Freak Motel: sono codici umani in completa contaminazione

Da Fela Kuti alle istrioniche distorsioni dei The Prodigy. Dal suono pennellato del jazz di Chet Baker alle sospensioni che mi sarei atteso dal suono elettronico degli Alan Parsons Project. Sono i Freak Motel che ci regalano la vista e l’emancipazione di un terzo album, un concept che ruota attorno al codice umano: come a dire che siamo reiterabili probabilmente, sia furto del nostro codice sviluppato e fortificato nel tempo. “Huma Codec”, citando letteralmente la chiusa della loro cartella stampa, è un disco dentro cui “non si parla dunque di una rete digitale, ma di una rete fatta di relazioni umane, contaminazioni culturali, scambi, spostamenti geografici repentini”. Penso che parole come fusion siano decisamente il canone per orientarsi senza commettere errori.

Codici… poi finiamo su Spotify e sui social. Siamo codici. Secondo voi perché ci pieghiamo ad esserlo? Hai centrato perfettamente la questione. Uno degli interrogativi che ci ha portato alla stesura di Human Codec è proprio quello che ci hai posto: perché ci pieghiamo ad essere codice?
Forse Mark Fisher riuscirebbe a darti una risposta sicuramente più esaustiva della nostra. Nel nostro piccolo, con questo disco proponiamo solo una chiave di lettura, che speriamo possa smuovere anche solo qualche animo: concentrarci sulle relazioni umane, sui nostri codici comportamentali e restare umani, se non, in qualche caso, tornare ad esserlo.

Le tante influenze di questo disco… che cosa per davvero stanno a significare? Per voi che peso ha la mescolanza?
Per noi la mescolanza, intesa come unione di stili, attitudini e strategie compositive, si palesa solo a brano finito. Non amiamo decidere a priori gli ingredienti che faranno parte di un nostro disco, ma preferiamo goderci il viaggio e far fluire nella musica tutte le varie espressioni artistiche e stilistiche che fanno parte dei nostri quattro percorsi musicali, che sono abbastanza eterogenei.

“Rauh” è un brano che mi colpisce e che in qualche modo spezza l’ascolto… da dove nasce?
“Rauh” nasce da un provino che ha fatto affiorare forse il lato più clubbing dei Freak Motel. È nato subito dopo due sessioni live di improvvisazione che avevamo fatto in studio, con una direzione tendente alla techno sperimentale. Ci siamo spinti in un territorio che non avevamo mai varcato prima, e ci ha stupiti vedere come il nostro suono riuscisse a emergere anche in un contesto musicale più borderline rispetto ai nostri lavori precedenti.

E questa copertina? Quanta psichedelia c’è dentro questo lavoro?
La copertina è stata firmata dal nostro tastierista Andrea Sanna (Andrhodes). La sua proposta è stata quella di digitalizzare delle geometrie che ricordassero gli arazzi sardi. L’arte del tappeto è una codifica di linee, punti e gesti eseguiti al telaio: quale immagine avrebbe potuto raffigurare meglio il concetto di Human Codec? Noi ne siamo rimasti entusiasti e, dopo qualche modifica concordata tutti insieme, siamo arrivati alla versione che tutti voi potete vedere.

Dal vivo il suono si contorna anche di altre espressioni? Scenografie, luci o altro?
Dove il contesto lo permette, cerchiamo di curare quanto più possibile l’aspetto visivo. In futuro speriamo di riuscire a realizzare una produzione ad hoc per questo concept, magari con proiezioni create su misura che richiamino le atmosfere del disco.

E se possibile: il passato quanto conta e quanto ha contribuito alla stesura delle composizioni?
Siamo convinti che non possa esistere vera innovazione senza una conoscenza profonda e consapevole di ciò che ci ha preceduto. Il passato, con tutto il suo carico di esperienze,v linguaggi e visioni, rappresenta per noi una risorsa preziosa, non un fardello. Non si tratta di replicarlo o restarvi ancorati, ma di assorbirne le lezioni e usarle come trampolino per spingerci oltre. Crediamo che ogni atto creativo debba dialogare con ciò che è già stato detto o fatto, per poi cercare nuove traiettorie, anche a costo di sbagliare. Il rischio, infatti, è parte integrante del processo artistico, e oggi più che mai andrebbe recuperato come valore. In un contesto in cui spesso si preferisce la sicurezza di formule collaudate, noi rivendichiamo l’importanza dell’azzardo, della sperimentazione, del mettersi in discussione.

 

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