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Manolo Muoio

“Anelante”: Il corpo in rivolta, tra visione e paradosso

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La straordinaria alchimia teatrale di Antonio Rezza e Flavia Mastrella al Teatro Vascello di Roma

Roma, 19 dicembre 2025

Articolo e foto di Grazia Menna

Ultima rappresentazione oggi, 19 dicembre 2025 al Vascello di Roma, per l’opera teatrale Anelante.

“Anelante” è una parola che porta con sé un’idea di urgenza, di desiderio incontenibile, un movimento che cerca sempre qualcosa senza mai fermarsi. Questa tensione è incarnata alla perfezione dal teatro di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, che nel loro spettacolo creano un’esperienza unica, capace di scuotere lo spettatore e farlo riflettere.

Fin dal suo ingresso sul palco, Antonio Rezza cattura l’attenzione con la sua fisicità esplosiva. Al suono di una suoneria di cellulare che sa di un passato familiare, la sua presenza si impone in un vortice di movimenti febbrili e scattanti. È un corpo che non conosce sosta, che si fa veicolo di una narrazione frammentata e simbolica, dove non esistono limiti né logiche rassicuranti. Il pubblico, stordito e rapito, si trova a seguire una figura che trasforma ogni gesto in un linguaggio universale.

Ma il cuore pulsante dello spettacolo, cha ha visto il suo debutto nel 2015, non si esaurisce nella sola performance fisica di Rezza. Gli habitat scenici progettati da Flavia Mastrella sono un elemento fondamentale, non semplici scenografie, ma vere e proprie strutture concettuali che trasformano lo spazio teatrale in un mondo parallelo. Geometrie fluide, veli che si aprono e chiudono come sipari improvvisi, e materiali che sembrano vivere di vita propria creano un continuo gioco di nascondimenti e rivelazioni. Il palco diventa un luogo in cui il corpo si frammenta, scompare e riemerge, evocando immagini surreali e stranianti.

Grazie alla regia di Mastrella, questi ambienti non sono solo contorni visivi, ma parte attiva dell’azione scenica. Sono un’estensione del paradosso che anima l’intero spettacolo: la materia che si piega alle esigenze del movimento, rendendo concreto e tangibile un universo che vive fuori dalle regole della realtà.

Il testo di “Anelante” si allontana da qualsiasi struttura narrativa tradizionale. Non c’è una trama lineare, né un racconto da seguire: ogni scena è un frammento autonomo, una riflessione acuta e tagliente su temi che spaziano dalla religione alla matematica, dalla psicanalisi alla morte, passando per il sesso, la politica e le dinamiche familiari. Rezza, con il suo inconfondibile stile irriverente, smonta ogni certezza e porta alla luce le contraddizioni di un’umanità che si dibatte tra conformismo e caos interiore.

In questo teatro dell’assurdo, le figure di Copernico, Keplero, Pitagora e Freud diventano spunti di una satira feroce. Freud, in particolare, è ridicolizzato come un uomo d’affari che ha costruito un impero sulla confusione dei sogni. È un gioco continuo di sovversione, dove il pensiero si destruttura e lascia lo spettatore in bilico tra riso e riflessione.

Ad accompagnare Rezza in scena c’è un gruppo di attori – Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini ed Enzo Di Norscia – che non interpretano personaggi nel senso classico, ma funzionano come un coro spezzato, voci che si intrecciano e amplificano il caos controllato dell’azione. Tuttavia, anche quando dialoghi e voci si sovrappongono, la presenza di Rezza domina incontrastata: il pubblico riesce a seguire il suo discorso anche nel caos orchestrato, prova del magnetismo unico che il performer riesce a esercitare.

L’essenza di “Anelante” risiede nella sua capacità di trasformare l’inconscio in un’esplosione visiva e fisica. È un atto di ribellione contro le convenzioni sociali, un richiamo alla libertà che si traduce in un’arte cruda e diretta. Il corpo, centrale in ogni momento dello spettacolo, diventa una metafora potente della condizione umana: un essere lacerato tra ciò che la società impone di essere e ciò che si è realmente.

