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Anna Maria Massa - page 3

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È partito il totoministri. La svolta dopo 80 giorni!

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L’analisi scrupoloso del Colle ha dato esito positivo e si è concluso con l’incarico di Governo a Giuseppe Conte.

Conte e il Presidente Sergio Mattarella hanno avuto un lungo colloquio, circa due ore, sulle scelte da compiere e sul necessario collegamento europeo dell’Italia. È l’apertura su una squadra di governo il cui aspetto sembra delineata, ma comunque fondata su equilibri fragili.

Diversi sono i nodi da sciogliere come anche le posizioni da assegnare: ecco quali sono le persone in corsa per i ministri di importanza cruciale del nuovo governo.

I due leader saranno sicuramente nell’esecutivo. Matteo Salvini si accomoderà sulla poltrona, per lui strategica dell’Interno. Una posizione da cui potrà agire come regista sui temi della sicurezza e del controllo dell’immigrazione.

Luigi Di Maio avrà il dicastero del Lavoro unito a quello dello Sviluppo Economico, una posizione strategica da cui potrà lavorare al provvedimento simbolo del reddito di cittadinanza.

Per il MINISTERO dell’Economia in prima linea e tra i preferiti di Matteo Salvini c’è Paolo Savona, economista, età 81 anni. E’stato ministro dell’Industria nel governo Ciampi. Spesso è stato critico nei confronti delle politiche monetarie europee tanto da definire l’euro una “gabbia tedesca”. Un secondo nome è quello di Luigi Zingales,55 anni, economista e professore alla University of Chicago Booth School of Business. Fino al 2015 è stato consigliere Eni. Fu promotore del movimento politico “fermare il declino”.

Per il Ministero degli Esteri serve una figura chiave, una figura che confermi la collocazione internazionale ed europea dell’Italia. Il nome più giusto potrebbe essere quello del supertecnico Giampiero Massolo, classe 1954, presidente di Fincantieri dal 2016. Ma il M5s spinge ancora su Moavero Milanesi,già ministro per gli Affari Europei nel governo Monti e Letta.

Per il Ministero della Difesa il nome di Elisabetta Trenta pare non avere avversari. Donna dei pentastellati è docente universitaria di sicurezza e intelligence. Ex consigliere per i ministeri di Esteri e Difesa in Iraq e Libano.

La carica di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio è una partita cruciale per la formazione del nuovo governo. I nomi che circolano sono due: Vincenzo Spadafora, braccio destro di Di Maio e Giancarlo Giorgetti uomo di Salvini.

Il nome di Giulia Bongiorno viene fatto per diverse caselle. Difficilmente potrà sedere sulla poltrona del Ministero Giustizia dove in pole c’è Alfonso Bonafede. Le altre caselle possibili sono la Difesa e i Rapporti con il Parlmento.

All’Istruzione dovrebbe toccare all’ex direttore di Sky Emilio Carelli. La pentastellata Giulia Grillo, medico, già capogruppo alla Camera, potrebbe sbarcare alla Salute. Gian Marco Centinaio, capogruppo leghista al Senato, classe 1971, dovrebbe guidare il ministero del Turismo. Il deputato leghista Nicola Molteni si gioca il ministero dell’Agricoltura con il vicesegretario Lorenzo Fontana. Laura Castelli, nota pr la sua battaglia sui No Tav dovrebbe al Dicastero per le Infrastrutture.

Sarà questa la squadra di Governo dell’avvocato del popolo?!

Noi gli auguriamo un Buon Lavoro!

Berlusconi “Il riabilitato”. “Bentornato Presidente!

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“L’Italia, da oggi, torna ad essere più democratica”.

“Con Berlusconi in campo, il centrodestra torna vincente e, dentro il centrodestra, torna vincente Forza Italia”, esulta Renato Brunetta, che aggiunge: “Berlusconi torna in campo politico a tutto tondo, torna a rappresentare i tanti milioni di italiani che hanno votato Forza Italia e i tanti altri che la voteranno”.

A tre anni dall’espiazione della pena per frode fiscale, scontata in affidamento ai servizi sociali, Silvio Berlusconi ha ottenuto la riabilitazione dal tribunale di sorveglianza di Milano.

