Ai confini del regno di Sicilia: benvenuti a Leonessa

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Ai piedi del monte Tilia, nell’attuale provincia di Rieti, nasce, nel 1278, Leonessa. In origine, la città era demaniale, posta direttamente sotto il controllo del Regno di Sicilia, che, peraltro, nella persona del re Carlo d’Angiò, ne aveva voluto la fondazione. Ma nel XVII secolo, quando ormai da circa 200 anni l’antica Gonessa (questo il nome con cui compare nei primi documenti) era diventata un feudo, evidentemente non ce lo si ricordava più, e le leggende, simili peraltro a quelle relative all’origine delle città limitrofe, la facevano sembrare più antica riportandone la fondazione ad una rivolta anti-baronale del 1228. “L’atto di nascita” però è uscito fuori: il 16 Luglio 1278 Carlo d’Angiò ordinò che sulla spianata alla base di Ripa di Corno (ovvero il Tilia, che all’epoca era considerato parte del retrostante monte Corno) venisse creato un “habitacio” per gli abitanti della Valle Arnaria (ovvero dell’attuale piana di Leonessa).

Ma perché?

L’area dove sorge il piccolo borgo si trova dove, all’epoca, era tracciato il confine tra il Regno di Sicilia e il Patrimonium Sancti Petri, ed era per questo altamente instabile: nel 1274 una rivolta di Cascia contro Spoleto era arrivata fin dentro i confini del Regno: alcuni ribelli erano arrivati ad occupare le fortezze di Narnate, di cui il re ordinò la distruzione, prima, e di Ripa di Corno, poi. La zona al cui controllo presiedeva quest’ultima era, peraltro, fondamentale dal punto di vista commerciale, dal momento che si trovava al crocevia fra la strada che portava a Spoleto e quella che portava a Rieti: bisognava mettere il tutto in sicurezza. Già nel 1277 Carlo aveva espresso questa necessità in una lettera indirizzata al Giustiziere d’Abruzzo, chiedendo che le fortezze di Ripa di Corno e Rocca “de Intro” venissero controllate ed eventualmente riparate dove servisse. Ma dopo che, nel 1278, i rapporti con il confinante Patrimonium Sancti Petri iniziarono a deteriorarsi, Carlo decise che era il momento di passare ad una soluzione più drastica: Ripa di Corno doveva essere ristrutturata e ammodernata, e, alla base del massiccio su cui sorgeva, doveva essere creato un insediamento che raccogliesse tutti gli abitanti della zona, in modo da costituire una barriera difensiva sull’unico lato della fortezza che fino ad allora era scoperto. E non solo: il progetto prevedeva anche la costruzione di una nuova torre (oltre a quella – che sarebbe stata comunque ristrutturata – della fortezza), che, inserita in un sistema di mura, sarebbe stata posta sul pendio della montagna, a metà fra il centro abitato e Ripa di Corno, per proteggerli entrambi. Dell’evoluzione urbana di Gonessa non sappiamo quasi nulla. Se infatti le istruzioni contenute nelle lettere di re Carlo erano molto precise riguardo la torre e la fortezza (lasciò piena libertà di movimento solo all’espertissimo architetto Pietro D’Agincourt, di cui si fidava ciecamente, e che, dopo aver depositato il progetto, per breve tempo si occupò personalmente della supervisione del cantiere), dell’abitato non parla quasi mai, anche se, dai documenti, si evince che i lavori dovevano essere già conclusi nel 1284.

Eppure, oggi, è rimasto solo il borgo, e del possente sistema difensivo tanto desiderato da Carlo d’Angiò non è rimasto quasi niente, se non, oltre a qualche rudere, un torrione poligonale e una torre-cisterna (che però erano probabilmente solamente degli “edifici di servizio”, tipicamente collocati all’interno dei recinti castrali) e due porte: Porta Aquilana e Porta Spoletina. La prima, in passato detta anche Porta del Regno o Porta Napoli, da cui partiva la strada per L’Aquila, presenta ancora oggi, nel fornice ribassato, una parte dell’antica saracinesca di chiusura; la seconda, da cui partiva la strada verso Spoleto, originariamente era detta anche Porta del Colle o Porta di Stato, proprio perché la via che da essa si dipartiva conduceva nei territori dello Stato della Chiesa. La sua struttura originale è in realtà andata perduta: quello che vediamo oggi è una ricostruzione del 1456.

A Leonessa, a parte la struttura del centro storico “a forma di fuso” (molto ironico, se si considera il fatto che fu fondamentale per l’economia e la prosperità leonessana l’arte della lavorazione della lana), che la città assunse dopo il 1315 (quando, dopo un violento terremoto, un gran numero di abitanti delle aree circostanti si spostò a Leonessa, determinandone l’ampliamento), di medievale è rimasto poco: quasi tutti gli edifici storici più importanti sono di costruzione più recente (quasi tutti i palazzi sono di XVI e XVII secolo), e i superstiti fra quelli più antichi (ma in realtà anche fra quelli più “recenti”, non dimentichiamo che l’area dove sorge Leonessa è altamente sismica – la maggior parte degli interventi sono successivi al devastante terremoto del 1703) sono stati largamente ristrutturati.

Ancora medievale è la Fonte della Ripa: questa fontana, con la sua struttura ad arco a tutto sesto realizzato in pietra rossa e calcarea, in origine era l’unica fonte di approvvigionamento idrico della città, e lo rimase fino al XVI secolo. Nel 1548 infatti, Margherita d’Austria, alla quale Leonessa era stata data in dote dal padre Carlo V in occasione del suo matrimonio con Ottavio Farnese (segnando pertanto la trasformazione della città da “demaniale” a “feudale”) decise di donare alla città una fontana “pro publica omnium utilitate et ornamentum” (“per l’utilità pubblica e per ornamento”). La fontana infatti fu collocata in “Piazza Grande” (oggi Piazza 7 Aprile 1944), da sempre il fulcro della vita cittadina, e, per alimentarla, fu costruito un acquedotto che esiste ancora oggi: “Li Sambuchi”. Lungo 3 miglia, portava le acque del Rio Fuggio fino alla Piazza.

Se la Fonte della Ripa ha mantenuto la sua struttura originale, sorte diversa hanno avuto le numerosissime chiese e conventi della città: di origine medievale, nel corso dei secoli sono state modificati a più riprese e hanno cambiato totalmente il loro volto. Ne sono un esempio la Chiesa di San Francesco – fondata nel 1285, quando il vescovo di Rieti, Pietro Gera, pose la prima pietra – e l’omonimo convento, o ancora il complesso costituito dalla Chiesa di San Pietro e dal convento degli agostiniani, i cui lavori di costruzione dovettero iniziare fra XIII e XIV secolo.

Per forza di cose successiva (XVII secolo) è la chiesa che, ad oggi, è la più importante di Leonessa, in quanto intitolata al suo patrono (di cui conserva le spoglie), morto nel 1616: il Santuario di San Giuseppe da Leonessa.

Lunghissimo sarebbe ancora l’elenco di palazzi, chiese e opere d’arte che questo piccolo borgo ha da offrire, ma lo spazio non ce lo consente, e, forse, è meglio così: il resto scopritelo con i vostri occhi.

Benvenuti a Gonessa!

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