Paolo Benvegnù: piccolo, fragilissimo, immenso artista
E’ stato un bellissimo concerto quello che Paolo Benvegnù ci ha regalato ieri sera al Monk. A vent’anni dalla pubblicazione del suo primo album da solista, l’affascinante artista milanese ne ha pubblicato una nuova versione, intitolata “Piccoli fragilissimi film – Reloaded”, con la collaborazione di una serie di prestigiosi interpreti come Paolo Fresu, Ermal Meta, Malika Ayane, La Rappresentante di Lista, Piero Pelù e altri. Un’opera che rappresenta un viaggio tra passato e presente, esplorando temi universali come la frammentazione, il rimpianto, la liberazione e la connessione umana, e che adesso sta portando sui palchi dei migliori locali italiani.
Riconosciuto tra i grandi nomi della musica italiana, Benvegnù ha recentemente e meritatamente vinto la Targa Tenco 2024 per il miglior album con “È inutile parlare d’amore”, consolidando il suo ruolo di esploratore musicale, sociale e poetico.
“Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded” non è una semplice reinterpretazione dei brani originali, ma una riflessione profonda e condivisa sull’essenza stessa dell’umanità. È un’indagine sulla frammentazione e sulla volontà di ricostruire, sulle ferite lasciate dalle assenze e dal tempo, e sul loro possibile risanamento attraverso l’incontro con l’altro. È un viaggio intimo che interroga il rapporto tra passato e futuro, chiedendosi se quei pensieri sopravvivono ancora e se i danni subiti o inflitti hanno trovato un senso. Forse, suggerisce l’artista, solo attraverso le voci e i suoni dell’altro è possibile ricucire gli strappi, completare le pagine rimaste in sospeso e riconoscere le proprie appartenenze. E così, nella risonanza collettiva, emerge la possibilità di comprendere: è stato il passato a plasmare il futuro o era il futuro ad aver già scritto il passato?
Questa nuova versione non è un semplice progetto musicale arricchito da ospiti illustri, ma una ricerca viscerale e condivisa. È il respiro dell’umanità intera, con i suoi desideri, le sue paure, le sue fragilità. È un canto corale che celebra la vita nella sua complessità, un crudo e vibrante inno. Ogni suono e ogni voce coinvolti nel progetto ne amplificano il senso, e ogni brano si presenta come un tassello della grande ricerca sul desiderio umano, sui timori, sulle incertezze e sul bisogno ineludibile di connessione. È il suono di milioni di realtà adiacenti che, intrecciandosi, raccontano una storia unica e irripetibile.
Il concerto di Paolo Benvegnù è stato un’esperienza densa di emozioni, un’immersione poetica e visiva che ha lasciato il pubblico senza fiato. Sul palco, avvolto da luci rosse che sembravano pulsare al ritmo della musica, si è aperta una scenografia evocativa, ricca di richiami al mondo del cinema, che ha fatto da cornice perfetta per un artista capace di raccontare storie universali attraverso emozioni e parole.
La voce profonda e incisiva scava e fa riemergere sensazioni e ricordi attraverso le melodie malinconiche e e a tratti strazianti, in netta contrapposizione (o forse semplicemente in modo complementare) all’innegabile simpatia e all’umorismo surreale di questo straordinario artista.
La scaletta, costruita con cura, ha ripercorso tutti i brani di “Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded”, regalando al pubblico la possibilità di assaporare ogni frammento di questo album incredibile, che torna a ricordarci quanto la musica posa essere vera e propria letteratura in forma di canzone. Come ospite d’eccezione, Tosca è salita sul palco per Cerchi nell’acqua, portando ulteriore intensità alla serata con la sua presenza e la sua voce inconfondibile.
È commovente vedere un cantautore di così grande spessore esibirsi con tale passione davanti a una moltitudine di persone così calorose e attente. Ed è un rituale che si ripete a ogni sua esibizione nella capitale, a dimostrazione del fatto che i suoi brani siano entrati di diritto tra i più belli e intensi del repertorio italiano. Benvegnù, nonostante i tanti anni di carriera, continua ad abbattere ogni barriera legata al tempo e alle mode, dimostrando che l’arte autentica non ha età. I suoi testi, stilisticamente raffinati e profondi nei contenuti, sono la prova di come sia ancora possibile parlare al cuore delle persone con autenticità e con quella sfacciata bellezza che non può lasciare indifferenti. Come effetto collaterale e sintomo di grande intelligenza e capacità emotiva, riesce a compiere questo mezzo miracolo senza mai risultare noioso o pesante e facendoci, anzi, divertire senza apparire sciocco o banale.
Ed è altrettanto incoraggiante vedere un artista che, senza clamore o compromessi commerciali, è riuscito a ritagliarsi uno spazio speciale nel panorama musicale contemporaneo, promuovendo il valore dell’arte vera, che trova ancora il suo piccolo ma luminoso posto in un mondo frenetico e superficiale.
Paolo Benvegnù e la sua band ci hanno ricordato che la musica, quando è vissuta come un atto poetico e umano, può ancora commuovere, far riflettere e unire. E in una serata così intensa, quel palco non era solo uno spazio fisico, ma un luogo in cui le anime si sono incontrate, in una connessione profonda e indimenticabile.
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