L’ex premier – che resta imputato nel terzo filone del caso Ruby ed è indagato per le stragi di mafia del 1993 – è di conseguenza di nuovo candidabile.

Vengono meno, dunque, gli effetti della legge Severino che imponeva l’incandidabilità dell’ex cavaliere per sei anni in seguito alla condanna definitiva a quattro anni. Ora Berlusconi avrebbe il diritto di ripresentarsi e correre per la Camera o il Senato.

Il ritorno in Parlamento è dunque più vicino!

Che cosa succederà adesso? Cambierà qualcosa nella formazione del Governo 5 Stelle-Lega?

Certo, questa svolta arriva come una vera e propria bomba politica. Irrompe sulle frenetiche e complicate trattative per la formazione del governo giallo/verde che potrebbe mutare i prossimi scenari

Il ritorno del Cavaliere scombina il tavolo tra Lega e M5s.

Forse per Salvini l’alleanza con Di Maio rischia di essere un suicidio politico. I Sondaggi,infatti, dicono che in caso di voto anticipato la vittoria della coalizione di centrodestra raggiungerebbe il 40% e le consentirebbero di governare da sola.

Alta mossa da compiere per il leader leghista, potrebbe essere quella di contrattare con il Colle un accorciamento dei tempi, chiedere cioè che si voti in autunno in modo tale da non disperdere il propellente che lo sta facendo salire nel sondaggi. Evitando però di finire nelle sabbie mobili di una nuova legge elettorale dove l’eventuale premio maggioranza, se dato al singolo raggruppamento e non alla coalizione, quasi sicuramente farebbe vincere il Movimento 5 stelle.

Intanto nel Backstage si cerca di capire come in mancanza di voto anticipato, l’ex premier possa tentare di entrare subito in Parlamento grazie alle elezioni suppletive, previste dal Rosatellum, ovvero quelle che si tengono ogni qualvolta un parlamentare si dimette in un collegio uninominale.

Basterebbe, insomma, un «prestanome» e il gioco è fatto. La prima finestra utile, come proposto da Michaela Biancofiore, sarebbe quella delle regionali in Trentino Alto Adige, che dovrebbero tenersi il 21 o il 28 ottobre prossimi, dove ci sarebbero alcuni uninominali disponibili (alla Camera e al Senato) e i probabili candidati alla presidenza sono tutti parlamentari in carica, in quota FI e Lega.

Il primo collegio «libero», sarebbe quello maggioritario camerale di Pergine-Valsugana per il quale dovrebbe correre l’attuale deputato leghista Maurizio Fugatti, che potrebbe cedere il posto al Cavaliere.

Al momento,Berlusconi ancora non avrebbe deciso sul da farsi, anche se il pressing azzurro per candidarsi subito si fa sempre più forte. «Sarà il presidente, a questo punto, a valutare e decidere qual è la soluzione migliore», spiega Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi forzisti.

Anche se in queste ore il forcing di FI sul Cavaliere è quasi asfissiante. In tanti, infatti, gli chiedono di tornare al Senato e far sentire il suo peso politico.

«Da quando i parlamentari hanno letto la notizia della riabilitazione – rivela Mulè – è un susseguirsi di offerte di dimissioni di chi è stato eletto negli uninominali per consentire l’ingresso immediato di Berlusconi in Parlamento. Questo a dimostrazione dell’attaccamento, della fiducia e della stima che ognuno di noi ripone nel presidente».

La partita quindi è ancora aperta, il matrimonio tra Salvini e Di Maio forse “non s’ha da fare”

L’accordo sul nome dell’inquilino di Palazzo Chigi tarda ad arrivare, pertanto la tentazione di tornare alle urne con la consapevolezza di una più che probabile vittoria della coalizione di centrodestra fa gola a Matteo Salvini, che lo vedrebbe alla guida sicura dell’esecutivo con Silvio Berlusconi.

Di Anna Maria Massa

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Azzurro, giallo e verdone

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Azzurro, giallo e Verdone.

L’azzurro Cavaliere non scenderà in campo!

