Il Covid19 non ferma la produzione di un Festival Internazionale di Cinema di grande Successo

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Riparte il primo di Giugno, con una nuova formula, l’Italian Horror Fest l’unico Festival Cinematografico Italiano dedicato al genere Horror. Un evento riconosciuto in tutto il mondo a cui hanno partecipato i più grandi Maestri del genere. Abbiamo incontrato il suo Direttore Artistico nonnchè Ideatore, Luigi Pastore,  al  quale abbiamo fatto alcune domande.

D – Sul procinto di iniziare una sua nuova produzione cinematografica che tutti aspettavano con ansia visto anche il protagonista del film, arriva il Lockdown nazionale che frena tutto il mondo del cinema e della cultura in genere. Un bel colpo per il settore. Cosa deve fare secondo lei il Governo soprattutto per le produzioni indipendenti?

R – Certamente l’attuale Governo non potrà fare nulla per il settore. Già ha fatto poco e niente in tempi di pace, figuriamoci in tempi di guerra. Non è una provocazione politica, non è il mio campo, ma un’osservazione che sfido chiunque a smentire. Le produzioni indipendenti, poi, non sono mai state considerate e lo dimostra la difficoltà che hanno nel trovare uno spazio all’interno del circuito sale cinematografiche, se non in qualche rarissima eccezione. Poi, a mio avviso, bisognerebbe diversificare la produzione e favorire anche il ritorno del cinema di genere eliminando vecchi divieti che risultano ormai obsoleti e privi di senso. Mi riferisco alle commissioni censura, per esempio, che sono uno spreco di soldi e divenute ormai anacronistiche. Su internet si vedono cose peggiori, la violenza reale e la pornografia sono accessibili a tutti, mentre l’opera cinematografica resta pura finzione anche quando fa male perché vuole far riflettere. In più, questa emergenza sanitaria pone un quesito fondamentale: è meglio avere sale vuote o piene? Mi spiego meglio: oggi una famiglia media italiana composta da quattro persone, per godere della bellezza di un film sul grande schermo, deve spendere intorno ai cinquanta euro e, sinceramente, un padre di famiglia preferisce spenderli in spesa alimentare e ripiegare sullo streaming casalingo. Quindi il Governo dovrebbe intervenire per rendere popolare il biglietto del cinema, non una volta l’anno, ma per tutto l’anno e integrare con defiscalizzazioni importanti. Snellire le regole del tax credit, predisponendo uffici competenti dove le produzioni possano essere seguite adeguatamente da veri addetti ai lavori e non da dipendenti annoiati, riciclati dalla pubblica amministrazione. Per quanto mi riguarda, sono ovviamente dispiaciuto di non poter girare il mio film e aspetterò il ritorno alla normalità perché i protocolli per me sono insopportabili e un regista non può avere distrazioni e limitazioni quando crea la sua opera.

 

D – Dopo anni di fermo riparte l’Italian Horror Fest, un suo evento unico in Italia che ha avuto un successo anche internazionale. Hanno partecipato nomi illustri come Eli Roth, Dario Argento, Pupi Avati…quest’ultimo definì pubblicamente il suo Festival superiore per certi versi a quello di Venezia. Ventimila spettatori in tre giorni, concerti dei maestri Frizzi e Simonetti…insomma come è possibile che un progetto così straordinario si debba poi fermare per così tanto tempo?

 

R – Perché siamo un Paese abituato ai dispetti e ai giochi di potere: se un’amministrazione precedente ha fatto qualcosa di buono, quella nuova per ripicca non la fa. Non immagina quante volte ho provato a mettermi in contatto con il sindaco succeduto a quello con cui avevo avuto la piena collaborazione per la produzione del Festival, ma non ho mai ricevuto mezza risposta. Ma, ora che le cose sono cambiate, sto valutando altre possibilità e voglio avere massima libertà decisionale senza alcun condizionamento. 

 

D – Nel mondo dell’organizzazione di eventi c’è molta improvvisazione, lei si è trovato più di una volta a difendere la sua idea da plagi e da scopiazzature varie, tra l’altro facendo valere sempre le sue ragioni. Come se lo spiega? Mancanza di idee?

