Ancora un’occasione buona per riveder vivere un marchio storico come quello della CRAMPS Music. Esordio per Manuele Albanese che ci regala un disco come “Biglie” che troviamo oggi anche in una bella release in vinile. Disco che pesca a piena mani dalla scena d’autore che ha dato i natali da Battisti a Battiato passando per la nuova era digitali fino a Calcutta. Riferimenti sfacciati e citati ma anche tantissima personalità che ha la potenza di restituire leggerezza e visioni della fanciullezza anche dentro le dinamiche degli adulti… e lui, da adulto, in questi panni, par essere un eterno Peter Pan. Disponibile anche in vinile…
Nel tuo disco aleggia una malinconia leggera, mai opprimente, come se anche il disincanto potesse avere qualcosa di consolante. È una scelta consapevole o il tuo modo naturale di raccontare le cose?
È il mio modo di raccontare le cose, ma ciò che sembra disincanto è solo pigrizia… il protagonista dell’album è un romantico sognatore, che canzone dopo canzone, biglia dopo biglia, si sforza di capire (a proprie spese) quale sia la natura dei propri sentimenti, ma anche delle proprie illusioni. Però è indolente, quindi le occasioni (e la vita) gli scivolano dalle mani come biglie che rotolano sulla sabbia e resta perciò prigioniero del suo mondo incantato.
Le “biglie” diventano metafora dell’infanzia, dell’amore e della traiettoria imprevedibile della vita. Quando e soprattutto come hai capito che questa immagine conteneva tutto il senso dell’album?
L’ho capito proprio solo dopo aver scritto la title-track, che è stata scritta per ultima e non doveva far parte dell’album. Ero a casa con il piede ingessato a causa di una frattura alla caviglia (avvenuta in vacanza al mare), ed immaginai di essermela rotta inciampando su una biglia. In un pomeriggio di grazia quindi scrissi melodia, testo e l’assolo finale di tromba (poi suonato col flicorno da Michele Tedesco). Il pezzo nacque per esorcizzare la tristezza dovuta al riposo forzato e ad un rapporto irrimediabilmente in crisi, e ci riesce, raccontando le peripezie del protagonista in un’estate un po’ birichina. Mi resi quindi conto che anche le altre canzoni erano delle biglie lanciate sulla sabbia, in quanto ognuna di esse lasciava sempre qualcosa di sospeso, irrisolto.
Molti arrangiamenti rimandano con eleganza al pop italiano anni ’70 e ‘80. Memoria o modernità?
Spero nessuno dei due! I miei gusti sono palesemente retrò, ma non penso di aver registrato un disco nostalgico, così come non penso sia ruffianamente attuale, e non ho nemmeno la presunzione che possa essere proiettato nel futuro. Ho però la speranza (e l’ambizione, perché no) che, quando tra 20/30 anni sarà riascoltato, la datazione della registrazione possa essere molto difficile da indovinare, 1995 o 2055?
E leggo che spesso ti accusano di troppo “citazionismo”… come ti rapporti a tutto questo?
Io non ci trovo nulla di male se le citazioni sono esplicite ma comunque funzionali al racconto. Ti nomino due maestri assoluti in questo campo: Franco Battiato ed Elio e le storie tese; possiamo forse dire che non hanno uno stile originale perché le loro opere sono zeppe di citazioni (magari invisibili ai più)?
È la vita che ha ispirato le canzoni? Ed è cambiato in qualche modo il tuo modo di starci dentro dopo la scrittura?
Non so se scrivere mi ha reso una persona migliore, ma sicuramente prendere spunto da fatti di vita reale per creare delle canzoni mi ha aiutato a prendermi ancora meno sul serio di quanto mi prendessi prima.
Hai detto che Biglie ti somiglia, più per lo spirito che per i contenuti autobiografici. In cosa credi che il disco parli davvero di te, anche quando sembra raccontare qualcun altro?
Visto che mi hai “provocato” bonariamente sul tema citazioni ti cito un mio mito assoluto: tutto ciò che c’è nell’album è al 70% vero e all’80% falso! Probabilmente quando parlo in prima persona racconto di un altro, e quando parlo in terza persona racconto di me… o forse no… In realtà è tutto scritto come se fosse un racconto onirico, dove schegge di vita quotidiana si mescolano a ricordi del passato che si manifestano attraverso dei simboli.