Una scelta pragmatica, un’opposizione neutrale. Ma di fronte all’incognita di un voto anticipato, con i sondaggi che danno gli azzurri in continuo crollo, Berlusconi ha deciso di essere più pratico. E di consentire la nascita di un governo politico concedendo al massimo l’astensione (qualcuno ha valutato anche l’uscita dall’Aula) al momento del voto di fiducia, come segnale per non dichiarare ufficialmente morta la coalizione di centrodestra. L’aiuto di Forza Italia, però, si fermerà qui. Perché il Cavaliere, a questo punto della trattativa, preferisce avere mani libere su tutto.

Un esempio che potrebbe seguire anche Fratelli d’Italia poiché la confusione sotto il cielo pentastellato è davvero notevole.

Preferisce stare alla finestra ed attendere l’esito delle scelte di Mattarella. Decide di stare all’opposizione. Dopotutto in questi due mesi di trattative il partito della temeraria Giorgia Meloni è stato del tutto marginale, lontano dai veti dei tre giocatori di questa strana partita del “ gioco dell’oca”.

Si è tornati al punto di partenza, i dadi lanciati in questi 60 giorni non si sono mai fermati sulla casella giusta ovvero su quella di un accordo tra la coalizione che ha vinto le elezioni ed il primo partito votato nel sud del Paese.

E adesso lo spettro delle elezioni anticipate fa tremare la politica. Tremano le sedi dei partiti, tremano i neo-eletti alla camera e al senato. Qualcuno dei cinque stelle sussurra ai microfoni dei giornalisti “date a Berlusconi ciò che chiede, ma no elezioni anticipate”

L’Italia non vuole e non ha bisogno di tornare alle urne in estate. A luglio si va in vacanza. Non si può pensare al Rosatellum

Lo stesso Mattarella sa che portare l’Italia al voto porterebbe soltanto dei rischi enormi al paese. Ci vuole ancora credere, il nostro Presidente. Concede ancora dell’altro tempo a Salvini e Di Maio, congela il suo dream team, e aspetta, aspetterà per qualche altra ora ancora.

Dentro di lui sa che non può non farlo perché anche se dovesse far nascere il governo neutrale questo nascerebbe con una vita breve, anzi brevissima, visto che a sostenerlo sarebbe solo il PD.

Quindi non ci rimane che aspettare.

Gli attori della partita si facciano avanti. Facciano scattare finalmente il semaforo verde, anzi giallo/verde. E che il governo abbia inizio!!

Lady Europa e il governo che non c è!

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“Senza governo il lavoro torna a crescere”; “La Borsa snobba lo stallo politico Italiano”.

Questi alcuni dei titoli dei giornali delle ultime ore. Dunque l’assenza del governo pare porti bene a Piazza Affari.

In attesa del primo Ministro Italiano gli indicatori economici galoppano e gli occupati sono ai livelli pre-crisi. Il Pil sale dello 0,3%. Il temutissimo spread, preso atto del fermo dei partiti, rimane fermo a quota 121 punti.

La poltrona di Palazzo Chigi è vuota quindi la Borsa è al riparo da brutte sorprese. Anche il fondo monetario internazionale ha dovuto ammettere che in Italia le future prospettive non sono tanto male, e che la ripresa continua.

Questa è l’immagine a breve termine. Mentre a lungo termine sale la consapevolezza che il prolungato stallo politico porterà a delle conseguenze non del tutto rosee.

Presto l’Europa ci presenterà il conto da pagare, conto che in parte è stato messo a punto in questi giorni dall’esecutivo Europeo sempre in piena attività.

La Commissione ha infatti presentato il bilancio dei prossimi 5 anni (2021/2027) mettendo in evidenza come l’Italia verserà maggiori contributi, saranno applicati dei tagli all’agricoltura, mentre aumenteranno i fondi per i migranti. L’UE costerà sempre di più ma darà sempre meno all’Italia, almeno in termini economici.

Purtroppo la lunga tradizione di impegni non rispettati con Bruxelles autorizza ad immaginare il peggio ed il rincaro del prezzo del biglietto per rimanere a bordo della “nave Europa” è sempre più una certezza.

È la prima conseguenza della Brexit. Piuttosto che indurre le istituzioni europee a un approccio più cauto, la fuga del Regno Unito ha prodotto l’effetto opposto. Gli stati membri sono ventisette, non più ventotto, eppure è stato deciso di far crescere il bilancio dell’Europa. Per il periodo 2021/2027 l’impegno previsto è di 1.279 miliardi: circa 300 miliardi in più rispetto al bilancio in corso, e questo nonostante Londra che ogni anno staccava un assegno di 15 miliardi, si sia chiamata fuori.

