28 giugno 2025 – Roma, Piazza di Porta San Paolo
Alle 15:30 in punto, con il sole ancora alto e implacabile nel cielo romano, una folla compatta e determinata ha riempito Piazza di Porta San Paolo per partecipare a “NON IN MIO NOME”, una manifestazione pubblica che ha riunito migliaia di persone per dire no alla guerra, no all’occupazione, no alla complicità silenziosa. Sotto un caldo torrido, che non ha scoraggiato né i più giovani né i più anziani, si è levata una voce forte e corale: quella della solidarietà con il popolo palestinese e della richiesta di giustizia.
La piazza, gremita e colorata di bandiere della pace, kefiah e cartelli con scritte come “Libertà per la Palestina”, ha fatto da sfondo a un pomeriggio denso di emozioni, interventi e musica. Sul palco si sono alternati volti noti del giornalismo, dello spettacolo e della società civile, uniti da un filo comune: l’impegno pubblico per i diritti umani e per la fine dell’occupazione israeliana nei territori palestinesi.
Moni Ovadia, con la sua voce profonda e la forza della memoria storica, ha aperto il suo intervento ricordando che “chi ha vissuto sulla propria pelle la discriminazione non può restare in silenzio davanti all’oppressione altrui”. Ha parlato della necessità morale di prendere posizione, anche quando è scomodo farlo.
Rula Jebreal, visibilmente commossa, ha denunciato il dramma quotidiano che si consuma a Gaza e in Cisgiordania, accusando i media occidentali di una narrazione distorta e spesso complice. “Non si può restare neutrali – ha detto – quando di fronte ci sono vittime e carnefici”.
Peter Gomez e Sigfrido Ranucci, giornalisti d’inchiesta tra i più noti nel panorama italiano, hanno ribadito l’importanza di un’informazione libera, che non si pieghi alle pressioni politiche ed economiche. “La verità – ha detto Ranucci – non può essere ostaggio della convenienza diplomatica”.
Accanto a loro, anche le voci dell’arte e della musica. Margherita Vicario, cantautrice impegnata, ha sottolineato il ruolo fondamentale della cultura nel costruire ponti e nel raccontare le ingiustizie che spesso vengono taciute. Emozionante l’esibizione di Laila Al Habash, cantante di origine palestinese, che ha dedicato tre brani alla sua terra e alla sua famiglia, ricevendo un lungo applauso dalla piazza.
Maya Issa, giovane studentessa palestinese, ha portato una testimonianza diretta e toccante: “Ogni giorno la mia gente lotta per sopravvivere, per mantenere dignità e speranza. Voi oggi, con la vostra presenza, siete parte della nostra resistenza.”
Infine, tra gli interventi più attesi, quello di Daniele Silvestri, Alessandro Di Battista e inoltre Gemitaiz e Frenetik&Orang3, Mannarino, Silvia Boschero e a sorpresa Ghali.
Un momento importante dell’evento è stata anche la partecipazione di alcuni rappresentanti di Medici Senza Frontiere, organizzazione da sempre attiva nei territori di guerra e in particolare nei teatri di crisi umanitaria come Gaza. Durante il pomeriggio è stata promossa una raccolta fondi a sostegno delle loro attività sanitarie in Palestina, accolta con grande generosità dal pubblico presente. Le donazioni contribuiranno a fornire cure mediche essenziali in un contesto dove gli ospedali sono spesso bersaglio diretto o collaterale dei bombardamenti.
“NON IN MIO NOME” non è stato solo uno slogan, ma una dichiarazione collettiva di responsabilità: quella di non restare indifferenti di fronte alla sofferenza, di non essere complici di una tragedia umana che si consuma da troppo tempo sotto gli occhi del mondo.
In un’epoca di rimozione e propaganda, Roma ha risposto con la forza di una piazza che non ha avuto paura di scegliere da che parte stare.