 

R – Mancanza di educazione, oltre che di idee. Non solo, ma oggi è impossibile non accertarsi dell’esistenza di qualcosa che è già stato fatto e che ha una sua precisa identità e caratteristica. C’è la cattiva fede e la volontà vera e proprio di “scippare” un’idea e modificarla il minimo indispensabile per non farsi accusare di plagio. Ma, come lei dice, c’è anche molta improvvisazione e ignoranza sulle normative che regolano il diritto d’autore e la proprietà intellettuale. La prima cosa che mi chiedono quando denuncio questi ingenui e buonisti organizzatori, convinti di essere nel giusto, se posso dimostrare di avere una registrazione esclusiva del “brand”. Si riempiono la bocca con questa terminologia, presa in prestito dai grandi marchi di prodotti pubblicitari, senza comprenderne le differenze. A parte l’esistenza di una registrazione per l’Italian Horror Fest che è valida in tutto il mondo, esistono norme comunitarie previste dal legislatore che tutelano il diritto d’autore con la creazione dell’opera e non richiede una specifica registrazione.

In più sono validi anche una serie di strumenti che corroborano ancora di più tale diritto, entrando più approfonditamente nello specifico, come i protocolli amministrativi, la documentazione SIAE necessaria allo svolgimento di un evento cinematografico, le PEC, per non parlare della rassegna stampa e di tutto il materiale prodotto per l’evento.

E’ ovvio che chi si improvvisa organizzatore, ma nella vita fa il fornaio, senza nulla togliere ai fornai, pensa di essere libero di fare come crede sperando di farla franca.

Inoltre, cosa ancora più grave, l’Italian Horror Fest è nato libero e senza costi per il biglietto d’ingresso perché ritengo che la cultura debba essere fruibile da tutti, mentre chi ha deliberatamente preso in prestito la somiglianza con il buon nome del mio Festival lo ha fatto solo per speculare a fini di lucro e questo mi fa incazzare ancora di più.

 

D – Il primo Giugno partirà questa edizione speciale dell’Italian Horror Fest. Ha già ricevuto complimenti e auguri dagli Stati Uniti e da altre parti del mondo. Una edizione virtuale tutta speciale che ha voluto chiamare “edizione Covid”. Come sarà strutturato?

 

R – Il lockdown è stata una mazzata tremenda per il cinema e per gli eventi. Molti hanno scelto di rimandare, altri hanno annullato, perché è più facile gettare la spugna invece di incassare il colpo senza arrendersi. Mi stupisco di un Festival come quello di Cannes, dove spendono milioni di euro e non hanno nessuno capace nel trovare una soluzione alternativa pur di non perdere l’edizione. Per me il 2020 è un appuntamento importate, segna il decennale dalla prima edizione e ci tenevo a farlo. Poi il COVID19 mi ha messo i bastoni tra le ruote, anche in questo caso, così ho pensato di riadattare il Festival al momento storico che stiamo vivendo e sfruttare la tecnologia delle dirette streaming per costruire un evento diverso ma sempre curato nei dettagli. Non è il primo Festival virtuale, già ci sono stati esempi del genere, ma anche in questo caso ho cercato una formula diversa sempre con l’obiettivo di intrattenere e coinvolgere il pubblico il più possibile. La COVID EDITION non è solo appiccicare un’etichetta pensando di fare il figo ma, come l’orrore di questa malattia, è un Festival virtuale a più fasi: FASE 1 quella del contagio, con l’apertura dell’iscrizione ai film provenienti da ogni parte del mondo e trasmessi all’interno di uno Show in diretta streaming, che ho ideato appositamente. I film che riusciranno a mantenere un numero costante di visualizzazioni sui canali Facebook e Twitch, passeranno alla FASE 2 in un gruppo chiuso formato da una giuria popolare, con un presidente designato dal Festival. I 10 cortometraggi e i 5 lungometraggi che avranno ottenuto più “likes” (uno per ogni giurato) accedono alla selezione ufficiale e passano alla FASE 3, dove ci sarà la famosa giuria di qualità che decreterà i due vincitori assoluti per categoria. Ci tengo a sottolineare che ho ritenuto opportuno ridurre del 60% le quote d’iscrizione, proprio per venire incontro alle difficoltà del momento. Molti registi storcono il naso quando si trovano a dover pagare una quota d’iscrizione. Ma posso assicurare che dietro c’è un lavoro enorme di archiviazione e gestione del materiale ricevuto, con un’attenzione nella comunicazione per ogni regista che iscrive il proprio film. L’Italian Horror Fest si è sempre distinto per essere un evento di qualità e vuole ritornare in grande stile. Se le condizioni lo consentiranno, sarà mio impegno quello di organizzare almeno una serata di gala per premiare i vincitori e festeggiare il ritorno tanto atteso di questo Festival, con alcune anticipazioni per il 2021.

 

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