Dimostrando di non aver capito nulla della lezione inglese, il presidente della Commissione Juncker, sostiene che non c’è altro modo per salvare l’Unione.

Intanto a Roma, nei palazzi del potere e nelle sedi dei partiti va in onda l’ennesimo sceneggiato de “il governo che non c’è” tra gli attori della XVIII legislatura e il “regista” Presidente Sergio Mattarella.

E nel dettaglio vediamo che solo poche ore fa la direzione del PD ha detto definitivamente NO a possibili governi con Di Maio o Salvini o centrodestra in generale. Nessuna sfiducia a Maurizio Martina confermato segretario reggente, anche se a tempo. L’assemblea del partito, per l’avvio della procedura per scegliere il nuovo leader, potrebbe infatti essere convocata tra due settimane. È questa la linea politica emersa al termine della direzione del PD al Nazareno, dove con un complicato lavoro di mediazione è stata evitata, almeno per il momento, una scissione interna. Emerge così la vittoria della linea dell’ex segretario Matteo Renzi.

La lega invece riflette sul da fare, nonostante gli insulti Matteo Salvini non chiude ufficialmente ai 5Stelle e anzi fa un richiamo allo schema centrodestra-grillini. Peccato però che i toni ormai sono sempre meno diplomatici tra i salviniani e i pentastellati, tanto che il vento di nuove elezioni soffia sempre più forte.

Lo stesso Di Maio ha proposto le urne a giugno (ma non ci sono i tempi tecnici) quindi passati i mesi caldi si arriverebbe all’autunno. Ma per l’agenda politica è un brutto periodo: c’è l’aggiornamento del DEF e la Finanziaria.

Giorgia Meloni non ha dubbi: subito al voto. E per farlo basta un ritocco alla legge elettorale. “Basta con i balletti. Se non ci sono i margini per dare all’Italia un governo che faccia i suoi interessi, allora meglio tornare al voto”. La leader di Fdi spiega come in tre ore si può modificare la legge elettorale in commissione speciale, non serve un governo per fare questo. “I parlamentari si mettano a lavoro è producano una legge elettorale con il premio di maggioranza, così nel caso in cui dovessimo chiedere al popolo italiano di tornare al voto, il giorno dopo avrebbero un governo scelto da loro”.

Anche per Berlusconi lo sblocco dello stallo può avvenire solo attraverso il cambiamento del “Rosatellum” ed il premio alla coalizione. “Basta stallo, basta immobilismo” le Camere devono essere subito operative.

Intanto l’inquilino del Colle rilancia un nuovo giro di consultazioni tra sabato e lunedì prossimo. La sua missione è quella di verificare per l’ennesima volta le condizioni di formare un governo capace di reggersi su una maggioranza politica oppure se bisognerà mettere le forze politiche davanti un atto di responsabilità chiedendo l’appoggio ad un governo del Presidente garantendo la prosecuzione della legislatura almeno fino alla fine dell’anno così da neutralizzare il previsto aumento dell’Iva, e secondo obiettivo: favorire la stesura di una nuova legge elettorale o il ritocco del Rosatellum.

Il nome del futuro premier per il Presidente ha sempre più le sembianze di un giurista con profilo istituzionale. Sabino Cassese, Giorgio Lattanzi, Alessandro Pajno….

Intanto a Francoforte Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, con la sua “mano ferma” ha rinviato l’atteso aumento dei tassi e a promesso che porterà liquidità fino a settembre e anche dopo se necessario. Significa che fino a quando la situazione non si sarà stabilizzata la sorveglianza resterà molto attenta.

Certo fra un anno Draghi scade. Sarà un problema. Ma per il momento abbiamo ancora un po’ di respiro.

I “Democratici” nel salotto dei “Pentastellati”

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Il capo politico del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio prova a placare l’ira degli attivisti che mai hanno digerito l’apertura ad un governo con il Partito Democratico: “Valeva per la Lega, vale anche per il PD, non sarà un’alleanza ma un contratto di governo.

