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Giardino del Mandarino Yu

Shanghai: il Giardino del Mandarino Yu, armonia metropolitana

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Esistono luoghi dove l’esperienza combacia perfettamente con l’immaginazione, una riproduzione del sogno nella realtà. Il Giardino del Mandarino Yu, nel cuore della effervescente Shanghai, accoglie i visitatori nell’affascinante atmosfera di un classico giardino cinese “Suzhou

Un eden di composta bellezza dove le aspettative occidentali vengono soddisfatte alla perfezione: un angolo di pace dove tutto si descrive secondo i canoni estetici e concettuali dello stile Ming in cui la moderata esuberanza degli elementi è uno stratagemma che ripropone una precisa simbologia, solo in apparenza casuale. Il “Genius loci” vive indisturbato in questo giardino metropolitano tra le piante e i minerali, parla agli animali che lo popolano ed anima le leggende che ispirano ai visitatori innumerevoli suggestioni. Il Giardino del Mandarino Yu è un angolo imperdibile di questa città “cubista”, dove convivono diverse realtà solo a prima vista slegate. Shanghai racconta una trama complessa fatta di capitoli contrastanti, quelli di un capitalismo ereditato che si svolge ai piani alti della finanza nel Bund e nei grattacieli futuristici di Pudong, e quelli di umanità autoctona che brulica nei salotti di strada della città vecchia, dove aleggia ancora l’anima del passato tra il miscuglio dei tetti anneriti degli hutong e quelli in stile finto Tudor di un colonialismo perduto. In questo racconto controverso e in continuo divenire, spunta come un cameo il giardino con i tetti arcuati dei suoi padiglioni, la flora rigogliosa e i pesci annoiati nei suoi specchi d’acqua, dirimpettai del credo a poco prezzo di un turismo religioso di massa e dello shopping convulso tra il profumo di incenso e dolci cinesi.

Il giardino occupa una superficie di 2 ettari nel cuore della città e ospita i visitatori in un’oasi racchiusa da alti muraglioni, struttura che ricalca lo stile “Suzhou”. Voluto dai Pan, una ricca famiglia di funzionari della dinastia Ming, questo eden venne creato nel 1599. La sua realizzazione richiese 18 anni per lasciare alla storia uno dei giardini cinesi più famosi al mondo: un angolo di pace che ricrea un paesaggio in miniatura idealizzato nell’intento di esprimere l’armonia fra l’uomo e la natura. Questo luogo ripropone tutti gli elementi caratteristici: angoli ombreggianti, padiglioni, laghetti e una flora che inscena spettacoli diversi a seconda del periodo dell’anno. Una natura lussureggiante e consueta, la stessa che rientra nell’arte della creazione dei giardini cinesi ma anche in quella pittorica da secoli, intenta a riprodurre i protagonisti arborei tanto amati anche nei tempi moderni, come vuole la tradizione stilistica Ming.

Ci si aggira tra vialetti tortuosi, ponticelli e strette gallerie a zig-zag che collegano i padiglioni, ci si tuffa tra il sempreverde dei podocarpi “pini dei luohan” e tra il colore stagionale della camaleontica Magnolia grandiflora, simbolo della città. Una passeggiata rigenerante che continua tra salici, ginkgo biloba, ciliegi, banani, bonsai e metasequoie, una natura che appare disposta casualmente eppure tutti gli elementi che decorano questo luogo sono studiati con la massima cura e dovizia di particolari. Anche le rocce, elemento caratteristico in tutti i giardini cinesi, sono opera dell’uomo poiché vengono scolpite come se fossero erose dagli agenti atmosferici. Tra queste sculture che anticipano l’evoluzione della materia, spicca per importanza e dimensioni la Grande Roccia, un enorme masso alto 14 metri dal peso di 2.000 tonnellate.

Oggi ammiriamo questo luogo identitario nella perfezione delle sue forme ma la sua storia non fu di sola pace e armonia. Un bombardamento lo rase al suolo durante la guerra dell’oppio nel 1842 e fu nuovamente distrutto per mano dei francesi in segno di rappresaglia per gli attacchi ribelli durante la rivolta dei Taiping (1851-1864). Il giardino venne ricostruito alla perfezione secondo lo stile classico e riaperto al pubblico nel 1961, la belligeranza e gli arrivismi occidentali che campeggiarono per secoli in questa città non ebbero la meglio su questo scrigno della tradizione. L’ossessiva ricerca occidentale dell’originalità di un nuovo linguaggio estetico e la compulsiva predisposizione al capitalismo non hanno assorbito il suo “Genio”, testimonianza indelebile della cultura millenaria cinese che rivive nella frenetica perla d’Oriente e continua ad offrire ai suoi ospiti un angolo di contemplazione e uno spunto di riflessione.

 

Immagine copertina: dettaglio Giardino del Mandarino Yu

Photo credits: Elena Bittante

 

Elena Bittante
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