si suppone conoscano gli autori da tempo, hanno fatto domande che nessuno si sarebbe mai aspettato. Commovente per me veder parlare lo scricciolino di donna che è Sylvie Renault per il suo libro <<La farfalla con gli artigli>>, piccola ma forgiata dalle esperienze; per non parlare di Luisa Sisti, la più matura tra noi, diventare fragile come una bambina. C’era anche Ivan Battista con <<Psicouranistica della città ideale>> che ha orientato l’attenzione degli astanti ad una tematica importante e quanto mai attuale di questi tempi: l’educazione civica”.

Sradicate le sovrastrutture, si è lasciato dunque spazio alle emozioni più pure che in questo caso non sono equiparabili ad una regressione, ma ad un’immersione, come un tuffo tra le lacrime miste a forza e fragilità. Un’aria emotivamente carica che è stata respirata anche dal pubblico, il quale addirittura, dopo gli annunci delle presentazioni – ci ha raccontato Sheyla- scendeva dai palazzi intorno per venire ad ascoltare. Che i libri siano stati comprati o meno non è il riscontro immediato che si cercava di ottenere. L’obiettivo era quello di stimolare la gente e gli animi e, a dirla tutta, ce l’hanno fatta perché una particolarità del lavoro di Sheyla, conformemente alla sua forma mentis e in onore dell’autenticità, quando si parla di libri non c’è nulla di preventivato o di programmato. Anche quando è lei a fare delle domande, la parola d’ordine è empatia e il gioco di sguardi guida l’incontro: “Cerco sempre di capire quale sia la domanda che l’autore vorrebbe sentirsi porre, e si va avanti così. Non preparo mai niente prima”. Non è un lasciare al caso, ma un lasciare che il caso faccia emergere ciò che davvero sente l’autore senza barriere o preconfezionamenti poi, di fondo, inefficaci.

“Replicheremo a metà luglio a Santa Marinella e metà agosto a Marina di San Nicola: sto già aprendo la campagna di selezione degli autori e con grande meraviglia alcuni mi stanno chiedendo informazioni. Vorrei che fosse sempre così: sono più di 20 anni che lavoro nel mondo della comunicazione ma non riesco a trovare le parole giuste per esprimere la magia che ho visto compiersi a Santa Severa. Vorrei che tanti emergenti trovassero fiducia in loro stessi e che si facessero conoscere, con me, con gli editori, anche –perché no- facendosi autopromozione. Il mio sogno è quello di sentire il telefono squillare ogni secondo e avere letteralmente un’orda di autori pronti a mettersi in gioco, talmente tanti da non sapere neanche a chi rivolgermi prima o come organizzarmi”.

Sheyla sogna un mondo in cui le paure sono legittime, ma non ostacolanti. Un mondo editoriale in cui sono solo le critiche costruttive quelle che contano e in cui venga ristabilito quel sodalizio autore/editore ormai compromesso dai pregiudizi che ha portato con sé l’attuale situazione editoriale.

Il successo che ha ottenuto Santa Severa è soltanto la premessa di un lascito fortunato che questo evento regalerà a quelli futuri.

                                           Di Ginevra Lupo

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