È il 27 aprile del 2018 e dopo 52 giorni dalle elezioni dal 4 aprile vediamo come il movimento nato per mandare a farsi benedire la riforma del lavoro, quella delle pensioni e la riforma dei vaccini adesso è pronto a sbianchettare ancora un’altro po’ il suo programma elettorale pur di far nascere un governo di tipo europeista, antisovranista e antiprotezionista insieme al PD.

Lo staff comunicazione pentastellato, con a capo Rocco Casalino, è già alle prese con l’attività di pulitura di tutte le pagine da messaggi, post e foto contro Renzi. Dovranno far sparire dai loro social gli attacchi contro i Dem. Attacchi su cui Di Maio e il suo cerchio magico in tutti questi anni hanno fondato la battaglia politica: vedi il caso di Renzi – Consip, o la Maria Elena Boschi per Banca Etruria.

Quindi parola d’ordine è “abbassare i toni.

Ad abboccare alla lenza pentastellata vediamo Martina e company che ricordano che le distanze restano importanti ma ribadiscono la volontà di “provare a trovare un accordo di governo con i grillini”.

Stiamo assistendo ad un vero e proprio incubo, dove la cosa più reale è la sospensione della democrazia, sospensione già inaugurata con il complotto ormai riconosciuto da tutti del 2011 con la “spintanea” caduta del governo Berlusconi. A tal proposito ricordiamo, e ci dispiace per Di Maio e per la Casaleggio associati, ma Berlusconi è stato l’ultimo leader eletto dagli italiani.

Il popolo italiano si ritroverebbe dunque al governo un partito che è il primo nel paese, ma non ha i numeri per governare. Una coalizione che di fatto ha vinto le elezioni, completamente fatta fuori, e un partito che le elezioni le ha perse ma che, udite udite, manterrebbe un piede nei palazzi del potere.

Insomma così votare a che serve! Se i perdenti potrebbero governare comunque senza passare per le vere e democratiche consultazioni..quelle del Popolo!! Chi vota così non incide sulla realtà che continua ad essere plasmata dagli stessi, che agiscono in barba ai verdetti delle urne.

Caro Pd forse è il momento di ascoltare anche chi non ti vota eppure ti rispetta,il consiglio è quello di non cadere nella “casella Fico”.

Dai retta ai tuoi elettori, tieni la tua dignità! in questa fase forse anche il nulla è meglio di questa roba qui.

Un grande partito, erede di una grande tradizione, deve ricominciare dalla sua stessa crisi, da se stesso e non essere il tassello di un gioco che va prima verso destra e poi verso sinistra con in mano solamente programmi mutevoli e continuamente sbinchettati. È chiaro ormai a tutti e fa abbastanza rabbrividire il fatto che i grillini sono davvero pronti a tutto pur di impadronirsi di alcune poltrone comode di palazzo Chigi in Consiglio dei ministri.

Certamente per Martina e compagni, che starebbero esaminando e studiando le “pentaofferte”, è meglio stare seduti accanto a Fico piuttosto che stare in piedi a fare anticamera o la sola opposizione.

Renzi ha ripetuto fino alla noia che coi grillini desidera non avere nulla a che fare, ci auguriamo prevalga la sua fermezza e volontà. Non ci resta che aspettare la direzione del PD fissata per il 3 maggio e sperare che non venga celebrata la fine della Democrazia Italiana.

Salvini nel frattempo dovrà chiudere definitivamente con i Cinque Stelle. Prima delle elezioni gli hanno dato del ladro, razzista e cialtrone, il giorno dopo al voto hanno provato a scippare la vittoria alla coalizione del centro destra facendo credere di aver vinto loro; poi lo hanno preso per un giovane militante alle prime armi politiche pensando che avrebbe mollato su due piedi Berlusconi e Meloni per poi ricattarlo e tradirlo con il suo peggior nemico, il Partito democratico.

Ancora una volta non si sta rispettando il voto degli italiani e ancora cosa più grave è che dopo quattro governi di non eletti, forse avremo il governo di chi ha perso le elezioni!!