L’intera pièce è un viaggio che utilizza il paradosso e l’assurdo per rivelare una realtà più autentica, nascosta sotto la superficie delle convenzioni. Flavia Mastrella, con la sua visione registica e i suoi habitat scenici, conferisce a questo viaggio una profondità ulteriore, rendendo visibile l’invisibile e amplificando il senso di spaesamento.

In definitiva, “Anelante” non è solo uno spettacolo teatrale, ma un’esperienza totale, un grido che sfida ogni forma di omologazione e conformismo. Tra risate graffianti e immagini surreali, lo spettatore si trova costretto a fare i conti con le proprie fragilità, scoprendo che nell’assurdo c’è una verità più grande.

Si ringraziano Antonio Rezza, Flavia Mastrella, l’Ufficio Stampa nella persona di Chiara Crupi e il Teatro Vascello di Roma, per aver consentito questo racconto per immagini

Bahamut: se il teatro incontra l’assurdo e una riflessione sociale

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A Teatro Vascello torna il duo Mastrella-Rezza ed è sempre uno “spettacolo

Roma 7 gennaio 2025

Articolo e foto di Grazia Menna

Quasi due decenni sono trascorsi dal 2006, anno in cui Flavia Mastrella, con la sua genialità e la sua visione artistica, concepì l’intero apparato scenografico di questa rappresentazione. Grazie a questa intuizione, Antonio Rezza ha potuto esprimere appieno il suo talento unico nelle arti performative e nell’affabulazione.

La sera del 7 gennaio, la sala del Teatro Vascello, gremita di spettatori, ha confermato che i temi portati in scena, rivoluzionari all’epoca, restano straordinariamente attuali anche oggi. Bahamut non è solo una pièce teatrale, ma un’esperienza immersiva e onirica che scardina le regole del teatro tradizionale, fondendo in modo inedito arte visiva, performance e parola. L’opera non si propone di spiegare, ma di trasportare il pubblico in un universo fuori dai confini del tempo e dello spazio, spingendolo a confrontarsi con l’assurdo, il grottesco e il genio.

La scenografia di Flavia Mastrella non è un semplice sfondo scenico, ma un vero protagonista al pari degli attori. Essa stessa è un’opera d’arte che trasforma ogni scena in un quadro tridimensionale, dove estetica, funzione e simbolismo si intrecciano. La struttura scenica muta costantemente, adattandosi alle imprevedibili esibizioni di Rezza e diventando lo spazio ideale per la sua creatività.

La regia che la stessa Mastrella ha ideato e realizzato, consente agli ambienti, pensati per limitare e allo stesso tempo ampliare i movimenti dell’attore, di dare vita a un’interazione continua tra il corpo e lo spazio. Tendaggi mobili e forme insolite fungono da strumenti narrativi, creando un dialogo visivo che stimola lo spettatore a una costante reinterpretazione. Rezza si destreggia in spazi stretti, come un equilibrista, sfruttando ogni angolo della scenografia. Si piega, si contorce, si infila in aperture minuscole o rimane bloccato in strutture che limitano i suoi movimenti, trasformando il conflitto tra corpo e materia in una tensione comica e surreale.

Questo gioco fisico è amplificato dalla maestria di Rezza nell’uso del linguaggio, sia verbale quanto non verbale. Le sue parole fluiscono ininterrottamente, oscillando tra il nonsense e una critica tagliente alla società. Suoni, pause, ripetizioni e variazioni di tono rendono il linguaggio uno strumento performativo tanto quanto il corpo. Le pause, intense quanto i dialoghi, immergono la sala in un silenzio carico di attesa, mentre il pubblico rimane sospeso, in curiosità, aspettando il prossimo gesto improvviso o la successiva battuta surreale.

Accanto a Rezza, Manolo Muoio e Neilson Bispo Dos Santos completano il quadro scenico, assumendo il ruolo di co-protagonisti e arricchendo ogni momento con la loro presenza. La loro interazione con Rezza crea un gioco scenico armonioso, che enfatizza la potenza espressiva di uno spettacolo capace di sfidare le convenzioni e rimanere indimenticabile.

Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona di Chiara Crupi

Grazia Menna
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