La festa è un punto centrale per tante nuove scritture. C’è bisogno di leggerezza, c’è bisogno di scrollarsi via di dosso il nero di ombre e ansie. Persino i gigantesci Kool & the Gang hanno dedicato il loro ultimo disco a questo concetto titolandolo “People Just Wanna Have Fun”.
Restando sul tema peschiamo dal cilindro il nuovo singolo de La Tresca, la storica formazione che arriva da Bolsena e dintorni, quel suono che all’Irlanda e al suo immaginario chiede molto ma che poi coniuga tutto in una danza popolaresca di semplicità e romanticismo. “Festa sarà” è un inno laico alla vita di luce e di leggerezza: ma anche e soprattutto, come spesso accade nei loro brani, anche un modo per ricordarci delle cose davvero importanti… in rete il video ufficiale, questo rivedere se stessi, ritrovarsi per quello che davvero si è.
Abbiamo tutti bisogno di festa? Qual è il vero significato di questa parola oggi?
Direi proprio di sì! Il mondo contemporaneo ha portato l’uomo a vivere a ritmi talmente alti che non abbiamo più tempo per le relazioni umane o, peggio ancora, pensiamo di poter coltivare le nostre relazioni personali attraverso i social. La festa, così come la intendiamo noi attraverso il nostro singolo, rappresenta uno spazio in cui si possa tornare a parlare con l’altro, a guardarci negli occhi con leggerezza, a sudare insieme ballando ad un concerto riscoprendo il senso di comunità.
La Tuscia e l’alto Lazio… quanto il vostro suono è stato contaminato da questa regione?
La Tuscia è un luogo in un certo senso straordinario perché qui l’accelerazione che ha subito la società contemporanea è arrivata con meno forza o più semplicemente è in ritardo. Comunque sia la vita qui scorre più lentamente ed è ancora normale fare due chiacchiere con chiunque si incontri e conoscere storie e leggende delle persone che qui vivono o hanno vissuto. Proprio queste storie sono state la fonte ispiratrice di gran parte delle nostre canzoni e dalla musica popolare del nostro territorio abbiamo attinto per creare l’identità del nostro sound.
È un ritorno quello de La Tresca… un disco in arrivo?
È da qualche anno che stiamo pensando ad un nuovo album, abbiamo delle idee che bollono in pentola e stiamo cercando di dare loro una forma.
E in questo ritorno? Un suono nuovo o la conferma che tutto è rimasto dove l’avevate lasciato?
Questa canzone presenta delle novità rispetto al nostro stile, ci siamo spesso chiesti se fosse giusto, dopo tanti anni, esplorare nuove strade dal punto di vista artistico e questa canzone rappresenta la sintesi delle nostre discussioni: esplorare stilemi per noi inconsueti avendo nel folk-rock il nostro centro di gravità permanente
– Il folk italiano è un sentiero denso di storia e di memoria. Sembra quasi che eviti ogni forma di evoluzione e di contaminazione con il futuro… sbaglio?
Credo che le tematiche affrontate dai gruppi più importanti del folk italiano sono rimaste le stesse negli ultimi 30 anni, giustizia sociale, ribellione contro il sistema, memoria storica di grandi personalità e credo sia giusto così perché è importante che ci sia una voce che si occupi di questo in mezzo ad un mondo musicale che propina sbiadite storie d’amore o esaltazioni del proprio ego condito di machismo e valori alquanto discutibili. Dal punto di vista musicale però trovo che anche nel folk si stia cercando di contaminare la scrittura musicale tradizionale con linguaggi ed espressioni più moderne.
– Arriverà l’elettronica anche da voi?
Dopo 25 anni di attività posso dire che La Tresca ha maturato un proprio sound e una propria cifra artistica, elementi che ci rendono riconoscibili nel variegato mondo musicale del folk italiano. Non siamo contrari all’elettronica ma questa rappresenta uno strumento da usare con cautela perché potrebbe annacquare proprio ciò di cui parlavo prima che, in ultima analisi, è la nostra stessa identità.