La Casellati nel Gioco dell’Oca della politica post-elettorale

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1987 Nilde Iotti; 2008 Franco Marini; 2013 Pierluigi Bersani; 2018 è la volta di Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Un mandato esplorativo mirato e con tempi stretti, la mossa di Mattarella davanti allo stallo dei partiti.

Il capo dello Stato ha affidato a Casellati il compito di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare fra i partiti della coalizione del centrodestra e il M5S, e di un’indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico del presidente del Consiglio per costituire il governo.

 Al Colle raccontano che la missione che Mattarella ha affidato alla seconda carica dello stato, ed a chiunque s’avvicini al Quirinale, si basa su tre principi inderogabili: A) lealtà alleanza atlantica, senza essere subalterni agli Stati Uniti; B) combattere le diseguaglianze economiche, lotta alla povertà; C) fedele rispetto dei parametri di bilancio europei.

Solo chi sarà in grado di rispettare i tre pilastri dell’inquilino del colle potrà ambire ad approdare a Palazzo Chigi.

Chi sarà quindi il prossimo presidente del Consiglio? È una domanda che gli italiani si pongono da oltre un mese. Dopo le elezioni del 4 marzo 2018 che hanno restituito l’immagine di un paese diviso in tre in cui nessuna forza politica ha una maggioranza parlamentare autonoma.

Per uscire dallo stallo serve un “passo indietro” di Berlusconi e Di Maio per poi farne uno avanti tutti insieme. Bisogna avere responsabilità , bisogna far nascere un governo forte che possa durare 5 anni e che non abbia un continuo bisogno di agonizzanti voti di fiducia. Il paese, l’Italia non può stare più con il fiato sospeso. L’accordo centrodestra-M5S è l’unico possibile. Non sembrano infatti esserci segnali di cedimento, all’interno della coalizione,visto che da Forza Italia a Fratelli d’Italia si sottolinea ancora l’unica via possibile, cioè il “centrodestra unito” base di partenza per far nascere il nuovo esecutivo. La stessa Giorgia Meloni parla del centrodestra come un partito sempre più solido riconfermando e incoronando il leader del carroccio Matteo Salvini come futuro primo Ministro. Lo stesso Salvini ha spiegato di essere pronto a un segnale di responsabilità ovvero ragionare sul nome di un terzo Premier così da poter dare un governo al Paese. Pronti quindi a partecipare a un governo così come è stato indicato dagli italiani con il centrodestra e M5S. Qualsiasi tentativo di governo passa e dovrebbe passare dalla alleanza di centrodestra che la vede in queste ore sempre più solida, coalizione che collabora da tempo con sinergia e comunione di intenti, pur incarnando anime e sensibilità diverse. Non vuole essere considerata un artifizio elettorale, non un atteggiamento di ripicca, ma semplicemente vorrebbe adempiere al mandato che gli Italiani hanno dato ed espresso con il voto del 4 Aprile. L’Italia non ha più tempo da perdere!! Non vuole più assistere ai veti ad personam! Veti che però rischiano di portare sempre più velocemente il Paese verso scenari alternativi, verso un governo del Presidente. E se Silvio Berlusconi facesse un passo indietro? Lui che è stato un grande visionario della politica garante de programma elettorale e degli impegni presi con gli elettori potrebbe voler rigettare queste operazioni di palazzo che non guardano certamente al futuro e rivestire un nuovo ruolo, quello di “padre nobile” del centrodestra.

È una partita rischiosa, spericolata, difficile, non scontata, che probabilmente non si dovrebbe neppure giocare. Ma alla fine del suo mandato esplorativo la Casellati, perimetro di un governo di centrodestra-M5S,riferirà quando salirà al colle, che i 5 stelle non intendono fare un passo in avanti senza il passo indietro di Forza Italia e allo stesso modo forza Italia ricorderà al suo presidente che senza un passo indietro dei 5 stelle su Berlusconi il governo con Di Maio il centrodestra lo potrà fare solo nel caso in cui Salvini dovesse decidere di rompere l’alleanza con il Cavaliere.

Il dado è tornato così nelle mani dell’inquilino della ex residenza estiva dei Papi. Dalla stessa residenza giunge voce che per un governo del presidente già si scalderebbe a bordo campo un “giovane” consigliere di Stato. Quale dunque la prossima mossa?!

Anna Maria Massa
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